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L'intervista

Dai crimini delle privatizzazioni di Draghi alla devastante autonomia di Meloni, Paolo Maddalena spiega come difendere l'Italia con la Costituzione

«Siamo partiti dall’esaltazione di Cavour, che ha fatto l’Italia, e siamo oggi arrivati a governanti che hanno distrutto l’Italia negli ultimi decenni, ma di questo nessuno parla.
Il popolo non si rende conto di essere preso in giro»

Dai crimini delle privatizzazioni di Draghi alla devastante autonomia di Meloni, Paolo Maddalena spiega come difendere l'Italia con la Costituzione

Paolo Maddalena, insigne giurista, uno dei nomi proposti e votati dalle Camere in seduta comune per la carica di Presidente della Repubblica nel 2022

«Milton Friedman alla fine degli anni ‘60 pubblicò un libro dal titolo “La storia della moneta americana”, con il quale ribaltò dalle fondamenta la teoria economica keynesiana. Piuttosto che di distribuzione della ricchezza, egli sostiene l’idea della ricchezza nelle mani di pochi, attraverso una forte concorrenza tra privati ed escludendo il ruolo dello Stato in economia. Quindi è cominciata l’era delle privatizzazioni, voluta da Mario Draghi, il quale il 2 Giugno 1992, sulla nave Panfilo Britannia - dove erano presenti 100 delegati della city londinese - disse che era importante privatizzare tutto il patrimonio pubblico del popolo italiano, un’affermazione che non saprei come definire, una sorta di crimine politico, una scelta dannosa per tutto il Paese»

Sarebbe interessante approfondire, valutare, in una visione comparativa, quanto i valori morali che hanno dato impulso alla redazione e portato alla promulgazione di testi di legge, ordinari e costituzionali, tutt’ora in vigore, siano ancora condivisi dalla classe politica e riconosciuti dalla maggioranza dei consociati e come gli stessi, partendo da ideali astratti, abbiano preso forma, come la naturale evoluzione di processi storici, economici e politici diversi tra i vari ordinamenti che compongono il multiforme panorama giuridico internazionale.
Il giurista e filosofo Montesquieu, uno tra i pensatori più apprezzati dell’Illuminismo, ne “Lo Spirito delle Leggi”, oltre ad esporre la teoria della separazione dei poteri, condivide una riflessione in merito all’origine delle istituzioni e delle leggi.  Egli ritiene che non siano frutto del caso e dell’arbitrio, sostiene, al contrario, che lo spirito delle leggi e delle istituzioni sia strettamente condizionato dalla storia di ogni popolo, dalla loro natura, dai loro costumi, dalla loro religione e anche dal clima. Ciascun territorio ha un ordinamento giuridico che rappresenta lo sbocco naturale del suo percorso storico e di ogni altro elemento che lo caratterizza.  La Costituzione italiana ne è un esempio: è rappresentativa del Paese, delle sue origini e della sua cultura, prende atto e si propone di lenire le ferite della storia. Dopo lotte per l’affermazione della libertà, afferma la piena libertà dell’individuo, dopo la distruzione, riconosce la ricchezza del suo territorio e del suo patrimonio artistico e culturale.
Con il prof. Paolo Maddalena, insigne giurista, uno dei nomi proposti e votati dalle Camere in seduta comune per la carica di Presidente della Repubblica nel 2022, già Vicepresidente della Corte Costituzionale , dal 2017 Presidente dell'associazione “Attuare la Costituzione”, che promuove la valorizzazione del testo Costituzionale tra le nuove generazioni, ho avuto il piacere e l’onore di dialogare in merito al ruolo delle leggi costituzionali nella complessità del mondo contemporaneo, ma soprattutto in merito alla solidità dei valori costituzionali, che talvolta abbiamo visto scavalcare, ignorare, disattendere in nome di presunte superiori necessità, a dispetto del principio gerarchico, che organizza le fonti del diritto secondo criteri di gradualità, irremovibili.
Durante la nostra piacevole e coinvolgente conversazione, il prof. Maddalena ha ripetuto più volte una frase, che mi ha emozionato e che mi piace riportare fedelmente: “La nostra Costituzione è grandiosa!”.  Una frase che svela il tesoro di valori morali, filosofici e politici che, come in uno scrigno, sono racchiusi nel nostro testo costituzionale.
 Così, partendo dall’inizio, ho voluto chiedere al prof. Maddalena: come si possono preservare i valori sui quali la volontà di tutte le forze politiche rappresentate nell’assemblea costituente, messa da parte ogni differenza ideologica, confluì nella stesura di un testo condiviso, che è oggi la legge fondamentale del nostro Stato democratico? 


«Per introdurre la risposta è necessaria una premessa: siamo arrivati al miracolo economico italiano degli anni ’60, grazie al principio economico di J.M. Keynes, il quale, negli anni ’30, aiutò il Presidente statunitense Roosevelt a salvare l’America dalla Grande Depressione del 1929 attraverso il “New Deal”.
Il sistema economico Keynesiano ritiene che la ricchezza debba essere distribuita alla base della piramide sociale, in modo che molti operatori economici - i lavoratori pagati con un giusto salario - spendano nei negozi, i negozianti spendano nelle imprese, le imprese assumano e producano in modo da soddisfare le richieste che provengono dal basso. In sostanza questo fa ripartire il motore dell’economia, che è la domanda dei lavoratori. Che la nostra Costituzione sia fondata sul lavoro non è un caso, è voluto.
Keynes dice che lo Stato deve intervenire nell’economia in modo che, avendo in mano le aziende pubbliche, facilmente possa operare sulle leve dell’economia, indirizzare la produzione in un senso o in un altro, in modo da ottenere il massimo sviluppo economico. Questo è quanto sancito dall’articolo 41 della Costituzione, secondo il quale l’iniziativa economica privata è libera e non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza alla libertà e alla dignità umana. […] Inoltre, l’attività economica pubblica e privata dev’essere indirizzata e coordinata dalla legge a fini sociali.
Questo valido sistema è stato stravolto dalla scuola di pensiero di Chicago, che aveva tra i suoi maggiori esponenti l’economista Milton Friedman, il quale alla fine degli anni ‘60 pubblicò un libro dal titolo “La storia della moneta americana”, con il quale ribaltò dalle fondamenta la teoria economica keynesiana. Piuttosto che di distribuzione della ricchezza, egli sostiene l’idea della ricchezza nelle mani di pochi, attraverso una forte concorrenza tra privati ed escludendo il ruolo dello Stato in economia.

In parole povere, la ricchezza nelle mani delle multinazionali.
«Friedman detta una ricetta dal titolo “The Regulation”: privatizzazioni, riduzione dell’assistenza statale e dei servizi sociali. Un’economia a favore dei ricchi e contro i poveri.  Questa teoria economica è stata adottata anche dai nostri governanti, storicamente, dall’assassinio di Aldo Moro in poi. Il primo colpo fu dato da Andreatta, il quale scrisse una lettera il 12 Febbraio 1981 - Moro era stato assassinato nel 1978 - dicendo al governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, che la Banca d’Italia era sollevata dall’obbligo di comprare i buoni del tesoro rimasti invenduti.
Non potendoli più acquistare, lo Stato si è dovuto rivolgere al mercato generale, con Soros in testa, che ha agito speculativamente contro la Lira. Noi abbiamo cominciato ad indebitarci, e il debito è cresciuto fino ai giorni nostri, fino a diventare spaventoso, non più pagabile. 
A questa prospettiva economica neoliberista, i nostri governanti si sono ben presto adeguati.
Quindi è cominciata l’era delle privatizzazioni, voluta da Mario Draghi, il quale il 2 Giugno 1992, sulla nave Panfilo Britannia - dove erano presenti 100 delegati della city londinese - disse che era importante privatizzare tutto il patrimonio pubblico del popolo italiano, un’affermazione che non saprei come definire, una sorta di crimine politico, una scelta dannosa per tutto il Paese. Eppure Mario Draghi è convinto della bontà della sua scelta, tant’è che l’ultima legge proposta insiste sulla privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali, deviando la politica italiana sulle orme di Milton Friedman.
Tutti hanno agito in questa direzione, soprattutto il Governo presieduto da Giuliano Amato, che privatizzò tutte le banche pubbliche italiane. Noi non abbiamo più una banca pubblica, sono tutte banche private, che prendono profitti, siamo condannati alla povertà, ad essere schiavi di altri paesi, e vedremo che anche l’Europa non ci aiuta affatto in questa direzione.
Il 2 Giugno 1992, poco dopo il discorso di Mario Draghi, il governo presieduto da Giuliano Amato ha privatizzato, ha messo sul mercato le aziende pubbliche italiane.
Gli enti pubblici italiani, che erano fuori mercato e che non potevano fallire, erano una sicurezza per lo Stato, tutti i beni da loro posseduti erano al sicuro, non erano commerciabili e acquisibili da altri, pensi che tragedia enorme vendere tutto questo patrimonio.
Con un solo decreto legge, il n. 333 del 1992, il governo Amato privatizzò l’I.N.A. (Istituto Nazionale Assicurazioni), l’E.N.I. di Enrico Mattei, riservandoci solo il 3% come azioni sul mercato, l’E.N.E.L., l’I.R.I., che era diventato patrimonio pubblico demaniale, proprietà collettiva demaniale del popolo, che manteneva praticamente l’ossatura di tutta l’economia.
Con l’E.N.I. e l’E.N.E.L. non avremmo subito alcun aumento delle bollette di gas e luce.
Successivamente, i governi non hanno fatto altro che svendere tutte le nostre industrie, anche quelle private che, messe sul mercato, aiutate dal fatto che siamo entrati nell’Euro, sono state acquisite dagli stranieri, pensi che anche gli alberghi più noti di Roma sono in mano agli stranieri, che prendono profitti e a noi lasciano il precariato. Quindi anche l’ingresso nell’Euro si è rivelato deleterio per la nostra economia, anche perché, mentre la Banca d’Italia creava la Lira a credito, adesso l’Euro è a debito, perciò alla Banca Centrale Europea noi lo dovremo restituire.
Oggi abbiamo un profilo diverso, tutti gli euro che ci servono li dobbiamo prendere in prestito.
In questo quadro la nostra Costituzione è grandiosa perché è fondata sullo sviluppo della persona umana, seguendo la teoria di Jacques Maritain e di Emmanuel Mounier, i nostri padri costituenti hanno scritto qualcosa di veramente grande, la nostra Costituzione, fondata sul lavoro, come cita l’articolo 1.
Poi ci sono gli articoli che a me piace citare, poiché sono articoli alla base del viver civile, costituiscono le norme da seguire, l’etica repubblicana, alla quale noi ci dovremmo adeguare per vivere bene.
Ma con questo sistema economico e con l’operato degli ultimi governi, che hanno agito contro l’interesse del popolo e a favore degli interessi economici delle multinazionali e della finanza, diventa impossibile.
L’art. 2 della Costituzione recita: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
Un articolo grandioso, che fa vedere l’individuo sotto due aspetti, come singolo e come parte del tutto e questo è molto importante, al singolo si attribuiscono non solo diritti, ma anche doveri inderogabili.
E’ molto interessante anche l’articolo 3, scritto da Lelio Basso, soprattutto il secondo comma, che recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Vorrei che tutti imparassero a memoria quest’articolo straordinario, dove si parla di libertà, uguaglianza e partecipazione, tre principi fondamentali.
Cito per ultimo l’articolo 4, che conferma il diritto al lavoro come diritto fondamentale ed esclude la precarietà nel modo più assoluto. Siamo in forte e stridente contrasto col sistema economico che hanno realizzato negli ultimi 30 anni i nostri governanti, inadeguati o sostenitori di idee particolari.
Io rispetto le istituzioni e quello che sono state, ma ciò non m’impedisce di evidenziare che hanno agito decisamente contro la Costituzione, contro gli interessi generali del popolo, favorendo interessi corporativi di settore. Col massimo rispetto, si possono fare critiche.
Ora, l’articolo 4 della Costituzione riconosce il diritto al lavoro come diritto fondamentale e al secondo comma dice: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”»

Credo che basti citare i primi 4 articoli.
«Già da essi traspare la grandiosità della Costituzione ed affiora lo stridente contrasto con l’attuale situazione, una situazione economica di scontro e una situazione giuridica spaventosa.
La prima riforma della Costituzione, la modifica del Titolo V della Parte Seconda della Costituzione, ha causato un grave danno, ha abrogato il 1° comma dell’originario articolo 117 della Costituzione, nel quale si stabiliva che le Regioni, nell’espletare la loro potestà legislativa, dovessero essere attente a non recare danno all’interesse nazionale, di tutti i cittadini, e all’interesse delle altre Regioni.
Oggi soffriamo le conseguenze dell’abrogazione di quel comma.
Le Regioni poi si sono sostituite allo Stato con la Riforma dell’articolo V della Costituzione. Lo Stato è stato ritenuto competente nelle materie di cui al 1° comma dell’articolo 117, ma il grosso delle materie che sono nel 3° comma dell’articolo 117 sono confluite nelle competenze concorrenti delle Regioni, lasciando allo Stato solo il compito di dettare principi fondamentali.
La riforma stabilisce che, se si tratta di materie che non sono elencate nell’articolo 117, la competenza esclusiva è delle Regioni. Per quanto già detto, lo Stato ha poche materie di competenza esclusiva, la Regione ne ha altre e, se sorgono ulteriori materie non ricomprese nell’elenco di cui all’art.117, queste sono rimesse alla competenza esclusiva delle Regioni.
L’articolo 116 afferma che le Regioni possono ottenere forme differenziate di autonomia, anche in materie che sono proprie dello Stato, come le norme sull’istruzione e per l’ambiente, l’ecosistema e i beni culturali, nonché la ricchezza maggiore dell’Italia, il paesaggio.
Noi viaggiamo verso la distruzione dell’Italia, dell’unità dell’Italia, creando, al posto dell’Italia, 20 cumuli di Regioni, una contro l’altra e tutte insieme contro lo Stato.
 Siamo partiti dall’esaltazione di Cavour, che ha fatto l’Italia, e siamo oggi arrivati a governanti che hanno distrutto l’Italia negli ultimi decenni, ma di questo nessuno parla.
Il popolo non si rende conto di essere preso in giro, nella società della televisione e della distrazione di massa.
Abbiamo la possibilità di riemergere, l’uomo, come parte del tutto, può agire in giudizio per i danni incredibili che ha subito, anche perché ha il diritto di partecipare alla vita politica, di agire contro i governanti, di chiedere la stretta osservanza della nostra Costituzione davanti al giudice, che rimetta questi atti incostituzionali alla Corte Costituzionale per il loro annullamento.
Questo è un diritto fondamentale di ogni cittadino italiano che sussiste, perché è possibile fare ricorso alla Corte Costituzionale.
Il Titolo V della Costituzione e l’art.116 della Costituzione sull’autonomia differenziata, sono incostituzionali, perché in contrasto con i principi fondamentali.
Siamo in un’Europa in cui la moneta unica è come la volpe nel pollaio, in cui gli stati più forti si mangiano i più deboli e noi siamo mangiati dall’Occidente, dall’Oriente, dalla Cina e soprattutto dai paesi che dovrebbero essere nostri amici. 
I nostri governi da 31 anni stanno agendo contro la Costituzione e la Costituzione è l’unica grande arma di tutti i lavoratori, perché la Costituzione considera il lavoro fondamento della Repubblica. 
La nostra Costituzione non solo è frutto di un imponente lavoro dei Padri Costituenti, ma è anche riflesso della Storia d’Italia, è importante che venga studiata nella complessità del testo, ma anche nelle singole norme. È opportuno che siano approfonditi i valori dai quali ha avuto origine ogni parola, la formulazione letterale degli articoli, per riscoprirne gli ideali ed emozionarsi ogni qualvolta si legga anche un singolo comma del nostro meraviglioso testo Costituzionale».

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