IL MATTINO
Focus
03.01.2025 - 12:25
Balenciaga, sotto la guida creativa di Demna Gvasalia, è maestra nel riproporre oggetti di uso comune con il marchio ben visibile, trasformandoli in simboli di uno status sociale. In fondo, la moda non è solo abiti, ma anche narrazione, provocazione e capacità di generare conversazioni.
Un rotolo di nastro adesivo trasparente, con il marchio Balenciaga stampato sul fondo, è l’ultimo oggetto del desiderio che sta facendo discutere il mondo della moda. Presentato durante la sfilata Autunno/Inverno 2024-25 alla Paris Fashion Week, il cosiddetto “Tape bracelet” non è altro che un bracciale che imita l’aspetto di un comune nastro da pacchi. Un accessorio che, secondo le stime, potrebbe arrivare a costare circa 3.000 euro. Il prezzo, decisamente fuori scala, ha generato un dibattito acceso: è un’opera d’arte concettuale che critica il consumismo o l’ennesima trovata per vendere un prodotto banale a un prezzo spropositato?
Il dibattito in realtà non è nuovo. Balenciaga, sotto la guida creativa di Demna Gvasalia, è maestra nel riproporre oggetti di uso comune con il marchio ben visibile, trasformandoli in simboli di uno status sociale. In fondo, la moda non è solo abiti, ma anche narrazione, provocazione e capacità di generare conversazioni. E Balenciaga, in questo, è imbattibile. Anche prima dell’era dei social, la moda si è spesso avvalsa di oggetti di uso comune per lanciare un messaggio: ad esempio, negli anni ‘70 si assistette al proliferare di bracciali che, partendo dai nomi incisi, arrivarono ai primi esempi di storytelling da polso. Oggi, quel mondo è ben diverso (i braccialetti personalizzati vengono usati soprattutto a fini di marketing), ma la volontà di rendere unici i propri accessori è rimasta.
Dietro a questa operazione si cela una critica al capitalismo e all’iperproduzione. Demna Gvasalia ha più volte espresso la sua visione, sottolineando come la moda sia diventata un meccanismo che spinge le persone a consumare sempre di più, spesso senza una vera necessità. Il bracciale di nastro adesivo, in questo senso, è un’esasperazione di tale concetto: un oggetto umile e senza valore, che grazie al marchio diventa un prodotto di lusso. Un’operazione che gioca sulla dissonanza tra valore intrinseco e valore percepito, un paradosso che ben rappresenta le dinamiche della società contemporanea. Non si tratta di creare oggetti di lusso in senso tradizionale, ma di decontestualizzare, rielaborare e riproporre il quotidiano sotto una nuova luce, dimostrando che, spesso, il valore di un prodotto non dipende tanto dalla sua fattura o dai materiali con cui è fatto, ma dalla storia che racconta e dal brand che lo firma.
Sui social media, le reazioni al bracciale sono state variegate: c’è chi lo considera un’opera geniale, un commento tagliente e ironico sulla logica del mercato. Altri, al contrario, lo vedono come una presa in giro, un’ostentazione di ricchezza e una provocazione gratuita. La verità è, forse, che il “Tape bracelet” è entrambe le cose. Si inserisce in una narrazione più ampia e complessa, che riguarda la ridefinizione del concetto di lusso e la capacità della moda di farsi portavoce di temi sociali. In una società che ha saturato i suoi desideri, dove tutto è alla portata di un click, la vera forma di ribellione sembra essere quella di dissacrare i canoni del lusso, elevando oggetti di poco conto a simboli di una nuova consapevolezza.
Il valore di questo bracciale, dunque, non risiede nella sua materialità, ma nel suo significato. L’obiettivo di Balenciaga, attraverso le provocazioni del suo direttore creativo, è quello di innescare una riflessione, di smascherare i meccanismi del marketing e le nostre abitudini di consumo. Ogni volta che un oggetto di uso comune viene trasformato in accessorio di alta moda, siamo chiamati a interrogarci sui criteri con cui definiamo il valore e sul perché siamo disposti a pagare cifre esorbitanti per qualcosa che, in fondo, non è altro che un rotolo di nastro adesivo o un sacchetto di plastica.
È innegabile che Balenciaga abbia saputo trasformare la polemica in un’arma di marketing. La controversia generata dai suoi prodotti contribuisce ad alimentare il dibattito e a far parlare del brand, mantenendolo costantemente al centro dell’attenzione. In questo, Balenciaga non è diversa da altri marchi che hanno fatto della provocazione e della rottura degli schemi la loro cifra stilistica. La differenza, semmai, sta nella capacità di tradurre la critica sociale in un prodotto vendibile, di trasformare l’assurdo in un desiderio di massa. Una strategia che, pur essendo ambigua e non sempre condivisibile, dimostra la potenza della comunicazione e la capacità del mercato di inglobare anche le critiche più radicali.
Questa operazione di marketing, peraltro, si inserisce in un panorama più ampio in cui sempre più spesso, marchi si affidano a strategie di link building per aumentare la propria visibilità. Il termine “link building” si riferisce alla pratica – che può essere approfondita in questo articolo dell’esperto SEO Roberto Serra – di ottenere collegamenti ipertestuali (link) da altri siti web verso il proprio, al fine di migliorare il posizionamento sui motori di ricerca e aumentare il traffico. In realtà questa strategia è usata anche per aumentare la propria reputazione online: avere link da testate autorevoli, infatti, è uno dei modi più efficaci per aumentare la credibilità di un brand. Il dibattito sui bracciali Balenciaga, in questo caso, diventa un asset prezioso: ogni articolo che cita il bracciale di scotch crea un collegamento indiretto con la pagina web del brand, aumentando la visibilità e generando nuovi potenziali clienti. In questo modo, la provocazione diventa uno strumento di marketing molto efficace, che si integra perfettamente con le strategie di link building.
Il “Tape bracelet” è un oggetto controverso, capace di dividere l’opinione pubblica e di suscitare reazioni forti. In un certo senso, è un test sulla nostra capacità di comprendere i messaggi della moda e la sua complessa relazione con la società. Balenciaga ci sta dicendo che anche un semplice rotolo di nastro adesivo può diventare un oggetto del desiderio, se è in grado di rappresentare, con il suo valore simbolico, il lusso, l’eccesso, la critica sociale. Resta da capire se, oltre a essere un oggetto del desiderio, diventerà un oggetto di riflessione e di consapevolezza. In fondo, la moda, nelle sue continue trasformazioni, ci pone costantemente di fronte a domande scomode che riguardano non solo il nostro guardaroba, ma il modo in cui viviamo e consumiamo.
La storia del bracciale di scotch, in definitiva, non è tanto la storia di un accessorio di lusso, quanto quella di un paradosso che ci interroga sui nostri valori e sulla nostra capacità di distinguere tra ciò che è essenziale e ciò che è superfluo. In fondo, è l'abilità di un marchio a trasformare un oggetto banale in qualcosa di estremamente desiderabile, che rende tutto questo un fenomeno di costume, e che ci fa chiedere cosa sia, in fondo, il lusso nel 2025.
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