IL MATTINO
Analisi
20.03.2024 - 19:02
Il traffico dei scorie radioattive ha avuto delle connivenze istituzionali fondamentali, lo sosteneva, Francesco Fonti, ex boss con grado di “vangelista” dell’handrangheta, che è solo il braccio di queste istituzioni, multinazionali e governi vari, compresi servizi deviati del SISME. Fonti trattava il prezzo dei traffici con Ciriaco Demita, dichiarava. La Somalia era la “pattumiera” individuata dalla parte socialista che governava, lo diceva l’onorevole De Michelis, ma la frase era dell’onorevole Craxi. Fonte svelò per primo questa “porcheria”, contemporaneamente al Procuratore Nazionale Antimafia Vincenzo Macrì. Nel 2005 finalmente si cercò una delle navi piene di scorie radioattive affondate a Cetraro, in Calabria. La nave “Cunsky” venne imbottita di esplosivo, Fonti mise fisicamente i candelotti coperti con cemento a presa rapida posizionati per creare la falda nello scavo della nave. Fonti affermava che attorno alla Calabria erano state seppellite circa 30 navi con le scorie radioattive. Nel mare davanti Cetraro però non venne trovata la Crusky, ma il Piroscafo “Catania” affondato durante la guerra. Nell’ambito processuale Fonti fu dichiarato inattendibile, ma quando alcuni documenti coperti da segreto di Stato relativi alla morte della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi, assassinata in Somalia il 20 marzo 1994 insieme a Mirian Hrovatin, e sul presunto traffico internazionale di rifiuti venne desecretato, l’ex boss venne rivalutato per diverse sue dichiarazioni in merito. Su Ilaria venne istituita una Commissione Parlamentare, ma i misteri in merito al traffico di rifiuti radioattivi e di armi sui quali indagava la giornalista non venne mai ricostruito del tutto.
Un’altra morte sospetta legata al traffico di rifiuti altamente tossici è quella del Capitano di fregata della Marina Militare Italiana a Reggio Calabria Natale De Grazia, il quale aveva individuato i punti esatti di affondamento di varie navi, tracciandone le possibili rotte. La notte in cui morì, a soli 39 anni, si stava recando al “Porto delle Nebbie” di La Spezia per fermare la motonave “Latvia”, ex nave del kgb sovietico. Il capitano stava collaborando con il pool guidato allora dal sostituto procuratore Francesco Neri. La morte risulta avvenuta per arresto cardiaco improvviso, ma il certificato di more era troppo generico, per cui venne disposta un’autopsia presso l’ospedale di Reggio Calabria, i dati dell’esame autoptico verranno consegnati solo dopo dieci anni dalla morte alla famiglia. Nel 2012 venne svolta un’altra perizia e venne accertata la morte per avvelenamento. Alcune fotografie post mortem del capitano mostrano un gonfiore innaturale del suo volto, indicando che sia stato picchiato. La morte del capitano De Grazia non portò ad un approfondimento delle indagini, ma il pool venne sciolto poco dopo. I risultati della sua investigazione sono nei fascicoli della procura di Reggio Calabria sull’affondamento della nave Rigel e altre navi, è stata archiviata nel 2000. A causa di un allagamento dell’ufficio in cui erano custodite i documenti sulla Rigel, dopo la morte del capitano De Grazia, vennero persi tutti gli atti.
Legambiente aveva denunciato la presenza di traffici di rifiuti industriali nel Nord arrivati tramite nevi, contemporaneamente indagava sui carichi radioattivi smaltiti in modo illegale la Forestale di Brescia, e Matera con il Procuratore Nicola Maria Pace, componente della Commissione Ecomafie presso il Ministero dell’Ambiente, su incarico del Consiglio Superiore della Magistratura. Nel 1984 diede l’avvio all’inchiesta “Nucleare Connection”, prima di essere trasferito alla Procura di Trieste.
Secondo la Commissione d’inchiesta sul ciclo di rifiuti internazionale le navi inabissate tra il 1975 e il 1995 sono 39. Della “Rigel” la magistratura ha sentenziato l’affondamento fraudolento, la corruzione dei doganieri, nessuno ha provato a recuperare il relitto; ha poi accertato come molte altre navi trasportavano cemento in blocchi per schermare le radiazioni. Nel 2001 la Direzione Investigativa Antimafia ha accertato che dal 1995 al 2000 le navi scomparse nei mari del mondo sono state 637, di cui 52 nel Mediterraneo.
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