IL MATTINO
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03.03.2024 - 18:06
Sangermano - premiazione dell'Arcimboldo d'oro
Donato Sangermano di Acerenza, 27 anni e già tanta esperienza sulle spalle: maestro pizzaiolo ispettore della Guida stellata Peperoncino Rosso, socio assaggiatore Onav, Responsabile regionale dell'associazione Italiana Cuochi e assaggiatore olio EVO. Ma non solo: un quattordicesimo posto al Campionato mondiale pizza Doc nel novembre del 2021, un quarto posto ad un contest online di Pizzart a livello mondiale, un nono posto al campionato mondiale di pizza senza frontiere a Roma nell'aprile del 2022, strappando il pass per la finale europea a Londra per il The Best pizza Classic in the Europe con un ragguardevole 23esimo posto. Ed ancora un terzo posto con la pizza in teglia ed un sesto posto con la pizza classica al trofeo dell'Eccellenza Lucana Maestro pizzaiolo d'Italia, ricevendo anche il premio della critica. Poi la consacrazione al campionato mondiale di pizza a Rimini con il primo posto ed un lungo elenco di premi e riconoscimenti per arrivare ai più recenti. La creazione “Acerenza incontra Sanremo“, ha conquistato il premio speciale Miglior Pizzaiolo Pizza Gourmet al Campionato Pizza Festival Sanremo 2024 e l'Arcimboldo d'Oro della scorsa settimana conquistato in quel di Napoli per premiare gli Artisti del Gusto in Italia e all’estero: è questo l'identikit del titolare chef e pizzaiolo del ristorante pizzeria "Al Duomo" nel centro storico di Acerenza, in provincia di Potenza, al quale abbiamo posto alcune domande.
Come è nata la passione per il mondo della cucina?
"Quasi casualmente o sarebbe più opportuno dire per necessità mi sono avvicinato alla ristorazione e al mondo dell'arte bianca. Avevo intrapreso un percorso di vita e di studi totalmente differente, poi la mia famiglia ha deciso di acquistare il ristorante e realizzare il sogno di mio padre: una famiglia unita, tutta ad Acerenza. Inizialmente facevo il cameriere e contemporaneamente ho continuato gli studi in economia. Successivamente il cuoco, senza alcun preavviso, ha lasciato il proprio posto di lavoro lasciando me e la mia famiglia con il ristorante aperto e senza chef. Purtroppo era un periodo particolare, il 19 dicembre del 2019"
Cosa è successo?
"Le alternative erano due o chiudere l'attività oppure rimboccarmi le maniche e trasferirmi in cucina, non nascondo le grandissime difficoltà iniziali perché non sapevo fare niente. Non avevo mai cucinato e impastato in vita mia: ero completamente ignorante in entrambi i settori. Ho iniziato a studiare intensamente cercando di applicare le nozioni apprese sui libri di cucina o sul web. Poi è arrivata la pandemia e le misure restrittive. Il Covid paradossalmente mi ha salvato, quando il mondo si è fermato ho avuto l'opportunità di studiare incessantemente perché avevo tantissimo tempo a disposizione e una cucina per fare pratica. Successivamente ho seguito tantissimi corsi al fine di accrescere le mie competenze e la mia formazione"
E' difficile fare impresa in Basilicata?
"Fare impresa, fare ristorazione e farlo bene è già una grande sfida. In Basilicata sicuramente è ancora più complicato. Un piccolo borgo come Acerenza pur essendo uno dei borghi più belli d'Italia paga l'isolamento infrastrutturale. I collegamenti sono fondamentali: chi fa impresa chiede alla politica le strade e i collegamenti per favorire la crescita e lo sviluppo di aree che soffrono la piaga dello spopolamento e dell'isolamento"
C'è un rapporto privilegiato con le eccellenze del territorio?
"Sempre. Sono fortemente legato alla mia terra, alle straordinarie materie prime. Ai prodotti unici della nostra tradizione che arricchiscono la qualità delle pietanze che mi onoro di realizzare. Porto con me Acerenza e la Basilicata per far conoscere la bella realtà del nostro territorio"
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