IL MATTINO
il caso
19.10.2023 - 15:54
Luca e Marirosa
"Al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che mi ha ricevuta due anni fa, e si e' commosso per la mia storia, chiedo un impegno affinche' si proceda ad una revisione del caso di Luca, alla luce anche delle evidenze emerse dall'ultima perizia. Non e' possibile che lo Stato stia ancora a guardare e rimanga indifferente davanti ad una storia cosi' amara." A dirlo all'AGI, Olimpia Fuina Orioli, madre di Luca Orioli, il cui corpo esanime, trentacinque anni fa, fu ritrovato a Policoro (Matera), assieme a quello di Marirosa Andreotta, nel bagno della casa di famiglia di lei. Trentacinque anni di ricerca della verita' per la signora Olimpia, che non vuole ancora arrendersi. "Ho ottantadue anni- dice- ma non posso e non devo morire fino a quando non avro' consegnato al mio Luca la verita'". La Procura di Matera ha archiviato il caso nel 2012 additando come responsabile della morte dei due giovani il monossido di carbonio fuoriuscito da uno scaldabagno, secondo la donna "risultato perfettamente funzionante tanto da essere spostato l'anno seguente in cucina, avendo deciso di rifare il bagno in cui avremmo ancora oggi trovato tracce del macabro evento. Lo stesso medico legale che nel 2012 decreto' la morte per monossido di carbonio facendo chiudere il caso, il 5 aprile di quest'anno a '"Pomeriggio Norba' - spiega la signora Olimpia - ha affermato, smentendosi, che 'quel quantitativo di monossido non poteva fare morire due persone'". "Una contraddizione che puo' essere importante - secondo la donna - per riaccendere i riflettori sulla morte di Luca. Dopo anni di perizie e di autopsie false e denaro speso per i legali - continua - mi ritrovo che nessuna Procura si sia resa conto del danno arrecato al giusto diritto, ormai chiaramente leso. Io credo che una Procura seria non possa ignorare un dato cosi' sconcertante. Imploro il presidente della Repubblica affinche' possa richiedere una seria revisione del caso e non certo alla Procura di Matera. Sto chiedendo aiuto , non avendo piu' forza economica a disposizione. In 35 anni mi hanno dissanguata. Credo fermamente che si possa sempre riparare. Sono pronta a perdonare - conclude la signora Olimpia - l'importante e' che il caso venga riaperto".
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