IL MATTINO
Il caso (3. Fine)
27.05.2023 - 16:08
Il coraggioso NO del liceo Albertelli di Roma: un possibile nuovo inizio, se altri seguiranno il suo esempio,
per dirottare i massicci investimenti del PNRR destinati alla Scuola dalla riprogettazione delle
presuntivamente “anacronistiche” aule quadrate con i banchi a file, non sufficientemente multimediali -
riprogettazione che si vuole atta a favorire “esperienze didattiche immersive”, basate sulla continuità fra
lo spazio fisico e virtuale propria di un “ambiente di apprendimento onlife” - verso altre priorità: la
sicurezza fisica degli studenti, mediante opportuni interventi infrastrutturali, e l’assicurazione della
continuità didattica all’interno di classi numericamente adeguate.
Posti gli annosi problemi infrastrutturali che accomunano il Pilo Albertelli a tante scuole italiane; assunta l’esigenza, anche in questo caso diffusa perché generazionale, di cercare risposte a un disagio psicologico giovanile crescente; posta la centralità dell’aspetto relazionale all’interno della comunità scolastica alla luce dei limiti della comunicazione digitalmente mediata percepiti dai ragazzi stessi, quali investimenti abilitati dal PNRR (con risorse ribadiamo in larga parte a debito) erano previsti per il liceo classico romano? Si è detto delle “Classi di Nuova Generazione”: “Le nuove strumentazioni (digital board, tablet e stampanti) – si
apprende nel paragrafo descrittivo del progetto - saranno completate da software che saranno di ausilio alle singole discipline con grande attenzione all'aspetto professionale ma al contempo accattivante e ludico”.
Dopo la sperimentazione del modello munito di rotelle, nei nuovi ambienti tornano altresì protagonisti i banchi, ripensati questa volta in chiave di inclusività: “banchi che permettano e agevolino il lavoro di gruppo”.
Dalla dotazione massiva di tablet, dalla digital board (ricordiamo che una gran quantità di LIM del Pilo Albertelli è stata appena rottamata perché “obsoleta”) e dalla “postazione docente (…) dotata di un PC desktop e una stampante a colori”; dai software di cui sopra, che renderanno l’apprendimento “accattivante e ludico”, per altro customizzati perché “selezionati dai dipartimenti disciplinari per migliorare l'approccio metodologico alle singole materie con la supervisione del singolo consiglio di classe che cercherà di personalizzare la scelta in base alle caratteristiche specifiche del gruppo classe”, e dai banchi inclusivi si attendono in effetti grandi risultati, quali il “benessere emotivo e lo stimolo relazionale, sia tra pari che tra docenti-alunno”. La realizzazione degli ambienti diventa ottimisticamente strumento, espressamente agganciata alla cura per lo sviluppo dell’empatia, per perseguire lo sviluppo di finalità didattiche inerenti al miglioramento del pensiero critico e creativo.
Se al benessere e al pensiero critico pensano le New Gen.Classrooms, i New Gen.Labs abilitano contestualmente lo sviluppo di competenze specifiche, ovviamente digitali, come “saper girare video in alta risoluzione con uno smartphone e montare direttamente dal device. Saper realizzare, girando e montando, filmati e pillole per i social e più in generale per il web, con attenzione crescente ai contenuti per le Instagram storie”; skills agganciate alle professioni digitali del futuro, rigorosamente distinte in rapporto a ciascuno dei 3 laboratori previsti. Profili quali Esperto in Video Making o Curation Manager (“cura le nuove
uscite nelle playlist”, specifica opportunamente il Documento) per il primo laboratorio; Digital Curator o Social Media Manager per il secondo e Business Information Manager o Enterprise Architect per il terzo, l’elenco è suggestivamente lungo.
Per chiudere, con una sfumatura orwelliana lievemente inquietante, la commissione per l'innovazione
tecnologica “avrà come obiettivo principale – assicura il Documento progettuale - il benessere degli alunni
nella crescita culturale, umana e tecnologica”.
3. (fine)
edizione digitale
Il Mattino di foggia