IL MATTINO
regione basilicata
16.03.2023 - 09:45
Grande spazio si è dedicato alla condizione femminile, come quello pensato per le future mamme e per le esigenze che nascono dalla loro condizione. Una guida digitale che va a inserirsi all’interno del portale web e l’app mobile “Salute Basilicata”, due strumenti integrati che permettono di avere a portata di click alcuni servizi sanitari, ora arricchiti da una nuova sezione denominata “Per la mamma”, per accompagnarle nei nove mesi di gravidanza e non solo. Ma c’è di più. Si è dedicato un intero episodio al dilagante fenomeno delle dimissioni delle neomamme e delle donne in genere, per cui diventa complicato riuscire a conciliare i ritmi dettati dalla vita familiare con quelli lavorativi. Più in generale si è notato che in Basilicata, nel corso del 2021, l’ottantacinque per cento di chi ha scelto volontariamente di abbandonare il proprio lavoro è donna e le ragioni sono da attribuire alla mancanza di sistemi di welfare aziendali e sociale. Dopo una leggera frenata del fenomeno delle dimissioni durante il periodo pandemico, dove molte attività si sono fermate o si sono potute gestire in smart working, si assiste a una nuova recrudescenza delle dimissioni volontarie. A riflettere sulla questione, con numeri alla mano, è la consigliera delle Pari Opportunità della Regione Basilicata, Ivana Pipponzi, la quale collabora con l’ispettorato territoriale del lavoro di Potenza e Matera, illustrando la situazione in base ai dati raccolti nella relazione annuale sulla convalida delle dimissioni lavoratrici madri e lavoratori padri in riferimento all’anno 2021. Su 211 provvedimenti di convalida, di cui 64 nella provincia di Matera e 147 nella provincia di Potenza, ben 180 arrivano dalle neomamme lavoratrici, soltanto 31 riguardano uomini. Le ragioni che spingono le donne a una tale e drastica scelta sono ben diverse da quelle esposte dagli uomini: se le prime rinunciano al proprio lavoro per assistere prole e/o genitori anziani o familiari disabili, i secondi lo fanno per cambiare mansione o azienda, in molti casi volti a migliorare la propria retribuzione. Anche a livello nazionale la situazione non migliora: l’ottanta per cento delle dimissioni al femminile sono dovute alle suddette cause. «Attraverso la lettura di questi dati – ha commentato la Consigliera regionale di parità, Ivana Pipponzi - emergono le problematiche connesse alla tutela della genitorialità e al contrasto alle discriminazioni di genere, ed è proprio da queste che bisogna partire per costruire le future azioni politiche del mercato del lavoro femminile. Il rapporto dice chiaramente che l’assenza o l’inadeguatezza dei sistemi di welfare penalizza le donne. La genitorialità impatta in maniera strutturalmente diversa sulla partecipazione al mercato del lavoro di uomini e donne. Occorrono interventi mirati per superare il divario di genere e raggiungere l’effettiva parità». C’è ancora molto da fare, dunque, in termini di parità di genere e di aiuti alle madri lavoratrici. Si spera che questi dati non rimangano soltanto dei numeri e delle percentuali, ma che portino a concrete misure in aiuto delle donne.
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