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Intervista

Ritratto: Luisa Amatucci, l'Anna Magnani demoniaca del Teatro italiano

Ritratto: Luisa Amatucci, l'Anna Magnani demoniaca del Teatro italiano

Luisa Amatucci

Luisa Amatucci, nipote e omonima di Isa Danieli, attrice di teatro, famosa presso il grande pubblico soprattutto per essere una delle protagoniste, più amate, della fiction “Un posto al sole”, fiction nella quale interpreta il ruolo di Silvia Graziani, è una donna serena, pienamente appagata della sua vita intensissima.
Tra pochi giorni debutterà a teatro l“Oberon” di Napoli, sabato 18 Marzo per la precisione, con “Frammenti”, per la regia di Stefano Amatucci, insieme a Marina Tagliaferri e Gianluca Pugliese, in tre monologhi scritti per loro da Daniela Poggi, Andrea Lolli, Davide Morganti.
Riuscire, per lei, a ritagliarsi uno spazio tra le prove a teatro, e le registrazioni quotidiane della soap di Rai Tre è difficile, ma è una persona estremamente gentile, ed è stata rapidissima a farsi intervistare.

“Un posto al sole” è una soap amatissima, ma lei è una donna di teatro come è accaduto che dal teatro approdasse alla TV?

«È capitato per caso, e all'inizio è stato complicato e faticoso fare camminare il lavoro e la vita di pari passo. Ho smesso anche per un periodo di lavorare, quando sono nati i miei figli, ma poi ho ripreso, trovando il ritmo giusto. La produzione è molto attenta alle nostre esigenze private e professionali, siamo ormai un gruppo affiatato. Alla fine tutto si è sistemato».

Di tutte le serie TV la vostra soap è l'unica a non dare del Sud una visione drammatica e scontata, al punto da essere seguitissima anche al Nord

«È vero e i dati d’ascolto lo testimoniano, penso che accada perché raccontiamo la vita di tutti, senza forzature e in maniera semplice. Facciamo riflettere senza prenderci troppo sul serio e senza esagerare. I problemi esistenziali sono uguali dappertutto , del resto sono ventisei anni che “Un posto al sole” va in onda senza risentire del tempo che passa. Quando abbiamo iniziato, acquistando un format australiano, questa soap era qualcosa di nuovissimo, e penso che parte del suo successo sia proprio dovuto a questa freschezza che siamo riusciti a mantenere, attraverso la narrazione della realtà, e anche attraverso la recitazione».

Esordisce in teatro da bambina

«Ho iniziato a recitare nel ‘79 con Lina Wertmuller in “Amore e Magia nella cucina di Mammà”, con Lina Wertmuller. Ho esordito anche a cinema con lei in “Io speriamo che me la cavo”, poi c’è stato, nell’ 83, “Bene mio core mio” di Eduardo De Filippo».

Cosa ricorda di Eduardo?

«Le prove a casa sua, e la grande tenerezza che sentivo per lui. Era un Eduardo già anziano ma ho di lui ricordi bellissimi, che fanno parte del mio privato e che mi piace custodire dentro di me».

Tra le sue importanti prove televisive c'è anche “Assunta Spina”

«Con Lina Sastri e Alessandro Bolchi, un lavoro poderoso e formativo, di cui sono orgogliosa».

A teatro, anche in “Frammenti”, con cui debutterà tra pochi giorni, mette in scena personaggi più tormentati di Silvia Graziani, come fa a mantenere il passo?

«Silvia Graziani è il personaggio/”involucro” principale, quello in cui trasferisco tutto ciò che, normalmente, sono le donne. Le sue molteplici sfumature, il suo coraggio nell'affrontare la vita con determinazione e con il sorriso, fanno parte di tutte noi. A teatro, che è la mia a casa, mi piace scavare anche nelle fragilità più nascoste, nell’inconfessabile e pure nel malato del cuore e dell’intimo di ognuno. In “Frammenti”, nel monologo che reciterò, monologo scritto da Daniela Poggi, per esempio, parlerò della malattia, una cosa che mi tocca in maniera particolare perché mia madre è stata inghiottita nel buio della malattia senile, ed è scomparsa così. Sarà difficile ma questo è il mio lavoro e questo mi piace fare».

Anche in “Caina”, la protagonista dell'omonimo romanzo di Davide Morganti, che lei ha interpretsto a teatro e a cinema, porta alla ribalta un personaggio difficile

«Mi piace mettermi alla prova, dare smalto alla mia scorza, se così posso dire, dimostrare che il disumano può essere rappresentato e superato, anche e soprattutto grazie al teatro, un luogo in cui il silenzio e l'attenzione, che riesci a creare, fa maturare non solo te ma anche il pubblico».

«Avanzava il Campidoglio nella notte nera a gran velocità enorme aveva lasciato l’immensità dell'oceano per venire a sulla sabbia»

«Questi versi aprono il lungometraggio e sono versi tratti dal “Canzoniere della Morte” di Salvatore Toma, versi che fanno entrare, immediatamente, nel film lo spettatore. Un modo per non lasciargli scampo, il soggetto e la sceneggiatura sono di Stefano Amatucci e di Davide Morganti. Questi versi fanno ripensare alla Caina di Dante, il luogo in cui ci sono le anime di chi ha tradito la famiglia e gli affetti, ed è costretto per questo a rimanere nel lago Cogito, immerso fino al collo e con il viso rivolto verso il basso. Del resto Caina è una razzista, una killer spietata che raccoglie cadaveri di immigrati, che vende, per farli sciogliere nell’acido e liberare le spiagge, un lavoro disumano, legale. C’è però in questa ripresa di Dante un superamento, in questo caso Caina è donna, oggi sappiamo che le donne possono essere assassine efferate, il male non conosce differenze di genere».

Una donna contemporanea dunque

«Caina odia la diversità e come accade con tutti i razzisti del mondo si tiene su con gli slogan e l'ignoranza, il suo essere donna la rende solo più sola ed estranea al mondo degli altri. Un personaggio sfaccettato, difficile».

Per questa sua interpretazione è stata definita “l'Anna Magnani demoniaca”

«All’inizio, mentre leggevo la sceneggiatura, provavo grande perplessità, la cattiveria di Caina mi disturbava. Nel romanzo Caina lavora come killer per la camorra, la Caina che mi sono ritrovata a interpretare invece è ancora più crudele, la sua occupazione è legale, ma non meno tetra, e così l’ho vissuta come una sfida, e la realtà distopica, nella quale si muoveva la protagonista, ha aiutato anche me a camminare in maniera spedita».

Cosa fa nel tempo che le resta da vivere

Faccio tutto, leggo, vado a cinema, vado a teatro, mi piace vivere fino in fondo, solo non sono molto social, questa è l'unica cosa che proprio non mi piace fare.


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