IL MATTINO
Libri
01.10.2022 - 18:42
“Si regalavano infamie. Antonina e Teodora le potenti di Bisanzio”, Tullio Pironti editore, è l’ultimo libro di Liliana Madeo, inviata speciale, de “La Stampa” con una lunga carriera di giornalista e di autrice "bestsellerista" ovvero di autrice di libri di successo.
Perché torna utile la lettura di questo romanzo? Perché è uno spaccato sul mondo delle donne, sul modo in cui arrivano al potere grazie al loro dominio della sfera emotiva.
Un tema antico e sempreverde quello del dominio della sfera emotiva da parte delle donne, un dominio oscuro che talvolta, le relega a situazioni di subalternità, nonostante i proclami, sterili, di una raggiunta indipendenza economica e sociale, talaltra, le porta a raggiungere il potere anche se è un potere ritagliato nello spazio maschile.
La Madeo lo sa bene, è stata la direttrice de la rivista “Differenze”, rivista uscita tra il ‘76 e l’ 82, il cui scopo era quello di creare un luogo dove i singoli collettivi femministi, a turno, potessero comunicare. In questo modo le ragioni comuni, filtrate dalla parola scritta potevano avere un’eco più lunga, ed essere da stimolo per la riflessione di un numero maggiore di persone, non solo di sesso femminile.
La Madeo in “Si regalavano infamie”, mette ordine, grazie alla sua modalità operativa, nelle intricate vicende di mogli, di amanti, nelle loro storie nascoste, storie nascoste che rivelano una realtà altra del dominio maschile, e che "alleggerite", grazie alla struttura narrativa da lei scelta, il romanzo storico, possono arrivare ad un numero più ampio di persone.
Non è la prima volta che attraverso la scrittura la Madeo si esprime così, lo aveva già fatto in “Donne di Mafia”, uno dei suoi libri più famosi, dove su tutto il suo obiettivo era quello di raccontare la difficoltà delle donne di entrare da protagoniste nelle loro vite in maniera autonoma e leggera. In "Si regalavano infamie", invece
«Due donne sfidano il pregiudizio secondo il quale l’amministrazione del potere sia necessariamente un “affare maschile”. Queste donne sono Teodora e Antonina. La prima, dopo un passato di attrice (e, pare, di prostituta) diventerà la moglie dell’imperatore Giustiniano I, coadiuvandolo nell’esercizio del potere. L’altra, figlia di un auriga e di una prostituta divenne moglie del generale Belisario e lo accompagnò in tutte le sue campagne in Occidente assolvendo al compito importantissimo: il rifornimento dell’esercito. I fatti storici (e i giudizi morali) ci sono raccontati da Procopio di Cesarea, che nel libro vengono rimanipolati dall’autrice per delineare il profilo psicologico delle due donne. Pur non incarnando un classico modello di “virtù” e condividendo un passato di emarginazione, Teodora e Antonina sono state protagoniste del loro tempo, intessendo con i rispettivi mariti (e con gli altri uomini di potere) legami complessi di non subordinazione, delineando un percorso che non ha come traguardo la mera autoaffermazione, essendo state in grado di portare innovazioni a livello sociale, soprattutto (ma non solo) in favore delle donne più marginalizzate».
In fondo, scrivere del passato, per raccontare il presente, è un modo per non omettere, come aveva fatto già Maria Bellonci, prima della Madeo. Ricostruire la realtà attraverso i documenti consente, di poterla dominare, e di poter dominare l’emotività, di farla ragionare al punto di trasformarla in istanza politica.
Pensare che le donne niente o poco conoscano della realtà politica, e del mondo che le circonda, è antico e falso, ed è un eterno assillo della Madeo, da qui il suo bisogno di dimostrare il contrario.
Una donna, qualunque sia il suo status sociale, sa tutto di chi le dorme a fianco, e poco conta quanto la donna sia visibile agli occhi del mondo, o meglio più il suo potere è sconosciuto più l’uomo che l'accompagna è autorevole a sua volta, proprio perché questa cesura del femminile rende il dominio maschile più forte, più pervicace.
E la ragione è molto logica ed è legata proprio ai sentimenti e alla tenacia con cui le donne li difendono: le donne tengono fede alla loro storia, una storia in cui fanno confluire ogni cosa, e da cui difficilmente “sloggiano". Da qui la necessità della Madeo di farle interagire, nei collettivi, nella vita e nei libri.
E poi le donne trovano sempre delle forme di resistenza, quando scoprono che l'uomo cui erano legate ha tradito il loro vissuto, e su questo ricostruiscono il loro mondo nuovo.
E in questa capacità di ricostituzione c’è tutto il valore del femminile, un valore che in “Si regalavano infamie” è forte, ed è presente anche quando ci sono effluvi, e si incede a passo di danza.
Un modo per rimarcare la fatica delle donne di vivere in chiaro, mentre la loro ombra lunga racconta altro, del loro potere, per esempio, ieri come oggi, in una continuità talvolta imbarazzante perché è un girone infernale da cui le donne riescono ad affrancarsi con dolore.
Da sempre.
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