IL MATTINO
Salute
27.04.2022 - 16:32
Per l’universo femminile l’accesso al mondo del piacere avviene quasi sempre “per e con l’altro” e, praticare autoerotismo, non solo viene effettuato con estrema segretezza ma anche con convinzioni negative e sensi di colpa. Le sessualità maschile e femminile vanno incontro ad importanti differenze anche nella sfera della masturbazione: se il ragazzino che diventa adulto pratica la masturbazione senza alcuna difficoltà in quanto “accettata” come tappa di crescita psico-sessuale, alla ragazzina questa tappa non è consentita, ma al contrario demonizzata suscitando stati di inadeguatezza e non-accettazione. I divieti e le censure di un’educazione rigida e sessuofobica non solo impediscono la conoscenza con il proprio corpo, ma anche possibili future disfunzioni sessuali come anorgasmia e vaginismo. Sin dalla tenera età è importante un’educazione sessuo-affettiva per un’alfabetizzazione emozionale e sessuale. In un processo formativo, informativo ed educativo svolge ruolo primario la famiglia, la scuola ed i professionisti del settore nel creare fanciulli e adolescenti capaci di conoscersi, gestirsi e autoregolarsi nella giusta consapevolezza e responsabilizzazione, svincolati da condizionamenti morali e sessuofobici. Ne parliamo con Gaetano Gambino, sessuologo e psicoterapeuta della Società Italiana di Sessuologia e Psicologia di Roma (https://www.sisponline.it).
Così, nell’epoca delle avanguardie, l’autoerotismo è ancora visto con pregiudizio e la masturbazione, in particolare, quella femminile rappresenta un tabù tuttora troppo profondo. In che modo la società condiziona l’approccio a questo argomento tanto umano quanto importante? Perché si hanno così tanti problemi a parlarne?
“Il tessuto sociale può influenzare il nostro modo di accostarci al tema dell’autoerotismo attraverso i significati che vengono veicolati nei nostri percorsi educativi e nei rapporti significativi (genitori, insegnanti, gruppi di amici) nell’infanzia e nell’adolescenza, ma anche dai messaggi dei mass media. Sono ancora molto influenti diversi stereotipi e pregiudizi culturali sull’autoerotismo femminile (a volte anche in ambito scientifico), che trovano le loro radici in una certa tradizione “patriarcale”, propria delle società occidentali. Soltanto a partire dalla seconda metà del secolo scorso, grazie alla rivoluzione sessuale e alla diffusione della pillola contracettiva, la donna ha potuto riconoscersi pienamente in una sessualità anche ricreativa, non necessariamente legata a finalità procreative. Potremmo, quindi, affermare che l’accesso al piacere sessuale, per certi versi, sia per le donne una conquista recente; ciononostante molte ancora non hanno una grande consapevolezza sulle modalità attraverso cui il corpo può dare o ricevere piacere. Sebbene ormai gli specialisti abbiano da tempo “sdoganato” l’autoerotismo come pratica sana in entrambi i sessi, sovente, declinata al femminile, continua a generare imbarazzo, una sorta di avversione e mi sembra di potere affermare che colpa e vergogna continuino ad aleggiare, rendendo difficile un dialogo sereno sull’argomento”.
Se per gli uomini l’orgasmo rappresenta una questione legittima, la donna è spesso vincolata da falsi moralismi che non le consentono di vivere in sincronia con il proprio corpo, la propria sessualità e di conseguenza la relazione con l’altro. Quali sono i consigli per iniziare a sbloccare questo ingorgo mentale e fisico?
“Il differente atteggiamento tra uomini e donne si inscrive all’interno di percorsi diversi di scoperta del proprio corpo e di costruzione della propria immagine corporea. Mentre nei ragazzi la conoscenza della masturbazione proviene prevalentemente dal confronto col gruppo dei pari, nelle ragazze questa scoperta è in molti casi vissuta intimamente, senza che possa essere condivisa. Ciò, in assenza di adeguati percorsi di educazione sessuale (ricordiamo che in Italia non è ancora prevista nei programmi scolastici ministeriali), può condurre ad una maggiore fragilità nella costruzione di un’identità femminile, proprio perché mancano delle cornici di significato chiare, positive e socialmente condivise, a cui le ragazze possano riferirsi durante il loro percorso di scoperta di un corpo capace di dispensare sensazioni ed emozioni connesse all’esperienza del piacere. Partendo da questa premessa, è difficile immaginare dei consigli se la persona stessa non ha consapevolezza del proprio pieno diritto di accedere al piacere sessuale, poiché difficilmente si sentirà legittimata a chiedere un supporto da questo punto di vista. La strada maestra è quella di ampliare le opportunità educative anche con specifici percorsi strutturati nelle scuole, dei progetti in cui non si parli soltanto di come prevenire infezioni a trasmissione sessuale e gravidanze indesiderate, ma anche di tutte quelle dimensioni positive legate alla sfera sessuale e affettiva. Alle donne che riconoscono di avere un atteggiamento ambivalente nei confronti della sessualità e dell’autoerotismo, provando, da una parte, desiderio e, dall’altra, difficoltà a contattare il piacere, vergogna, colpa o sensazioni fisiche di fastidio/dolore, suggerirei di rivolgersi ad un professionista esperto in sessuologia (in genere uno psicoterapeuta o un medico opportunamente formati in questo ambito), in modo da poter valutare e affrontare adeguatamente tutti i fattori psicologici, relazionali e fisici coinvolti nella difficoltà”.
Quali sono gli effetti positivi attribuiti all’autoerotismo che concorrono al miglioramento del benessere generale dell’individuo, e in questo caso della donna?
“Praticare l’autoerotismo assume un senso di conoscenza del proprio corpo e delle proprie sensazioni erotiche. In adolescenza è un’importante modalità per acquisire coscienza di sé. Anche da adulti la conoscenza di sé e del proprio corpo derivante dalla masturbazione può rappresentare una buona base di partenza per ottenere un maggiore soddisfacimento nei rapporti con i partner. Ma sarebbe un errore riconoscere nell’autoerotismo esclusivamente una funzione preparatoria ai rapporti sessuali. Una persona, ad esempio, può ricorrere a questa esperienza per vivere quelle fantasie e preferenze sessuali che non vuole o non può condividere con un partner. In molti altri casi, può avere una funzione sganciata dall’idea di piacere in senso stretto: diverse ricerche nel tempo hanno evidenziato che spesso si ricorre al “sesso solitario” per regolare emozioni come la tristezza e il dolore o perché ha un effetto contenitivo sull’ansia”.
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