IL MATTINO
Pensiero
09.06.2021 - 12:22
Il lavoro dedicato da Zygmun Bauman al passaggio dalla modernità alla postmodernità è focalizzato rispettivamente sui concetti di stato solido e liquido della società. Mentre nell’età moderna tutto era determinato da una solida costruzione, nell’attuale epoca nulla ha realmente contorni nitidi, definitivi e fissi. Ciò non può che influire significativamente sulle relazioni umane divenute ormai precarie, o sull’ingestibile aspetto lavorativo poco riconosciuto e provvisorio, oltre che sulla psiche incatenata ad una dolorosa trappola dell’incertezza. Seppur la transitorietà possa apparire più creativa e liberatoria dello statico e drastico, rappresenta un fattore di enorme stress e crisi esistenziale oltre che sociale. L’uomo, per sua natura, necessita di piccole ma concrete fissità in grado di dare una base di certezza fondamentale per lo sviluppo psichico, relazionale, professionale, economico, sociale ed individuale. Invece, l’identità del postmoderno, si differenzia profondamente da quella stabilizzata dell’epoca moderna. Il protagonista del moderno è il “pellegrino”, ritratto di un uomo che sta costruendo la sua vita ed il suo futuro, conscio del fatto che domani questo futuro ci sarà. Nella Società Liquida (postmodernità), invece, il pellegrino è sostituito dal “vagabondo”, caratterizzato dalla mancanza di radici, stabilità e convinzioni, che vaga alla continua ricerca di sensazioni e piaceri diversi. Le uniche soluzioni per l’individuo senza punti di riferimento diventano da un lato l’apparire a tutti i costi e dall’altro il consumismo. “Un consumismo che non mira al possesso di oggetti di desiderio in cui appagarsi, ma che li rende subito obsoleti e si passa da un consumo all’altro in una sorta di bulimia senza scopo”. E’ un’epoca, quindi, contraddistinta dalla “convinzione che il cambiamento sia l’unica cosa permanente e che l’incertezza sia l’unica certezza”. Già da tempo, ma in particolar modo dai disastri sanitari, economici, sociali, relazionali e psichici, procurati dalla Pandemia Covid19, ci si trova nel pieno della Società Liquida di Bauman. A livello psicologico sperimentare solo e costantemente incertezza vuol dire ampliare la paura dell’ignoto, definita come “intolleranza all’incertezza” (intolerance of uncertainty, IU), che rappresenta un importante fattore di vulnerabilità personale. Il termine “intolleranza” si riferisce all’incapacità di sopportare o resistere a determinate condizioni. In questi casi gli individui sviluppano la tendenza ad anticipare e controllare le conseguenze di una situazione valutata come rischiosa. Come risultato proveranno una risposta emozionale negativa, come paura o ansia, preoccupazione eccessiva e disregolazione emotiva. “Coloro che sperimentano elevate IU sviluppano convinzioni negative riguardo l’ignoto e le sue conseguenze, hanno una maggiore tendenza a reagire negativamente a livello emozionale, cognitivo e comportamentale nei casi di situazioni ed eventi incerti, ovvero nelle situazioni delle quali non si conosce l’esito (positivo, neutro o negativo)”. L’elevata IU influisce maggiormente nei disturbi d’ansia e di conseguenza i soggetti ansiosi tendono a sovrastimare la probabilità che eventi negativi e minacciosi possano accadere, interpretano le informazioni ambigue come fonte di minaccia e sentono di non possedere abilità e strumenti adeguati a fronteggiare situazioni improvvise, perciò evitano gli eventi. Per incrementare il benessere psicofisico, è importante imparare a gestire e tollerare l’incertezza per adattarsi più efficacemente alla realtà. Dar voce e spazio giusto ai timori legati alle situazioni di stress e disagio consente di affrontarli con una risposta funzionale e non silenziarli con “strategie” di evitamento, disimpegno e impulsività che implicheranno alle emozioni negative temute di ripresentarsi in modo più persistente e senza preavviso. “Le emozioni inespresse non moriranno mai. Sono sepolte vive e usciranno più avanti in modo peggiore”.
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