IL MATTINO
Salute
18.01.2021 - 14:20
Sono molteplici i fattori che possono spronare a ricercare aiuto affidandosi ad uno specialista per affrontare alcune delicate fasi della vita. Capita spesso che nel soggetto si accendino dei “segnali d’allarme” superficiali o più profondi, evidenti o meno che producono un malessere psicofisico non indifferente sul quale si necessita di intervenire per cercare di risolverlo. Purtroppo però l’avanguardia del secolo attuale non ha ancora invaso l’ambito della psicologia e sono tanti i pregiudizi e dicerie sulla scelta di intraprendere un percorso di psicoterapia. Se ne parla troppo poco, e spesso diviene difficile anche solo comprende in quale momento iniziare e perché. Abbiamo perciò chiesto al Dott. Dario Davì psicologo psicoterapeuta e presidente dell’Associazione di Psicoterapia InContatto di chiarire quelli che sono i dubbi che assalgono un soggetto nella fase iniziale di scelta di un percorso di “cura”.
Perché iniziare un percorso di psicoterapia? Chi sceglie di iniziare un percorso di psicoterapia ha alle spalle anni di fatica e sofferenza, propria e del contesto socio-culturale entro il quale è inserito; in un certo senso si fa da portavoce emotivo di un disagio di un intero contesto.Le difficoltà riportate sono percepite come interiori ma esse si presentano anche come relazionali, relative cioè al rapporto con il partner, con la famiglia, con amici e colleghi. Sono i sintomi, in un primo momento, a spingere una persona ad affrontare un percorso psicoterapico, ma poi spesso emerge il desiderio di conoscersi al di là del disturbo presentato. Una prospettiva sanitaria, medicalista nel suo parossismo, propone un modello di psicoterapia finalizzato all’eliminazione del sintomo e ciò costituisce in parte una realtà benefica per la persona; dall’altra parte la psicoterapia rappresenta, nella sua essenza, un momento di incontro e crescita reciproca. In ogni caso, per garantire l’efficacia dell’intervento, la persona deve sentire la scelta di iniziare come una decisione personale.
Come scegliere il terapeuta giusto? La scelta del terapeuta solitamente oggi viene supportata dai suggerimenti altrui (il cosiddetto “passaparola”), ma gioca un ruolo chiave il sentirsi a proprio agio durante la seduta. È necessario inoltre il sentirsi capiti, per questo motivo diventa molto importante l’attivazione di una dinamica empatica all’interno della relazione terapeutica.Lo psicoterapeuta è quello “giusto” se il paziente sa di essere ascoltato e ciò rende possibile la creazione di un contesto supportivo diverso da un qualsiasi altro spazio all’interno del quale la persona si trova normalmente ad abitare.
Dieci obiettivi raggiungibili con un sano percorso di psicoterapia:
1. Maggiore consapevolezza di Sé: conoscersi attraverso la narrazione di sé, attraverso lo sguardo dell’altro, ripercorrendo la propria storia e i propri vissuti dolorosi.
2. Maggiore flessibilità: la psicopatologia è rigidità, cristallizzazione. La salute si configura come una maggiore flessibilità di pensiero e la psicoterapia rappresenta un’occasione per regolarsi insieme all’altro nel qui ed ora relazionale.
3. Migliore rapporto con il proprio corpo: con l’espressione “mens sana in corpore sano” facciamo riferimento a un benessere psichico corrispondente a quello fisico, in una sostanziale coincidenza mente-corpo.
4. Comunicare in modo più spontaneo: la spontaneità, da un punto di vista gestaltico e fenomenologico, è la possibilità di esprimersi in sintonia con se stessi e con i propri interlocutori.
5. Migliorare l’empatia: se per disponibilità empatica intendiamo la riduzione delle preoccupazioni interne, che ci obbligano a concentrarci sul nostro vissuto impedendoci di affacciarci alla relazione con l’altro, possiamo affermare che il suo incremento costituisce un obiettivo terapeutico.
6. Migliorare la qualità del sonno: per quanto possa non rappresentare un obiettivo specifico, la regolazione dei ritmi sonno-veglia è un aspetto migliorabile attraverso la psicoterapia.
7. Favorire la crescita: in un certo senso la psicoterapia è la cura dei transiti psichici e culturali (Ruvolo, Profita, Lo Mauro; 2007); prendersi cura dei riti di passaggio tra uno status e l’altro della propria esistenza è un obiettivo terapeutico in quanto molto spesso la sofferenza si struttura durante questi momenti di transizione.
8. Favorire la creatività: se “nuovo” equivale a “buono” (come sostiene la mia maestra gestaltica Gina Merlo) la psicoterapia non favorisce il semplice adattamento al contesto ma l’adattamento creativo, la trasformazione della realtà attraverso l’esplorazione dell’ambiente circostante.
9. Supportare la formazione personale: La cura offerta della psicoterapia costituisce, di fatto, un’occasione per lo sviluppo formativo personale attraverso la relazione clinica, rafforzando le proprie competenze emotive (Goleman, 1999)
10. Affinare il pensiero critico: ritengo questo aspetto molto importante in quanto sottoporre la realtà al giudizio personale costituisce, in qualche modo, segno di presenza piena nel mondo, una manifestazione dell’esserci.
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