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La salute dei più piccoli

L’esperienza del dolore nei neonati e nei bambini

L’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore lo descrive come un’esperienza soggettiva sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, ed aggiunge che l’incapacità di una persona di comunicare verbalmente non nega la possibilità che questa stia provando dolore

L’esperienza del dolore nei neonati e nei bambini

Vi siete mai chiesti se e in che modo i bambini, anche quelli molto piccoli, appena nati, avvertano il dolore? Mi riferisco, per esempio, ai bambini in terapia intensiva neonatale, contornati da piccoli tubicini che invadono letteralmente il loro corpo, così esile e delicato; oppure ai bambini che vengono vaccinati per la prima volta ai quali, all’improvviso e senza alcuna spiegazione, viene infilato un ago che turba il loro stato di quiete. Cosa provano, esattamente? Quale sensazione avvertono? L’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore lo descrive come un’esperienza soggettiva sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, ed aggiunge che l’incapacità di una persona di comunicare verbalmente non nega la possibilità che questa stia provando dolore e che abbia pertanto bisogno di un trattamento che gli procuri sollievo. Quest’ultima specifica è molto importante perché, fino ad un periodo molto recente, si è ritenuto che il bambino non lo provasse con la stessa intensità dell’adulto. La diretta conseguenza di questa (falsa) credenza è stata sottovalutare, per moltissimo tempo, non solo l’esperienza del dolore in sé (pensate che gli interventi chirurgici venivano eseguiti senza supporti anestetici) ma anche i suoi risvolti sul comportamento e sullo sviluppo cognitivo e psicologico del bambino. Moltissima letteratura scientifica, a partire dagli anni ’80, ha dimostrato che già dalla ventitreesima settimana di gravidanza il sistema nervoso centrale del feto è, sia da un punto di vista anatomico che funzionale, in grado di captare gli stimoli dolorosi. Inoltre, fino ai diciotto mesi dopo la nascita, non sono ancora sviluppate quelle aree cerebrali (tecnicamente definite vie inibitorie discendenti) che permettono l’azione antalgica e, quindi, che riducono la sensibilità al dolore. Per questa ragione, le ricerche scientifiche ritengono che, in presenza del medesimo stimolo doloroso, più il paziente è giovane e maggiore è la sua percezione del dolore. Addirittura, dopo una procedura dolorosa, per i neonati e i nati pretermine risultano dolorose anche le carezze, i massaggi, le coccole (tutto ciò che ha a che fare con le mani dell’adulto e che in psicologia viene definito handling). Ma non solo…l’esperienza del dolore durante il periodo neonatale e nell’infanzia contribuisce a definire la complessa struttura del sistema nervoso che ha a che fare con la percezione e la regolazione del dolore nell’adulto. A tal proposito, è stato dimostrato come anche il neonato pretermine ricordi il dolore: molte ricerche, infatti, mostrano come la memoria si formi e inizi a definirsi in fasi molto precoci, condizionando quanto e in che modo verrà percepito per tutta la vita attraverso ricordi inconsci che guidano il comportamento, le relazioni e i pensieri in modo implicito.

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