IL MATTINO
Potere e petrolio
16.09.2020 - 11:00
De Mauro e Amendolara
Quando rapirono Mauro De Mauro «andò via la luce per quarantacinque minuti», ricorda una delle figlie del giornalista de “L’Ora” che il 16 settembre del 1970 fu portato via sotto i suoi occhi e poi assassinato da un commando mafioso. A riaccendere i riflettori sul cronista scomodo, nato a Foggia il 6 settembre 1921, è un altro giornalista d’inchiesta di razza, il lucano Fabio Amendolara de “La Verità”, con il libro “VelEni” (Edizioni Il Castello, Foggia), in cui vengono ricostruirti, tramite gli atti giudiziari delle procure di Palermo e Pavia, informative dei carabinieri di Carlo Alberto Dalla Chiesa e investigazioni di Boris Giuliano, carte dei servizi segreti, i «Poteri forti, fortissimi, che muovono soldi, faccendieri che decidono le sorti energetiche ed economiche del Paese, e che hanno potere di vita e di morte», scrive nella prefazione Giangavino Sulas. In “VelEni” Amendolara ricostruisce la morte di Mauro De Mauro, percorrendo quella di Enrico Mattei su cui il giornalista assassinato aveva messo insieme prove che «avrebbero fatto tremare l’Italia», raccolte per il film “Il caso Mattei” di Francesco Rosi. E se Pier Polo Pasolini in “Petrolio” riuscì a far capire che il fantomatico personaggio Troya non era altro che il presidente successore dell’Eni Eugenio Cefis, in “VelEni” Amendolara collega non solo Cefis alla morte di Pasolini, ma anche al film di Gianfranco Rosi, a Enrico Mattei stesso e alla sparizione di De Mauro. Dalla pista mafiosa al depistaggio di Stato, si arriva a scavare nella tomba dell’allora Presidente del Consiglio, lucano, Emilio Colombo, un democristiano che forse avrebbe dovuto dire qualcosa in più, ma non l’ha detta: il suo nome appare numerose volte accanto a quello di Cefis, in “Questo è Cefis” il libro di Giorgio Steimez, ritirato dalla Montedison all’epoca per ovvi e sconvenienti motivi. Secondo i carabinieri di Pavia, Colombo era a conoscenza dei fatti riguardanti la morte di Mattei e la scomparsa di De Mauro, anche se chi lavorò per lui concluse la relazione su Mattei con l’ultimo depistaggio, dichiarandolo come “incidente”. Con energia e efficacia Amendolara dipana i numerosi fili della matassa ingrovigliata, attraverso documenti investigativi e dichiarazioni dei pentiti di mafia, aprendo uno squarcio inquietante su «Un intrigo tutto italiano che ha sullo sfondo l’ombra della mafia siciliana. Con al centro personaggi di primo piano della Prima Repubblica, rimasti più o meno nascosti, che muovono le pedine su uno scacchiere alla cui base ci sono potere e petrolio», scrive sempre Sulas nella prefazione del libro che torna a fare luce sul “caso De Mauro”, a cinquant’anni dalla sua morte.
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