IL MATTINO
Salute
10.09.2020 - 11:49
Diciamocelo: gli adolescenti, spesso e volentieri, sono veramente antipatici. Sono testardi, orgogliosi, riservati, irascibili, impulsivi, lunatici, solitari in casa e compagnoni con gli amici al punto che ci chiediamo se siano effettivamente le stesse persone. Ricordo la mia adolescenza come uno dei periodi più brutti ma forse, proprio per questo, capire cosa succede da un punto di vista psichico è stato uno dei compiti che ho affrontato con più curiosità e dedizione, rivelandosi ai miei occhi il periodo evolutivo più affascinante. Calato nel contesto oncologico, invece, il più…delicato, oserei dire. L’adolescenza è un periodo molto ampio, all’incirca tra i dodici e i vent’anni, che inizia con la pubertà e termina con l’acquisizione di un’identità personale stabile ed integrata, consapevoli di chi si è e di dove si sta andando. In termini tecnici, si conclude con la soggettivazione, quel momento in cui si diventa soggetti della propria storia e ci si riconosce come tali. Questo traguardo comporta una graduale separazione soprattutto dalle figure genitoriali per conquistare un’autonomia, sia a livello pratico (uscite da soli, orari più flessibili, esperienze nuove) che a livello astratto, di idee e di pensiero, nel tentativo di affermare chi si è. Provate ad immaginare, dunque, un adolescente a letto, costretto a dover dipendere costantemente non solo dai consensi, dai pareri e dalle cure dei medici, ma anche dalle figure genitoriali, le stesse dalle quali -per quello che l’adolescenza in sé richiede- ci si vuole allontanare. Talvolta, necessita del supporto genitoriale per alimentarsi, per andare in bagno, per alzarsi dal letto, per lavarsi. Provate ad immaginare la sensazione di questi ragazzi, il conflitto interno che si trovano ad affrontare tra il dover e il voler sperimentare l’autonomia e la necessità di dover sottostare alle figure adulte, oltre che alle pene fisiche da cui sono afflitti. Dipendere da qualcuno per lavarsi introduce un altro punto cruciale (anche) nell’adolescenza: il corpo. L’adolescente deve rinunciare al suo corpo infantile e confrontarsi con un corpo nuovo (caratterizzato da aumento del seno, acne, peli) e sessuato (compaiono il primo menarca e la prima eiaculazione, che possono anche cogliere di sorpresa e disorientare). Un adolescente oncologico è alle prese con la conoscenza e il riconoscimento di un corpo che non solo è nuovo nel suo essere sessuato, di cui imparare a prendersi cura, ma è anche un corpo malato che lo costringe alla dipendenza e che viene continuamente deturpato. La pressione pulsionale legata al corpo sessuato, inoltre, contribuisce ad indirizzare i desideri sessuali verso persone esterne alla famiglie che, però, dato l’isolamento a cui l’ospedalizzazione obbliga, non possono essere cercate, conosciute, amate. Riprendendo le parole della dottoressa Paola Carbone, la malattia dà inizio ad una lunga dipendenza dall’istituzione curante ed impone una lunga fase di sospensione esistenziale.
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