Cerca

Salute

Bimbi pazienti: il dolore dimenticato e i «fratelli d'ombra»

I fratelli sani non vengono inclusi nei protocolli di cura o nelle attenzioni dei genitori ma lasciati alle prese con un senso di confusione

Bimbi pazienti: il dolore dimenticato e i «fratelli d'ombra»

È capitato anche a voi di non riuscire a spiegare bene il rapporto con una persona e di riassumerlo,
poi, con affermazioni “lei per me è come una sorella” oppure “lui per me è come un fratello”? Se ci
pensiamo, i termini sorellanza e fratellanza li utilizziamo anche quando ci sentiamo così legati ad
una persona da non riuscire a spiegare quanto e in che modo lo siamo, nonostante non ci sia una
componente genetica ad accomunarci. Ma perché la paragoniamo proprio ad un fratello? Che
significato ha un fratello, cosa rappresenta per noi? Psicoanalisti come Freud, Klein e Adler hanno
sottolineato soprattutto gli aspetti della rivalità, della gelosia e della competitività che si
manifestano alla nascita di questo nuovo intruso che è pronto a rubarci le attenzioni e l’esclusiva dei
nostri genitori. Oggi, però, grazie all’avvento delle neuroscienze (una disciplina che studia
scientificamente il sistema nervoso centrale) e ad altri psicoanalisti come Kancyper e Lacan, la
figura del fratello è stata definita e studiata in una cornice più ampia e affascinante. È ormai nota la
natura relazionale della nostra mente e cioè come le relazioni di tutti i giorni contribuiscano a
definire la struttura del nostro cervello. Nella relazione con gli altri si sviluppano nuove connessioni
tra i neuroni, si potenziano quelle già presenti e si attivano determinati circuiti cerebrali da cui
originano i processi mentali: l’idea che abbiamo di noi stessi e di chi siamo stati, di chi vorremmo
essere e di chi saremo, cosa pensiamo, come ci comportiamo in specifiche situazioni, cosa ci
emoziona e come regoliamo le nostre emozioni. Nella relazione con nostro fratello diventiamo
consapevoli di noi stessi come persone e come soggetti pensanti, sociali; diventiamo consapevoli
della nostra identità. A sua volta, lo diventa lui di se stesso. Allora, se le relazioni quotidiane sono
così importanti, perché i fratelli, le persone con cui passiamo la maggior parte del nostro tempo,
vengono molto spesso esclusi dalle considerazioni sulla famiglia ed anche sulla malattia oncologica
del bambino? Le ricercatrici Rosapia Lauro Grotto e Debora Tringali hanno definito i fratelli dei
bambini con il cancro come “fratelli d’ombra”, rimandando la posizione marginale in cui vengono
dimenticati. Di fatto, interessandosi unicamente al bambino malato, in molti casi i fratelli sani non
vengono inclusi nei protocolli di cura o nelle attenzioni dei genitori ma lasciati alle prese con un
senso di confusione e di perdita che, spesso, resta inascoltato e assume forme sintomatologiche più
o meno evidenti.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione