IL MATTINO
Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia
18.05.2020 - 12:11
Si è celebrata il 17 maggio la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, una data rappresentativa delle battaglie che le persone Lgbti combattono quotidianamente. Luca è un ragazzo di 23 anni, originario di un piccolo comune della provincia potentina. Racconta, in una breve lettera al Mattino, il suo coming out e la sua storia.
«Vivo in un piccolo comune della Basilicata, in cui di rado si parla di omosessualità. Conosco persone che si nascondono dietro una relazione etero, reprimendo quella dannata voglia di amare. Da bambino ero il primo a sentirmi minacciato dal concetto di omosessualità, mi dava ribrezzo. Oggi posso dire che indossavo una corazza e cercavo ogni modo per fuggire da quella verità che pian piano mi lacerava dentro. “Sono Gay?” mi chiedevo e poi mi ripetevo fosse impossibile. Il tempo passava e lentamente scoprivo che i miei gusti non erano poi così simili a quelli dei miei amici. Ero un bambino che preferiva le barbie alle macchinine, adorava i trucchi e amava danzare. A 16 anni circa scelsi di ammettere, almeno a me stesso, quello che avevo ormai chiaro da sempre: “Sì sono gay”. Mille problemi opprimevano la mia mente, avevo bisogno di raccontarmi e feci questo primo passo con delle mie amiche. Temevo la loro reazione e, invece, non seguirono tanti discorsi, ma solo tante lacrime e affettuosi abbracci. Per ragioni di studio decisi di trasferirmi, ma prima dovevo togliermi un peso dallo stomaco e parlare alla mia famiglia. Era il 2 settembre 2014, lo ricordo come fosse ieri, eravamo tutti seduti a tavola ed era ora di pranzo. Lo dissi tutto di un fiato e senza peli sulla lingua. Qualche lacrima e nessuna reazione sopra le righe, leggevo la sofferenza nei loro occhi. Mia madre per un po’ se ne fece una colpa. Mio padre mi disse: “È la tua natura. Siamo i tuoi genitori e continueremo ad amarti così come abbiamo sempre fatto”. Cambiare città e trovarmi in un contesto differente mi fece bene. Quello che credevo sarebbe stato il mio punto debole si è trasformato nel mio punto di forza. Fortunatamente non ho mai vissuto sulla mia pelle episodi di omofobia. Sono stata vittima, però, di giudizi indecorosi e di pettegolezzi sulla mia identità sessuale. Ammetto di essere efebico negli atteggiamenti e non me ne vergogno affatto. Ho smesso di interessarmi a ciò che la gente dice di me e ho iniziato a vivere serenamente la mia vita. Ringrazio Dio per avermi regalato una famiglia e degli amici speciali, purtroppo nel 2020 molte famiglie non accettano i loro figli omosessuali. Ci sono troppe storie di adolescenti che si suicidano perché qualcuno ha fatto credere loro di essere negativamente diversi o di ragazzi che scappano alla ricerca di un maggiore senso di libertà. Trent’anni fa l’Organizzazione mondiale della sanità cancellò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, io ringrazio chi prima di me ha lottato per i propri diritti e ora, più che mai, tutti dobbiamo mostrarci uniti e continuare a rivendicare ciò che ci spetta. Nessuno mi può negare la possibilità di amare, ho amato tanto e continuerò a farlo. D’amore si vive».
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