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Il divario tra Nord e Sud

Invecchiare in Basilicata, la regione che è al primo posto per anzianità fragile

Ecco perché l’uomo è condannato alla fine della propria vita non per la morte, ma per il disinteresse di un Paese che non è in grado di fornire uguali servizi su tutto il territorio

Invecchiare in Basilicata, la regione che è al primo posto per anzianità fragile

“I dati della Sorveglianza Passi d’Argento 2016-2018, da poco pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità, mostrano che invecchiare al Sud continua a essere molto più difficile che al Nord. Il 21% degli over 65 nel meridione presenta disabilità contro l’11% di chi vive nelle regioni settentrionali”. La Basilicata è al primo posto per anzianità fragile 34,1% e disabile 18.5% in cui per fragile ci si riferisce ad una persona di sessantacinque anni o più con problemi in alcune attività strumentali della quotidianità ma che è completamente autonoma in tutte le funzioni fondamentali della vita, mentre la persona con disabilità ha difficoltà anche nella gestione personale di queste ultime attività. In Basilicata un anziano su tre è fragile e più di uno su sei è disabile. Perché questo divario tra Nord e Sud? Le risposte risiedono nei servizi a disposizione e nella pianificazione delle risorse. Il Meridione è ancora l’epicentro infelice dell’obesità degli anziani in Italia: si arriva al 47% indipendentemente dalle condizioni economiche. Parliamo quindi di vere e proprie abitudini alimentari non ottimali oltre che vita nettamente sedentaria. Il Life Course Approach è la via maestra per invecchiare in salute: riguarda un approccio all’invecchiamento che parta dalla promozione della salute sin dall’infanzia e si sviluppi durante tutto l’arco della vita. E’ lapalissiano che non si possa crede di dedicarsi alla cura del proprio corpo e della propria mente nel momento in cui la difficoltà si manifesta. La costanza nel mantenimento della salute psicofisica dall’infanzia, funge da prevenzione all’invecchiamento permettendo di evitare alcune dei rischi che intralciano lo stare bene. Attività motoria, sana alimentazione, contatto con la natura, consapevolezza e apprendimento racchiudono il programma essenziale di questo concetto di benessere.  Un benessere che, a differenza dei risultati che riportano i dati, sarebbe ancor più facilmente raggiungibile nelle terre del Sud: ricche di buon ossigeno, distese immense di natura e produzione di prodotti sani a Km 0 ma purtroppo carenti di servizi d’istruzione, educazione, formazione, strutture di assistenza, differentemente da un Nord sempre più all’avanguardia. E così, i giovani sono costretti a lasciare la loro terra d’origine, e gli anziani oltre a far fronte alla fragilità e disabilità di cui ne sono protagonisti, restano soli. Sebbene la quasi totalità delle persone con queste difficoltà venga supportata, il carico di cura e assistenza è per lo più delle famiglie, molto meno del servizio pubblico di Asl e Comuni. “Il 94% delle persone con disabilità dichiara di ricevere aiuto dai propri familiari, il 36% da badanti, l’11% da conoscenti”. E così, l’uomo è condannato alla fine della propria vita non per la morte, ma per il disinteresse di un Paese che non è in grado di fornire ugual servizi su tutto il territorio. La strage dei nonni a causa del Covid19 deve necessariamente aver fatto riflettere sull’importanza dei nostri ascendenti come valore e risorsa. Il ruolo degli anziani nell’attuale “società dei consumi” è di veri e propri generatori di relazioni reali, positive, solide, quelle di cui c’è bisogno di nutrirsi per reimparare a respirare. I nonni, i nostri nonni, i nonni di tutti sono maestri di vita, memoria storica, fonte viva di conoscenza, esperienza, saggezza nonché un patrimonio per lo sviluppo dei giovani. La squalifica dell’anzianità vissuta come un peso e come aridità in quanto non ha più nulla da dare, fa nascere la necessità di pensare a programmi di interventi di recupero in cui l’anziano deve essere collocato in una visione personalista: “perché egli è persona e come persona è un valore in sé, a qualunque età ed in qualunque condizione, che va rispettata, promossa, riconosciuta e fatta essere ancora oggetto di vita, attività, cultura, in una società di persone solidali”. Si dovrebbe favorire l’attuazione di programmi di educazione per migliorare e prevenire tanti dei problemi della vecchiaia, attraverso
strategie che permettano di restituire all’anziano un ruolo attivo nella società. Inoltre, per l’alta percentuale di anzianità disabile, è necessario che gli enti locali del meridione si mobilizzino per la creazione di una rete d’assistenza pubblica ed efficace in grado di garantire supporto domiciliare oltre che la costruzione di strutture adeguate per l’accoglienza di pazienti con patologie gravi. Come società abbiamo il dovere di curarci i nostri anziani, d’altra parte: “Chi io fui tu sei, chi io sono tu sarai”.

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