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Analisi

Basilicata, una regione che si spegne mentre la politica fa passerella

Basilicata, una regione che si spegne mentre la politica fa passerella

Il Rapporto Svimez 2025 fotografa una Basilicata che arretra più del Mezzogiorno e che fatica persino a restare agganciata al resto del Paese. Una regione dove fare impresa è diventato quasi impossibile: non per mancanza di idee o di coraggio, ma per una burocrazia che rallenta tutto e per una politica sempre più impegnata nelle passerelle che nelle decisioni. L’agricoltura incarna questa crisi: costi alle stelle, eventi climatici estremi, una crisi idrica strutturale, invasi semivuoti e reti che disperdono fino alla metà dell’acqua. Mentre gli agricoltori convivono con meteo imprevedibile e mercati incerti, la macchina amministrativa continua a produrre ritardi, promesse e rinvii. In questo quadro già fragile si ode il racconto di un accordo tra Stato e Regione per l’individuazione del sito nazionale delle scorie proprio in Basilicata. Se fosse vero, sarebbe l’ennesima scelta calata dall’alto su un territorio trattato più come luogo da riempire che come comunità da ascoltare. Una ferita che riaprirebbe timori antichi e rafforzerebbe la sensazione di una regione considerata “disponibile” solo quando si deve ospitare ciò che altrove rifiutano. Intanto la Basilicata si svuota: giovani che partono, imprese che chiudono, servizi che arretrano. Una liquidazione lenta ma evidente, con una classe dirigente spesso più concentrata a governare se stessa che a governare la regione. Per invertire la rotta servono decisioni, non cerimonie; visione, non annunci; investimenti veri, non protocolli simbolici. Senza un cambio di passo immediato, la Basilicata rischia di essere ricordata non per ciò che ha saputo costruire, ma per ciò che ha lasciato andare.

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