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Ornella Vanoni: una donna spettinata, sempre un passo dalla follia

Ornella Vanoni: una donna spettinata, sempre un passo dalla follia

È molto difficile “appuntare” Ornella Vanoni, la sua vita, una vita dove il lavoro, tanto dagli anni '50 fino all'ultimo respiro, è stata la componente più rilevante, insieme al sentimento, che l'ha "modellata", a partire da Giorgio Streler che incontrò per la prima volta a quindici anni, e per finire con Gino Paoli, che considerava l'ultimo suo uomo e l'amore della sua vita.
In tutto questo tempo vissuto c'è la musica (sentita, abbracciata, ragionata, come nessuna, perché la Vanoni, come interprete non è inferiore a nessuna, neppure a Mina, e uso il presente perché lei e la sua voce esistono) suo figlio, i nipoti, Ondina, la cagnetta nuotatrice e la solitudine per scelta, addolcita dalla TV. Utilizzata in questi ultimi anni come momento di pausa, per raccontarsi con ironia, e per intrattenere un pubblico che mai ha smesso di seguirla.


Ornella Vanoni:«Una donna spettinata sempre a un passo dalla follia»

Prologo 

La voce arriva ed entra subito, morbida, bassa, un po’ velata, come un ricordo che non vuole farsi troppo nitido. E prima ancora che lo dica un presentatore, un disco, un giornale, quella voce ha già preso posto nella memoria di tutti.
Ma per capire quella voce, bisogna tornare a Milano, quando Ornella è solo una bambina.

La ragazza della Milano bene nel collegio svizzero 

Ornella corre distratta nel cortile del collegio. Le suore la rimproverano per le scarpe piene di fango, ma lei ride:
«È solo terra, suor Emilia!»
I giorni trascorrono piani, tra le lingue straniere, la disciplina e la sensazione che il mondo è grande, misterioso.
Nessuno immagina che quella ragazzina bionda, curiosa e testarda, un giorno avrebbe incantato intere platee.
Lei sogna semplicemente di diventare estetista, per lavorare con la bellezza.

Strehler

La prima volta che Ornella incontra Giorgio Strehler ha quindici anni, si trova a Santa Margherita Ligure, con sua madre e un’amica della madre, di cui Strehler era l'amante. Lui era bellissimo, dice.
Passano cinque anni e in una sera d’autunno, in una Milano avvolta dalla nebbia, un' Ornella ventenne entra nel Piccolo Teatro.
Il pavimento di legno scricchiola, la luce è bassa, l’odore è quello delle quinte: polvere, velluto, possibilità.
La prima a "riconoscerla" è Sarah Ferrari che dice: «Qui c'è qualcosa di interessante»
Di rimando Giorgio Strehler:
«Come ti chiami?»
«Ornella.»
«Bene. Allora vieni, Ornella. Vieni a vedere come si fa il teatro.»
Fu così che la sua vita cambia direzione.
Strehler non la guarda come si guarda un’allieva, ma come si osserva una pietra preziosa da scolpire.
«Tu non devi cantare forte. Tu devi dire la verità.»
Lei lo guarda e assorbe tutto.
Nasce un legame intenso, pieno di amore, di conflitti, di cura.
Una storia che non si racconta facilmente, ma che plasma la donna e l’artista.

La mala

Le luci del palco si accendono
Nell’aria, un silenzio denso.
Ornella indossa un abito scuro, i capelli tirati indietro.
Attorno a lei, i musicisti attendono il segnale.
E poi, con un filo di voce, comincia:
«Le mantellate, le carcerate…»
La sala trattiene il fiato.
Una ragazza elegante, borghese, che canta della malavita, delle prostitute, dei ladri, con una sincerità che non lascia scampo.
Milano impazzisce
L’Italia si scandalizza.
Strehler sorride in silenzio.
Ornella capisce che la sua voce non è fatta per piacere ma per raccontare.


Gino Paoli

Il mare di Genova quel giorno è grigio, pensoso.
Gino Paoli entra in sala prove, si avvicina a Ornella e le dice:
«Ho una cosa per te.»
Poi inizia a cantare una melodia lenta, rotonda, piena di malinconia.
«Senza fine… tu trascini la nostra vita senza fine…»
Ornella abbassa gli occhi.
Quella canzone sembra scritta nel posto più intimo della sua anima.
Tra loro nasce un amore vero, complicato, pieno di poesia e di ferite e una canzone che non sarebbe finita mai davvero.

L’appuntamento

Gli anni ’70 profumano di libertà e sono morbidi, in uno studio di registrazione, le consegnano una canzone brasiliana:
“Sentado à beira do caminho”.
Lei la ascolta, chiude gli occhi e dice:
«È mia.»
Nasce “L’appuntamento”.
La sua interpretazione trasforma un’attesa qualsiasi nel momento più sospeso della vita e cioè nella paura che lui non arrivi mai.
Il brano diventa un classico immediato.
Forse perché tutti, almeno una volta, abbiamo aspettato qualcuno che non è arrivato.

Il Brasile

Rio de Janeiro le esplode dentro come un abbraccio luminoso.
Il mare, il vento, le notti lunghe, la musica come un respiro.
Toquinho la guarda e le dice:
«Ornella, tu hai un’anima brasiliana.»
Lei ride:
«Non lo sapevo.»
Vinicius de Moraes la ascolta cantare.
Alla fine si accende una sigaretta e mentre fuma considera:
«Questa donna non canta. Questa donna esiste.»
È l’inizio del disco che cambia tutto: “La voglia, la pazzia, l’incoscienza e l’allegria.”
L’Italia scopre la bossa nova.
Ornella scopre una parte nuova di sé.

La Signora elegante 

Negli anni ’80 Ornella riempie le stanze solo entrando con i suoi occhiali grandi, i suoi Versace, i suoi gioielli, i capelli perfetti, il passo deciso di chi ha vissuto tutto e non teme più niente.
In studio registra “Rossetto e cioccolato”, sorridendo tra un take e l’altro:
«Ma guarda se alla mia età mi tocca essere anche sexy!»
La sua voce si fa più scura, più sensuale.
Una donna libera, ironica, intelligente come poche.

La maturità 

Il tempo non la spegne, la raffina.
Negli anni ’90 e 2000 torna alla poesia, al jazz, alle canzoni intime.
Collabora con autori profondi, nuovi, curiosi. Si reinventa più volte, senza mai tradire la sua essenza.
In un’intervista dice:
«Io non sono stanca. Ho ancora cose da dire.»

Ultimi splendori

Sanremo 2018.
Una donna di più di ottant’anni, elegante come una scultura, canta “Argilla”.
La voce è velluto, carezza, saggezza.
Il pubblico si commuove, molti giovani la scoprono per la prima volta.
Lei sorride, divertita: «Ma che carini!»
Pubblica “Unica”, un album che sembra un testamento d’amore verso la vita.
Parla della vecchiaia con ironia, della morte con serenità, dell’amore con gratitudine.
Diventa abituale frequentatrice della TV, riceve la laurea honoris causa dalla Statale di Milano in “Musica, Culture, Media, Performance”.
La rettrice Marina Brambilla dice: «Senza mai mettersi in cattedra, attraverso la sua arte ha offerto uno sguardo lucido e profondamente umano sul nostro tempo».
Ornella Vanoni visibilmente emozionata, vestita da accademica, risponde:
«Io ero una cialtrona, chissà quanto sarebbero fieri oggi i miei genitori di questa laurea»

La voce che rimane

Nel silenzio di una stanza vuota, basta premere “play”, la voce arriva, bassa e morbida.
Racconta l’amore, il dolore, la vita, il tempo, senza mai urlare.

La Playlist del cuore 

In testa alla playlist c'è l’autobiografia della Vanoni scritta con Giancarlo Dotto: “Una bellissima ragazza. La mia vita”, Mondadori, collana Ingrandimenti, 2013, un libro importante per capire la sua vita, il suo carattere, le sue scelte artistiche. La Vanoni racconta di come la sua voce e la sua personalità siano cambiate col tempo, ma anche di come abbia conquistato una serenità interiore. Il libro non è una semplice raccolta di “tappe della carriera”, ma un racconto intimo che mescola teatro, musica, vita privata.
L'autobiografia è un modello di onestà narrativa perché sua vita è una storia di emancipazione, libertà e autoaffermazione vere.

Le canzoni

1. Un sorriso dentro il pianto
(Scritta da Francesco Gabbani, Ornella Vanoni, Pacifico. Composta da Francesco Gabbani)

2.Toy Boy con Colapesce e De Martino
(Scritta e composta da Colapesce e De Martino con la collaborazione di Ornella Vanoni)

3. Amiche mai con Mina
(Scritta e composta da Andrea Mingardi)
4. Isola
(Una composizione di Ryiuchi Sakamoto, con testo di Samuele Bersani)

5. Insieme a te non ci sto più
(Scritta da Vito Pallavicini. Composta da Paolo Conte, portata al successo da Caterina Caselli)

6. Uomini con Gerry Mulligan al sax
(Scritta da Ornella Vanoni, Sergio Bardotti, Sergio Endrigo. Composta da Vladimiro Tosetto)

7. Rabbia, libertà, fantasia
(Scritta da Ornella Vanoni e Stefano Barzotto. Composta da Toto Cutugno)

8. Rossetto e cioccolato
(Scritta da Oscar Avogadro e Ornella Vanoni. Composta da Roberto Pacco)

9. Vai, Valentina
(Scritta da Sergio Bardotti e Ornella Vanoni. Composta da Maurizio Fabrizio)

10. Dettagli
(Testo e musica di Roberto ed Erasmo Carlos, tradotta dal portoghese in italiano da Bruno Lauzi. Titolo originale “ Detalhes")


«Ho chiesto a Paolo Fresu di suonare a mio funerale, indosserò un bel vestito largo, tutto plisse, mi farò truccare dalla mia truccatrice. Farò un figurone. Che si doveva morire lo sapevo, ma di diventare vecchia non l'avevo previsto. Io voglio vivere finché mi tocca vivere, però fammi vivere bene fino a quel momento.»

Così è stato!

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