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La Potenza - Melfi non può continuare a chiedere miracoli: Roberta lo grida con le sue cicatrici

La Potenza - Melfi non può continuare a chiedere miracoli: Roberta lo grida con le sue cicatrici

Roberta Labella e il veicolo incidentato

La SS658 Potenza–Melfi non è una semplice strada, è un confine sottile tra il dovere quotidiano e il rischio di perdere la vita. È il nastro d’asfalto che ogni giorno migliaia di lucani percorrono come se fosse una roulette russa moderna, sperando che stavolta la sorte non si giri dalla parte sbagliata.

Lo certifica, suo malgrado, Roberta Labella, che si definisce “miracolata”. E quando una persona deve ricorrere al linguaggio religioso per raccontare un rientro dal lavoro, significa che non siamo più nel campo della cronaca. Roberta, insegnante di matematica e scienze, racconta il suo rientro dal lavoro del 20 ottobre in un post che è insieme sfogo, denuncia e richiesta d’aiuto. «Mi definisco una miracolata della ss658 Potenza-Melfi», esordisce e la frase basta da sola a spiegare lo stato delle cose.

Quel pomeriggio Roberta stava tornando a Potenza da San Giorgio di Pietragalla quando in località San Francesco «una macchina in presumibile sorpasso ha invaso la mia corsia venendomi contro», scrive. Non c’è corsia d’emergenza, niente margine, niente vie di fuga. «Non ho potuto fare altro che rallentare più che ho potuto», racconta. Il resto è un impatto violentissimo, una macchina distrutta e un elenco di traumi: cinque costole fratturate da un lato, una dall’altro, polmoni contusi, trauma cranico, frattura al coccige, un braccio devastato, un polso scomposto, caviglie e piedi gonfi e contusi. 

Dodici giorni di ricovero, sette immobile in posizione supina per evitare che le costole perforassero i polmoni. Non un incidente: un promemoria spaventoso di cosa significhi circolare su una strada sicuramente non adeguata al flusso veicolare quotidiano, dove infrastrutture e controlli fanno acqua da tutte le parti unitamente alla scarsa prudenza di alcuni automobilisti.

Roberta è una sopravvissuta e la domanda che pone è semplice, eppure tremenda nella sua ovvietà: «Perché su quella maledetta strada su cui la gente rischia la pelle ogni giorno non ci sono i dovuti controlli e deterrenti?» chiede. Non è rabbia, è realtà. «È mia intenzione procedere ad inoltrare una lettera formale alla Prefettura di Potenza», annuncia. Roberta chiede collaborazione, chiede alle Istituzioni di fare qualcosa, chiede di sensibilizzare l'opinione pubblica e di non lasciarla combattere da sola una battaglia che dovrebbe essere collettiva. La SS658 non è solo da mettere in sicurezza. È un luogo dove Istituzioni e cittadini devono incontrarsi a metà strada: con interventi seri da una parte e con un rigido rispetto del Codice della strada e più consapevolezza dall’altra perchè la vita non è uno scherzo.

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