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Analisi

Alta velocità e bassa visione: la miopia istituzionale che condanna la Basilicata all’isolamento

L'alta velocità ferroviaria Foggia - Bologna nella rete europea Ten-T core

C’è una differenza sostanziale tra accontentarsi e lottare. E quando a farlo è un vertice istituzionale, la differenza diventa una questione di dignità collettiva. La proposta del Presidente della Provincia di Potenza, Christian Giordano, di realizzare una stazione di interscambio dell’Alta Velocità “alle porte della Basilicata” – di fatto al confine con la Campania – non può che destare perplessità. Non perché manchi di pragmatismo, ma perché tradisce una rinuncia di fondo: quella a rivendicare per il proprio territorio un ruolo vero, non marginale, nelle reti nazionali di mobilità. Non è campanilismo, è visione. Un Presidente, un sindaco, un consigliere regionale, chiunque rappresenti le istituzioni, ha il dovere morale e politico di battersi per portare la propria terra fuori dall’isolamento. Non può limitarsi a chiedere una “fermata ai confini”, una subordinata geografica e simbolica che fotografa la rassegnazione di una classe dirigente ormai abituata al poco, al “meglio di niente”. È una miopia istituzionale e politica: accontentarsi di una stazione ai margini significa accettare che la Basilicata resti ai margini. Il grado di civiltà di uno Stato si misura anche da questo: infrastrutture, servizi, accessibilità. Non tutto si può ridurre al calcolo dei costi e dei ricavi, perché esistono costi sociali, umani, culturali che non finiscono in bilancio ma pesano come macigni sul futuro di una comunità. Ogni treno perso è un giovane che parte e non torna più. Ogni connessione mancata è un’occasione di lavoro, di vita, di speranza che si spegne. E infatti la Basilicata si svuota. Le giovani coscienze si formano altrove, le famiglie invecchiano, i paesi si spopolano, e il territorio si avvita in un declino lento ma inesorabile, che somiglia sempre più a una liquidazione programmata. Eppure basterebbe poco: un progetto chiaro, una battaglia comune, una visione condivisa. Appare singolare – e insieme doloroso – che a non volerla combattere sia proprio un giovane Presidente di Provincia, uno di quelli che per età dovrebbe avere negli occhi il domani. Perché difendere il diritto alla mobilità, all’accesso, alla connessione non è un capriccio localista: è una battaglia per i propri figli e per quelli del territorio. E chi non la combatte, non rappresenta il futuro: ne certifica la resa.

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