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Degrado e ricordi, ma anche entusiasmo: Galella porta la Vivalat al centro del dibattito pubblico

Degrado e ricordi, ma anche entusiasmo: Galella porta la Vivalat al centro del dibattito pubblico

L’ex Centrale del Latte – per tutti Vivalat – è lo specchio doloroso di ciò che accade quando un luogo viene totalmente abbandonato ma non perde il suo legame con la comunità. La proposta del consigliere regionale di Fratelli d'Italia Alessandro Galella non è rimasta confinata alle mura istituzionali: ha subito acceso un entusiasmo diffuso, non solo a Potenza – dove sorge il sito industriale – ma in tutta la provincia e il territorio regionale. Il tam tam ha scosso i social, i gruppi, le chat di cittadini che ricordano il passato e sognano un futuro migliore. I commenti si moltiplicano, tra nostalgia, sostegno e voglia di vedere finalmente rinascere un luogo che per tanti rappresenta un pezzettino della propria esistenza.

“Bravo Galella, era ora! Se ne parla da troppo tempo, finalmente qualcuno si muove”, scrive un utente. “La location è invidiabile, dobbiamo crederci e fare presto”, aggiunge un altro. C’è chi ricorda il passato: “Negli anni ’80 andai con la scuola elementare in gita alla Centrale del Latte: rivedere quel posto vivo sarebbe bellissimo”. E chi vi ha lavorato da giovane: “Lì ho iniziato a lavorare subito dopo il diploma. Quelle mura sono parte della mia vita. Ridarle alla città che mi ha accolto sarebbe un riscatto per tutti noi”. “Finalmente la politica si accorge di un luogo di assoluto degrado, non possiamo più aspettare”, commenta un altro cittadino. “Rigenerare la Vivalat non è solo cultura: è anche sicurezza per la zona. Lo sappiamo tutti che è ricovero di senza fissa dimora, vandali, teppisti e consumatori di droghe”.

L’idea di trasformare quegli 8.000 metri quadrati oggi abbandonati in un polo creativo multifunzionale ha convinto. Galella ha immaginato spazi per laboratori artigianali, mostre, socialità, convegnistica, coworking e formazione. Un luogo vivo, frizzante, vibrante, capace di stimolare tutta la comunità regionale. La Vivalat, infatti, non è solo un edificio in assoluto stato di degrado: è un pezzo di memoria collettiva. Negli anni ’80 era il cuore pulsante di un’economia che dava lavoro e opportunità; oggi può diventare simbolo di rinascita e rigenerazione urbana. “È una ferita urbana che necessita di una risposta immediata e concreta” ha detto Galella. E ha ragione, a lui va riconosciuto il coraggio e la determinazione di stimolare un dibattito così importante.

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