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Sanità lucana, liste d’attesa al centro di una partita a scacchi tra sindacati e Regione

Sanità lucana, liste d’attesa al centro di una partita a scacchi tra sindacati e Regione

Lo scontro sul potenziamento delle prestazioni ambulatoriali sembra ruotare più intorno ai toni che alla sostanza. Una sorta di guerra di posizionamento: da una parte i sindacati Uil e Uil-Fpl denunciano una gestione unilaterale della Regione Basilicata, che avrebbe “calato dall’alto” l’estensione delle attività sanitarie anche nei weekend. Dall’altra, i fatti raccontano che non si tratta di un’iniziativa autonoma o addirittura a discapito del personale ma dell’applicazione di una previsione normativa nazionale che tutte le Regioni devono recepire. Il cuore della questione non è tanto se si debba ampliare l’offerta sanitaria – perchè su questo aspetto nessuno discute, visto l’allarme delle liste d’attesa – quanto il metodo e il come farlo. E qui il confine tra la programmazione regionale e la gestione quotidiana delle aziende sanitarie diventa sottile. La Regione ha il compito di definire obiettivi, strategie, risorse e fabbisogni; saranno poi i direttori generali a tradurre queste linee in scelte organizzative, turnazioni e modalità di impiego del personale. Perciò l’accusa sindacale secondo cui la Regione inciderebbe direttamente sulla vita professionale dei lavoratori appare quantomeno forzata. Anche perché, parallelamente, il Servizio sanitario lucano sta vivendo una fase di rafforzamento degli organici, resa possibile dal decreto legge 73/2024. Altro nodo è il coinvolgimento del privato accreditato: qui Via Verrastro ha scelto di muoversi sulla base di un’analisi dei fabbisogni e dei volumi necessari. È legittimo interrogarsi sull’impatto dei tetti di spesa e sulla reale capacità del sistema di rispondere in modo strutturale alla domanda di salute, ma anche in questo caso la narrazione del “colpo di mano” sembra poco aderente alla complessità del processo. La sensazione, insomma, è che le parti giochino a scacchi e parlino lingue diverse: i sindacati rivendicano il diritto ad essere ascoltati e pongono l’accento sul necessario benessere dei lavoratori; la Regione insiste sul dovere di garantire ai cittadini prestazioni più rapide e accessibili. Due diritti che non dovrebbero essere in contrapposizione, ma che rischiano di diventarlo quando il confronto si arena sul terreno delle contrapposizioni verbali. La vicenda delle liste d’attesa in Basilicata dimostra una volta di più quanto sia necessario riportare il dibattito su dati concreti e obiettivi comuni, abbandonando la tentazione di fare della sanità un terreno di battaglia politica o sindacale.

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