IL MATTINO
il ricordo del sisma
24.08.2025 - 12:40
Nove anni dopo, le immagini di quella notte restano scolpite nella memoria del Paese. Ma più della distruzione materiale, è il senso di abbandono e solitudine che ancora oggi pesa sulle spalle dei sopravvissuti. “I cittadini non sopportano più le passerelle”, denuncia il sindaco. E forse, dietro quel rifiuto simbolico alle celebrazioni ufficiali, c’è tutto il grido di una terra che non chiede più promesse, ma risposte concrete. Perché ricordare significa anche non smettere di costruire
Il volto simbolo di quel terremoto è Amatrice, che da sola pianse più di 230 vittime. Insieme ad Accumoli e Arquata del Tronto, fu tra i comuni più colpiti da un evento che, a distanza di nove anni, continua a mostrare tutta la sua drammatica attualità.
Nel 2024, il sindaco di Amatrice Giorgio Cortellesi ha compiuto una scelta forte e simbolica: non invitare le istituzioni alle celebrazioni. “Un segnale politico – ha spiegato – a fronte di tante promesse non mantenute”. Amatrice, a nove anni dal sisma, è una città ancora senza una piazza, senza un centro vivo. “Dei 2.300 residenti ufficiali – racconta Cortellesi – ne restano solo 1.200. Duecento sono seguiti dai servizi sociali. Le persone si sono disperse in 52 piccole comunità temporanee, le SAE, e non hanno più un luogo dove incontrarsi”. Un dato che fa riflettere su quanto ancora la ricostruzione sociale sia più in ritardo di quella materiale.
In una lettera inviata al Messaggero, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ricordato il dramma di quella notte e il percorso di rinascita: “Oggi il cratere sismico è il più grande cantiere d'Europa. Non si ricostruiscono solo case e chiese, ma la vita di una comunità travolta da un evento che ha cambiato il volto dei territori”. La Premier ha rivendicato l’impegno del governo nel voler accelerare i tempi della ricostruzione, dopo anni segnati da false partenze e ritardi.
Nel giorno dell’anniversario, anche la Caritas Diocesana di Potenza – Muro Lucano – Marsico Nuovo ha voluto rinnovare la propria vicinanza. “In questo giorno carico di memoria e dolore – si legge nel comunicato – ricordiamo le vite spezzate, le case crollate, i sogni interrotti”. La Caritas lucana fu presente sul campo per quasi due anni, al fianco delle popolazioni colpite. “Il nostro ‘quartier generale’ era proprio ad Amatrice, dove Caritas Italiana ha coordinato una rete capillare di attività e sostegno”. Un ricordo particolare è andato a mons. Domenico Pompili, all’epoca vescovo di Rieti, per il suo ruolo instancabile nel ricucire fiducia e dignità in mezzo alle macerie.
Secondo i dati della Cassa Depositi e Prestiti, a giugno 2025 i contributi concessi hanno raggiunto 11 miliardi di euro, con oltre 6,1 miliardi già liquidati. Solo negli ultimi due anni più di 4.000 famiglie sono tornate nelle proprie case. La ricostruzione pubblica, dopo anni di stallo, ha imboccato una nuova fase: 439 cantieri aperti nei primi quattro mesi del 2025, con la previsione di arrivare a 1.200 entro fine anno. NextAppennino ha garantito fondi per imprese e progetti pubblico-privato, puntando su nuove filiere produttive e innovazione digitale. L’occupazione nei 138 comuni del cratere è cresciuta del 12,4% tra il 2022 e il 2024, contro il 3,9% della media nazionale. “Case e servizi non bastano senza lavoro: è l’unico antidoto allo spopolamento”, ha sottolineato Castelli. Accanto ad Amatrice, altri borghi tornano a vivere. A Norcia riaprirà la Basilica di San Benedetto, Camerino si prepara alla ricostruzione della sua “zona rossa”, Castelluccio e Arquata diventano laboratori di ingegneria antisismica. Tasselli di un mosaico che prova a ridare futuro a intere comunità. Castelli parla di un “modello Appennino centrale”, frutto di una governance multilivello che coinvolge Governo, Regioni, Comuni, Soprintendenze e Autorità anticorruzione. Una sfida che non riguarda solo chi abita questi luoghi, ma l’intero Paese: “Ricostruire non è solo un obbligo morale, ma un volano per l’economia nazionale”.
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