IL MATTINO
L'inchiesta
01.07.2025 - 15:49
Antonio Liseno
Certe storie cominciano da niente. Un gesto distratto, un foglio spiegazzato buttato in un cestino. Carta straccia, all’apparenza. Ma in quel 2017 un poliziotto del Commissariato di Melfi si chinò, raccolse, lesse. E quell’intuito, quella curiosità di chi non si accontenta delle apparenze, aprì uno squarcio su un mondo che sembrava fatto solo di eleganza e marmo lucidato: il resort di lusso San Barbato, a Lavello.
Dietro la facciata patinata, i contorni di una rete opaca, fatta di legami pericolosi, investimenti sospetti, denaro che cambiava pelle. Quello che pareva un sogno imprenditoriale diventava, sotto la lente degli inquirenti, un ingranaggio del riciclaggio. Oggi quell’intuizione ha portato a nove arresti. Tra questi, il nome che più rimbomba nei corridoi della cronaca è quello di Antonio Liseno, imprenditore conosciuto, proprietario del resort. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Potenza, sarebbe collegato a un gruppo criminale attivo nella provincia di Foggia.
Il pezzo di carta, ritrovato nel silenzio di un cestino, raccontava in controluce un rapporto: quello tra Liseno e Angelo Finiguerra, anche lui finito in carcere. Costruttore di Lavello, impegnato nei cantieri del resort. Dietro le quinte, cemento e capitale si intrecciavano in un patto sospetto, che la Guardia di Finanza e lo Sco hanno cominciato a decifrare passo dopo passo, come si fa con le mappe delle città invisibili.
Sono 62 le persone indagate, undici le società nel mirino. Durante la conferenza stampa, il questore Raffaele Gargiulo ha raccontato questo viaggio investigativo cominciato con un foglio gettato via. Al suo fianco, volti e nomi di chi ha lavorato nell’ombra per anni: il procuratore facente funzione Maurizio Cardea, i pm Vincenzo Montemurro e Marco Marano, il comandante provinciale delle Fiamme Gialle, Michele Onorato. E poi Maurizio Miscioscia, dello Sco, che ha aggiunto un altro tassello: è la prima volta, in Italia, che si accerta come i proventi delle rapine a furgoni portavalori siano stati lavati nel sistema imprenditoriale.
Soldi sporchi che diventano camere a cinque stelle. Casseforti svuotate che si trasformano in bottiglie di champagne. La cronaca nera che indossa l’abito buono del business.
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