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16.06.2025 - 11:58
Daniele Manca
Il Partito Democratico in Basilicata è stato finalmente commissariato. Da Roma è arrivata la mossa che in molti temevano (o auspicavano): Elly Schlein ha nominato il senatore Daniele Manca commissario regionale del partito. Un gesto necessario, inevitabile, quasi disperato. Perché il PD lucano non è solo in crisi: è completamente scollegato dalla realtà. E proprio per questo, Manca ha davanti a sé una missione estrema: o taglia di netto con il passato, o sarà inghiottito dallo stesso sistema che ha logorato ogni credibilità dei dem lucani. Appena si sono intraviste le dimissioni di Lettieri, le vecchie glorie locali — da Salvatore Margiotta in giù — hanno fatto subito un salto in avanti, come sciacalli che annusano una carcassa. Tentativi evidenti di evitare un commissario “forestiero” e cucirsi addosso l’ennesima “soluzione interna”. Magari un Lettieri bis, tanto per assicurarsi che gli errori si ripetano in loop, senza nemmeno il pudore del cambiamento. Ma stavolta Roma ha fatto ciò che andava fatto: un taglio netto. Un uomo esterno. Un segnale concreto. Le aspettative? Chiare. E altissime. Manca dovrà spazzare via il marcio. Non serve diplomazia, serve una bonifica. Il PD in Basilicata non si salva con le pezze o le pacche sulle spalle. Serve un reset strutturale. Chi ha perso deve farsi da parte. Chi ha gestito il partito come se fosse un feudo personale deve essere accompagnato fuori. In parallelo, bisogna ricucire con la società, riaprire le porte alla partecipazione vera, uscire dai circoli autoreferenziali dove da anni si eleggono segretari che nessuno conosce e si difendono poteri che nessuno riconosce. Il PD deve tornare nei territori, parlare ai giovani, agli amministratori, alle periferie. Per troppo tempo il PD in Basilicata è stato tutto e niente. Un contenitore vuoto, usato per entrare nelle istituzioni ma senza mai costruire un progetto. Manca ha il compito di restituire un’identità chiara e coerente: con chi si sta, cosa si vuole, quali battaglie si intendono fare. Altrimenti ogni alleanza sarà un pasticcio, ogni candidatura una resa. Il commissario dovrà costruire una classe dirigente giovane, competente, pulita. Gente che non deve tutto al partito, ma che possa dare qualcosa al partito. Formare, selezionare, sostenere: questo è il compito. Perché se si torna a pescare dai soliti nomi, la morte del PD sarà definitiva. Daniele Manca non può venire in Basilicata a fare il pompiere. Deve venire con la ruspa. Deve avere il coraggio di dire la verità: il PD lucano è fallito, e va ricostruito da capo. Se accetterà compromessi, se cederà alle pressioni dei soliti noti, se farà melina per “tenere insieme”, sarà solo l’ennesima foglia di fico su un partito che marcisce da anni. Il plenipotenziario dem Igor Taruffi ha detto che “si apre una nuova fase”. Bene. Ma una nuova fase si apre solo se si chiude, e definitivamente, quella vecchia. Ora o mai più. La Basilicata non aspetta più il Pd. E il Pd, se non cambia davvero, può anche chiudere bottega negando l'offerta di una valida e credibile alternativa al centrodestra che con il successore di Bardi potrà colonizzare la Basilicata.
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