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Intervista

«Progettare sogni, non solo spazi». Dal cinema alle case vissute: la missione dell'interior designer lucana Marilena Scutillo

Da Tricarico ci parla della sua professione, ancora poco nota, che porta avanti con stile e innovazione al fine di realizzare case eleganti per tutti. Perché come direbbe lei, ogni casa è un caso

Foto Marilena Scutillo

«Non è nata come un colpo di fulmine ma come un amore che mi ha affascinato man mano e continua a farlo».  Marilena Scutillo, interior designer tricaricese, racconta la sua passione per la professione. «Avevo solo 18 anni e volevo fare la scenografa di teatro e set da cinema ma ridimensionarmi era necessario e quindi ho voluto creare scenografie per famiglie, attività commerciali e rendere bello e funzionale quello che è il film della vita quotidiana».

In Basilicata questo lavoro spesso viene scambiato per altre professioni come l’ingegnere, architetto ecc. Secondo lei cosa si può fare per cambiare questa erronea concezione?

“Aggiungere anche la figura del venditore di mobili! Difatti la professione è una novità che coniuga la conoscenza degli arredi e dell'estetica con la tecnica e lo studio architettonico. Come vice delegata dell'AIPI (Associazione Italiana Professionisti Interior Designers ndr) stiamo elaborando insieme al gruppo lucano giornate formative ed eventi che facciano emergere il ruolo fondamentale ed unico che ricopre il lavoro del designer. Il cliente finale deve capire che il luogo in cui si vive, come mi piace dire una volta chiuso il portone puoi vivere anche in città o nel bel mezzo del nulla, la tua casa, il luogo del tuo lavoro, deve renderti felice e sereno. quindi progettare questi posti è come progettare un sogno, ognuno sogna a proprio modo”.

Immaginare e realizzare la casa dei sogni degli altri cosa le trasmette?

“Quando si fidano e si affidano a me innanzitutto provo gratitudine e la mia grande pazienza ed empatia la porto in ogni progetto che rappresenta ogni volta il concetto casa del mio committente e non ho quindi uno stile mio ma ogni casa è un caso”.

Quali sono le caratteristiche per essere una brava interior designer?

“Ovviamente e non lo è ahimè, un corso di studi triennale come minimo e non corsi on line di qualche ora. poi passione, voglia di imparare sempre, conoscere, ispirazione, vena artistica e creatività con la giusta dose di studio tecnico, capacità di problem solving, lavorare in team, saper gestire un team, pazienza e tanta capacità di mettersi in gioco ogni giorno e apprendere sempre di più”.

Il settore dell’arredo e della casa non vivono un periodo positivo. Secondo lei cosa si potrebbe fare per dare slancio a questa categoria produttiva?

“Stiamo vivendo difatti un periodo di stallo, ma siamo arrivati ad un punto in cui le manovalanze chiedono prezzi altissimi e dove non vi è davvero un’organizzazione di cantiere e chi ne paga le conseguenze è sempre il portafoglio del committente e la mia figura nasce anche per gestire un budget al meglio. Si ha paura già di fare lavori figuriamoci di affidare questo lavoro a un estraneo, ma è qui che in realtà il designer gioca un ruolo fondamentale facendo risparmiare tempo, errori e quindi soldi. Ma dobbiamo anche essere bravi a capire cosa si vuole realizzare con quello che si ha, ecco perché parlo di studio tecnico e creatività messe insieme e cosa importante che vorrei sottolineare è un luogo bello non è sinonimo di luogo costoso.

Anzi! Un luogo lo percepisci bello perché è studiato (molte sono le consulenze che faccio anche solo riposizionato e valorizzando gli arredi che sono già in possesso e basta davvero poco, una pittura diversa, una luce giusta, una posizione corretta a rendere più armonioso e vivibile una stanza)”.

Infine, cosa augura per il suo futuro professionale?

“Io mi immagino di entrare in tante case e locali commerciali affinché ognuno abbia il proprio luogo bello e funzionale. Vorrei tanto insegnare tutto quello che ho imparato già in questi 16 anni e che continuerò a imparare dai cantieri e dai libri, dalla tecnica al dialogo con chi ne sa più di me e vorrò creare uno studio che sia un salotto e non un luogo di formalità tra cliente e professionista, ma un luogo dove anche diversi professionisti si incontrano e si crei sinergia ed energia positiva che potrà solo che giovare in un cantiere”.

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