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Ambiente

Basilicata, l’agricoltura muore di sete mentre l’unica diga che funziona è la burocrazia

Basilicata, l’agricoltura muore di sete mentre l’unica diga che funziona è la burocrazia

Secondo l’Osservatorio Meteorologico Lucano, la Basilicata ha recentemente registrato temperature superiori di quasi due gradi rispetto alla media e precipitazioni abbondanti nel periodo gennaio-maggio 2025. Un’anomalia positiva, almeno sulla carta, che sembrava preludere a un miglioramento delle condizioni idriche regionali rispetto allo stesso periodo del 2024.
Eppure, la realtà racconta altro.
L’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale ha confermato lo stato di severità idrica differenziata anche in Basilicata. Nella seduta del 27 maggio scorso, l’Osservatorio sugli Utilizzi Idrici ha rilevato una riduzione delle portate fluviali, livelli degli invasi sotto media stagionale e un calo delle piogge recenti, aggravati da una crescente pressione della domanda per usi agricoli, civili e industriali.

Eppure, la Basilicata possiede un’eccellente base idrica naturale. Le sole tre grandi dighe – Monte Cotugno, Pertusillo e Camastra – possono accumulare , almeno sulla carta, complessivamente 717 milioni di metri cubi d’acqua. Ma le potenzialità si scontrano con opere trascurate, inefficienze gestionali e uno scarso coordinamento tra enti.

Dal 2024 la gestione delle grandi infrastrutture è affidata ad Acque del Sud S.p.A., la nuova società pubblica creata dal governo per razionalizzare la governance idrica del Mezzogiorno. Gestisce invasi, sorgenti e attraversamenti, fornendo acqua grezza per usi domestici, agricoli e industriali. La Regione Basilicata è formalmente partner nel sistema, ma il suo ruolo è debole: nessuna vera leva decisionale in un impianto dominato da soggetti centrali e logiche di tipo industriale.

Intanto, l’estate è alle porte e nulla fa ben sperare. Sono già iniziate le turnazioni irrigue in agricoltura, spesso con portata e tempi che sfiorano il ridicolo. I raccolti e le colture stesse sono a rischio, le aziende zootecniche denunciano problemi per i foraggi, le produzioni casearie e la tenuta degli allevamenti stessi.

E dire che l’agricoltura lucana vale circa 350 milioni di euro l’anno in termini di valore aggiunto. Un comparto tutt’altro che marginale, messo però in ginocchio da una crisi che non è solo climatica ma, prima di tutto, di gestione e visione.

In Basilicata, insomma, fare impresa diventa ogni giorno più complicato. Speriamo che presto non lo diventi anche bere.

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