IL MATTINO
Analisi
03.06.2025 - 19:13
Negli ultimi vent’anni il Sud ha visto un progressivo calo degli investimenti pubblici e una drastica riduzione delle risorse a esso destinate.
Tanti ricorderanno il “Contratto per il cambiamento”, firmato con solennità da alcune forze politiche. Al suo interno, una promessa per il Sud: “politiche finalizzate allo sviluppo economico omogeneo del Paese e alla riduzione del gap tra Nord e Sud”.
Una dichiarazione d’intenti rimasta largamente inattuata.
L’Italia continua a viaggiare a due velocità: due economie, due modelli culturali, due classi dirigenti.
Il divario si allarga. Il Mezzogiorno, pur rappresentando quasi un quarto del Pil nazionale, influenza negativamente tutti i principali indicatori macroeconomici.
Eppure, è proprio da qui che può (e deve) partire il riscatto complessivo dell’Italia.
Al Nord la popolazione cresce. Al Sud, invece, l’emorragia demografica si contiene appena grazie all’immigrazione, mentre ogni anno migliaia di giovani lasciano la propria terra per cercare altrove un lavoro, una prospettiva, un futuro.
Questo esodo mina le basi stesse dello sviluppo e compromette ogni tentativo di costruire una società equa.
Negli ultimi anni, tuttavia, si sono registrati segnali incoraggianti. Le iniziative legislative e di governo rappresentano un primo passo verso la ricucitura di una frattura storica: l’Accordo per lo Sviluppo e la Coesione tra Stato e Regione Basilicata ha sbloccato 945 milioni di euro per 111 interventi strategici nei settori chiave: infrastrutture, ambiente, rigenerazione urbana, imprese, sistema idrico. La Zes Unica per il Mezzogiorno, attiva dal 2024, promette semplificazioni e incentivi fiscali per attrarre investimenti e rafforzare la competitività. Il Pnrr ha rilanciato infrastrutture storicamente dimenticate, come la tratta ferroviaria Ferrandina-Matera. Misure come “Resto al Sud” e la “Nuova Sabatini Sud” offrono strumenti concreti per sostenere l’imprenditoria giovanile e l’innovazione tecnologica. Tutto questo non basta.
Il progetto di crescita della Basilicata ha bisogno di un Mezzogiorno forte e connesso, come cerniera strategica tra l’Europa e il Mediterraneo. Non si tratta solo di difendere il Sud.
Si tratta di rilanciare l’Italia a partire dalle sue fragilità più evidenti e dalle sue potenzialità più autentiche.
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