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Un anno in terra lucana per Mons. Carbonaro: lo stile bergogliano per una Chiesa in uscita



Un anno in terra lucana per Mons. Carbonaro: lo stile bergogliano per una Chiesa in uscita

Mons. Carbonaro

Un anno fa l’Arcidiocesi di Potenza – Muro Lucano – Marsico Nuovo accoglieva con emozione il suo nuovo pastore: Monsignor Davide Carbonaro. Oggi, a dodici mesi di distanza dalla sua ordinazione episcopale, la comunità diocesana celebra questo anniversario con parole di gratitudine e speranza. A farsi portavoce di questo sentimento è la Caritas Diocesana di Potenza: «Nel primo anniversario della sua ordinazione episcopale eleviamo a Dio il nostro grazie per il dono di Mons. Davide Carbonaro alla nostra comunità. La sua presenza è stata luce nei momenti difficili e guida sicura nel cammino di Fede». Una sintesi perfetta di quello che il primo anno di ministero episcopale di Mons. Carbonaro ha rappresentato per la Chiesa lucana. Nel corso di questi mesi, segnati da sfide complesse e da una società in continua trasformazione, il vescovo si è imposto come un punto di riferimento solido, capace di coniugare fermezza e vicinanza, ascolto e decisione. Fin dai primi giorni in terra lucana Mons. Carbonaro ha scelto una linea pastorale chiara e di stampo bergogliana: stare vicino alle persone, in particolare ai più fragili, agli ammalati, a chi si trova ai margini. Non solo parole, ma presenza e semplicità: l’annuncio del Vangelo, la cura delle persone, la costruzione di comunità vive e solidali, la partecipazione alle iniziative delle parrocchie più piccole, l'ascolto delle fragilità sociali ed economiche del territorio. Ha scelto di mettersi in cammino e di conoscere i suoi fedeli da vicino. La strada da percorrere non sarà priva di ostacoli: lo sa bene lo stesso Carbonaro che nei suoi interventi pubblici ha più volte richiamato alla responsabilità condivisa, all’impegno per il bene comune, all'attenzione delle istituzioni sulle criticità del nostro tempo: dalle morti sul lavoro, alla crisi industriale di Stellantis nell'area di Melfi, alla crisi idrica che ha colpito il Potentino, all'occupazione precaria e sottopagata, alle dipendenze. La sfida lanciata al clero e ai laici è chiara: costruire una Chiesa che esce, che si sporca le mani per incontrare l’uomo là dove vive, soffre e spera.

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