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Le Assaggiatrici e l'eterna storia che non si è conclusa il 25 aprile

Le Assaggiatrici e l'eterna storia che non si è conclusa il 25 aprile

Mi accorgo adesso di non avere mai scritto qualcosa sul 25 Aprile e la visione del film di Silvio Soldini "Le assaggiatrici", tratto dal romanzo di Rosella Postorino, me lo ha ricordato. Il film è ispirato alla storia di Margot Wölk che, in punto di morte, confessò di avere fatto parte del gruppo di persone che assaggiavano i pasti di Hitler, così da poterne scongiurare la morte. In pratica costoro facevano da muro di contenimento tra la vita e l'al di là, mentre cercavano di sopravvivere a loro volta. Una disperata roulette russa che mette in luce come la disperazione e la voglia di vivere siano talmente legate da ribaltare il corso della stessa Storia. Il film è stato presentato in anteprima al "Bari International Film Festival" del 2025. Insomma questo film rimette in circolazione quel periodo della storia mondiale, in cui la lotta per la sopravvivenza diventava anche lotta per la ricerca di un sistema politico più giusto per tutti, in maniera reale e pressante
La Storia, non i social né le ideologie, ha dimostrato che la Seconda Guerra Mondiale non è servita a rendere gli uomini più accorti e meno orientati al ragionamento spicciolo, malgrado una guerra che segnò, ancora una volta, la disfatta di un' Europa portatrice di un messaggio di medietà di cui Hitler, Mussolini, Pétain e lo stesso Churchill furono i rappresentanti, attraverso le loro idee sul mondo.
In Italia pragmatismo di Togliatti e di De Gasperi impedì la totale catastrofe (la guerra la perdemmo) in un paese distrutto e in guerra al suo interno, anche se questo significò "consegnare" il paese agli Stati Uniti, che in quel momento storico rappresentavano la novità e la possibilità, concreta, di credere nel regno dei cieli sulla terra.
E quindi che si sia di destra, di sinistra, di mezzo o di altrove, festeggiare il 25 Aprile ha un senso, per altro profondissimo, visto che certifica la possibilità di modificare una condizione storica e un andamento, distorto, della realtà, attraverso la Politica e la lungimiranza dei politici veri.
Ma poiché la Storia non è maestra di niente, oggi siamo punto e a capo, con le stesse dinamiche, e con l'esistenza di mondi nuovi che impattano su quella visione del mondo passata, ma non antica.
Perché se allora c'erano due schieramenti: l'URSS e gli USA, con la Germania fatta a metà per rimarcarlo, oggi il mercato è la Grande Muraglia, in senso lato ed in senso metaforico e a poco serve negarlo. E così il cinema torna utile, per capire come le guerre, e le divisioni ideologiche, siano sempre state il modo più rapido per evidenziare differenze sociali, e una dimensione della realtà che è sempre e solo negazione dei diritti per alcuni, e vantaggi per altri.
E quindi non ha senso sottrarsi ai festeggiamenti per il 25 Aprile, almeno fino a quando le guerre e la lotta per una, legittima, vita migliore non sarà la priorità per la gran parte dell'umanità, diversamente perché una donna in fuga, per via della sua origine, dovrebbe mai assaggiare i pasti di chi l'ha messa in fuga per scampare alla sua di morte e per garantire al suo carnefice la vita?
Il film (grassetto)
Ambientato nell'autunno del 1943, il film segue Rosa Sauer in fuga da una Berlino bombardata. Rifugiatasi in un piccolo paese vicino al confine orientale, scopre che il villaggio nasconde un segreto: nella vicina foresta si trova la "Tana del Lupo", il quartier generale di Hitler. Il Führer, ossessionato dalla possibilità di essere avvelenato, ha bisogno di assaggiatrici. Rosa viene prelevata insieme ad altre giovani donne del villaggio per svolgere questo compito mortale.
«La capacità di adattamento è la maggiore risorsa degli esseri umani, ma più mi adattavo e meno mi sentivo umana.»
Tra la paura e la fame, le assaggiatrici stringono alleanze e amicizie, mentre Rosa si trova a fronteggiare le proprie emozioni e la difficile situazione in cui si trova.
«La chiamavano Wolfsschanze, Tana del Lupo. Lupo era il suo soprannome. Sprovveduta come Cappuccetto Rosso, sono finita nella sua pancia. Una legione di cacciatori lo cercava. Pur di averlo in pugno, avrebbe fatto fuori anche me.»
Elisa Schlott è l'attrice che interpreta Rosa Sauer mentre Max Riemelt è l'ufficiale delle SS con cui Rosa intreccia una relazione, non semplice ma umana.
«Eravamo donne senza uomini. Tutte avevamo bisogno di essere desiderate perché il desiderio degli uomini ti fa esistere di più. Ogni donna lo impara da giovane. Ti accorgi di quel potere quando è ancora troppo presto per maneggiarlo. Non lo hai conquistato, perciò può diventare una trappola.»
Il film si avvale di un nutrito gruppo di sceneggiatori è stata: Doriana Leondeff, Silvio Soldini, Lucio Ricca, Cristina Comencini, Giulia Calenda e Ilaria Macchia.
Fin qui va bene ma poiché il mondo in cui viviamo è ancora incapace di ragionare con freddezza su questo periodo storico, che si tratti di Storia o di microstorie, il film rimane un po' appeso. Ed infatti benché il gruppo di sceneggiatori sia nutrito e la fotografia abbia restituito un'immagine dolente e palpabile della realtà, la storia d'amore, e quindi l'aspetto da soap prende il sopravvento.
La ragione?
Non esiste ancora una coscienza sociale così potente, che porti ad abbattere quella dimensione, un po' esaltata, che da sempre accompagna la ricostruzione di questo disgraziato periodo storico, che è ancora dentro di noi, perché è difficile accettare di essere responsabili del regime che si tollera, come scrive la Postorino e come vivendo si comprende.
«Sei responsabile del regime che tolleri, avrebbe gridato mio padre. L'esistenza di chiunque è consentita dall'ordinamento dello Stato in cui vive, pura quella di un eremita, lo capisci o no? Non sei immune da nessuna colpa.»

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