IL MATTINO
strage di calenzano
19.03.2025 - 20:02
La strage al deposito di Calenzano poteva essere evitata e gli errori di Eni nella pianificazione della manutenzione e della realizzazione di una nuova linea per il biocarburante Hvo non ammettono scuse. Sono parole dure quelle che il procuratore di Prato Luca Tescaroli pronuncia nel rendere noto i nove avvisi di garanzia a manager di Eni e Sergen e un altro avviso a Eni spa. Le esplosioni che hanno causato cinque morti sono state "evento prevedibile ma evitabile" in base alle indagini, sottolinea Tescaroli parlando di un "errore grave e inescusabile". Un errore che, secondo la procura, risulta dalla stessa documentazione di sicurezza rilasciata da Eni a Sergen, e dalle stesse attività di Sergen, "vale a dire la presenza di fonti di innesco, come il motore a scoppio di un elevatore", che "ha generato calore in un'area ad alto rischio in un momento in cui le operazioni di carico delle autobotti erano parallele alle attività di Sergen" "L'incidente sul lavoro - è la conclusione del procuratore di Prato - è risultato in concreto prevedibile, se fosse stata effettuata un'adeguata analisi dei rischi e delle condizioni operative", "ed evitabile, se fossero state seguite correttamente le procedure di sicurezza, protezione e pianificazione che erano obbligatorie per effettuare l'intervento che doveva fare Sergen srl". L'errore grave e inescusabile è ricavato dagli inquirenti dalla documentazione Duvri, il permesso di lavoro elettronico rilasciato da Eni a Sergen srl. Per Tescaroli i manager di Eni avrebbero agito "in assenza di un modello organizzativo che contenesse misure precauzionali per impedire la situazione di rischio prevedibile e evitabile che ha prodotto le esplosioni e l'incendio", tipologia di evento che, peraltro, "Eni, secondo il metodo statistico utilizzato, aveva classificato con una probabilità di accadimento molto bassa". Eni aveva incaricato le imprese Sergen/Nolitalia di modificare l'impianto di Calenzano convertendo una ex linea della benzina a una nuova per biocarburante (l'olio biovegetale idrotrattato, l'Hvo). Durante i lavori, ha spiegato la procura, il 9 dicembre sono partite quattro esplosioni. L'origine del disastro è nata dalla fuoriuscita a pressione di benzina da una fessura, che ha fatto sì che si formasse una nube di aerosol. E c'è stata una piccola rottura in una flangia svitata dagli addetti Sergen sotto una valvola, la n.577 che fa parte della tubazione dismessa. Tale valvola doveva essere rimossa come deciso con Eni il 18 novembre 2024. Ma il 9 dicembre la stessa linea era ancora collegata - tramite la valvola n.575 - a un'altra tubazione che riceveva benzina da un condotto del diametro di otto pollici. Quando col carico delle autobotti, una linea funzionante - accanto a quella coi lavori in corso - ha cominciato a pompare, parte della benzina ha raggiunto la fessura ed è uscita. Dopo 33 secondi la nube è stata innescata dal motore caldo di una piattaforma elevatrice usata dai tecnici di Sergen. La procura ha ricostruito la sequenza. Alle ore 10, 21 minuti e 51 secondi il primo scoppio; un decimo di secondo dopo c'è stata la seconda esplosione - la più potente, che ha deformato due pilastri di acciaio - poi si sono incendiate le autobotti nelle corsie di carico, e circa due minuti dopo una telecamera ha ripreso uno scoppio minore (il terzo). La quarta esplosione - passano sei minuti - è di un camion-cisterna con gasolio, che si è surriscaldato ed è scoppiato a sua volta. Intorno, i cinque morti e i 27 feriti.
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