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Analisi

La guerra santa del rock: tra demoni, chitarre e predicatori miliardari

Dalle accuse di satanismo ai Deep Purple divisi tra fede e occultismo, fino al mito del patto col diavolo di Robert Johnson. La lunga battaglia tra musica e religione

La guerra santa del rock: tra demoni, chitarre e predicatori miliardari

Fin dagli anni sessanta, i gruppi rock vennero additati come adoratori del diavolo da parte di
differenti predicatori cristiani americani, diventati poi miliardari grazie alle loro emittenti televisive. E i
gruppi rockettari li sfidavano, ovviamente, riempendo gli stadi di gente proveniente da tutte le parti del
mondo. Era iniziata una mitica guerra tra cristiani e rockers. Alcuni dei grandi gruppi musicali ebbero a
che fare anche con lotte intestine tra loro. Per esempio all'interno dei Deep Purple fin dall'inizio c'è stato
lo scontro epico tra il vocalista Jan Guillan e il chitarrista Richy Blackmore. Jan era dichiaratamente
cristiano, scrisse lui i brani del mitico musical “Jesus Christ Superstar”, Richy era invece un occultista in
cerca del brivido del mistero. Le due anime opposte cozzavano tremendamente, tanto che se Jan si trovava
sotto tiro, Richy lo colpiva col manico della chitarra sul palco durante i concerti.
Il rock e il blues sono generi etichettati da sempre come “musica del diavolo”, complici soprattutto
gli stessi artisti, che hanno voluto dare un po' di “pepe” alla propria storia artistica. Un esempio plateale
furono i Rolling Stone con “Sympathy for the devil”, divenuta poi colonna sonora del celebre film
“Intervista col vampiro”, diretto da Neil Jordan in modo magistrale. Il testo sembra essere celebrativo, per
i predicatori cristiani è un manifesto satanico vero e proprio, per tanti altri si tratta di un semplice modo di
protestare verso il bigottismo e perbenismo religioso. Dice in grandi linee: “Per favore permettetemi di
presentarmi. Ho rubato l'anima e la fede di molti uomini. Ero in giro quando Gesù Cristo ha avuto il suo
momento di dubbio e di dolore. Mi sono assicurato che Pilato si lavasse le mani segnando il suo destino.
Piacere di conoscerti, spero che indovinerai il mio nome. Chiamami semplicemente Lucifero, perché ho
bisogno di un po' di moderazione. Quindi se m'incontri abbi un po' di cortesia, abbi un po' di simpatia e di
gusto. Usa tutta la tua gentilezza imparata. Oppure rovinerò la tua anima”. Era il 1968, forse il momento
in cui si parlava per la prima volta di Gesù Cristo fuori dalle Chiese in modo planetario, rendendo il sacro
un oggetto di riflessione per i profani. Invece di apprezzare la cosa, ovviamente, molti predicatori cristiani
si sono offesi ed hanno accusato la band di dissacrazione, altri invece, più aperti mentalmente, si sono
messi a suonare il rock e il blues con i loro cori gospel, e nelle loro chiese sono diventati anche vescovi,
punti di incontro fondamentali tra il sacro e il profano. Vedi per esempio la collaborazione tra Zucchero
Fornaciari e Solomon Burke, il “Re del rock'n'soul”, nella famosissima interpretazione di “Un diavolo in
me” alla Royal Albert Hall di Londra, fantastico esempio di dialogo ed amicizia.
Ma fu il bluesman Robert Jonson a creare il mito, mentore di rockers come Eric Clapton,
affermando di aver ricevuto lezioni di chitarra direttamente dal diavolo, all'incrocio di una strada. Robert
veniva da un duro colpo, uno di quelli che la vita ti sferra all'improvviso quando sei all'apice della felicità:
sposò Virginia Travis nel 1030, però morì durante il parto. Il bluesman divenne un'anima errante, era

bravo con l'armonica, ma con la chitarra era una vera schiappa. Eddie James House se lo portava in giro e
gli faceva suonare la chitarra, ma era così scarso che gli chiese di tornare a suonare la sua vecchia
armonica. Dopo un lungo periodo di assenza tornò da Son House, prese la chitarra e tutti si
meravigliarono per il suo nuovo modo talentuoso di suonare. House affermò: “Per suonare così deve aver
venduto la sua anima al diavolo!”, da qui la legenda. Jonson alimentò questo aneddoto scrivendo “Me and
the devil”, “Croas road Blues”, raccontando di aver ricevuto il talento da un uomo vestito di nero,
incontrato all'incrocio delle autostrade 49 e 61 a Clarksdale in Mississipi, il quale gli avrebbe accordato la
chitarra e ridandogliela gli avrebbe anche trasmesso il suo incredibile talento. In realtà aveva
semplicemente eseguito tantissima esercitazione sotto la guida di Ike Zimmerman. Jonson morì nel 1938 a
soli 27 anni, inaugurando quello che viene ancora oggi definito

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