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Da partito regione a treno deragliato

Da partito regione a treno deragliato

Metti Chiorazzo, togli Chiorazzo. Metti un oculista, togli l'oculista. Metti Marrese, perdi con Marrese. Sembra passato un secolo dal duo onomatopeico Taruffi - Baruffi e dai pirotecnici colpi di scena in casa dem che tanto hanno infuocato la scelta del candidato presidente alle ultime elezioni regionali, salvo poi regalare su un piatto d'argento la martoriata terra di Nitti al centrodestra dei bonus, della sorridente convegnistica e dei fratelli coltelli usciti a pezzi e a calci dall'ultimo congresso cittadino a Potenza e mettere al centro dei giochi Marcello Pittella, un gigante tra gnomi da giardino, assolto in appello da una vicenda che anni addietro ha stravolto il corso della politica lucana, consegnandolo senza sconti al tribunale dei social, ai manettari grillini e alla ghigliottina del giustizialismo casereccio. Ma questa è un'altra storia. La stessa che avrebbe potuto scrivere tal Giovanni Lettieri, prodotto delle circostanze e dalle ceneri di un giovane La Regina e che funzionale a qualcuno, non è stato in fin dei conti né traghettatore, né un innovatore, né un usato sicuro, né il saggio dal quale ripartire, né l'uomo forte al comando, né il segretario di spessore capace di onorare almeno in millimetrica misura una figura preparata e carismatica come quella del compianto Antonio Luongo. Anche questa, però, è un'altra storia. Ma Lettieri non è stato neppure quel dimissionario post debacle regionale da sacrificare sull'altare della sconfitta a tutela dei soliti volponi che da tempo non ne azzeccano una, con un Pd che alle politiche del 2022 non è riuscito ad esprimere neanche un senatore e un deputato forestiero e teologo dell'europeismo più spinto. C'è l'immagine di una sinistra stritolata dalle sue correnti, spenta, incapace di rappresentare un'alternativa, di mettere in piedi forze fresche e idee convincenti, un partito non rinnovato rappresentato nel Parlamentino di Via Verrastro da dinosauri del calibro di Lacorazza, redattore seriale di valanghe di comunicati stampa, vittima ormai della sua stessa comunicazione e più impegnato a screenshottare, commentare e controllare i canali social di qualche assessore che a pensare allo stato comatoso della sinistra lucana che - absit iniura verbis - non è ripartita e non ripartirà certamente da San Vincenzo Telesca da Potenza o da qualche cavaliere senza macchia e speranza. In questo teatrino l'unica certezza è che niente cambierà.

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