IL MATTINO
Cultura
22.09.2024 - 20:02
Tim Burton ha finalmente la sua stella su la Walk of Fame, la stella numero 2.788, una stella che, come lui ha raccontato, è di fronte al negozio “Hollywood Toys & Costumes”, famoso e storico negozio che adorava da bambino, quando ci andava con sua madre, e che per lui rappresenta la quadratura del cerchio.
Nella sua lunga carriera da cineasta, ci ha portato dappertutto, attraverso le sue storie gotiche, animate da personaggi estremi ed interrotti, che grazie al suo romanticismo, e sì Tim Burton è un romantico, ci sono entrati sottopelle, facendoci accettare la vita in maniera più ampia e inclusiva, proprio in virtù dei suoi film e delle sue rappresentazioni fantastiche.
Suoi compagni di viaggio, in questa vita a servizio delle emozioni, sono stati sempre gli stessi attori: da Johnny Depp, a Winona Ryder, a Michael Keaton (tra i più amati da lui) che come compagni di giochi lo hanno seguito dappertutto, senza nemmeno cercare di capire il perché di questi viaggi, come accade quando in amicizia si segue chi ci sta a cuore..
E così in “Beetlejuice Beetlejuice “, che ha aperto l’ 81esima “Mostra del Cinema di Venezia, 2024”, e che è in programmazione nei cinema italiani, Tim Burton ha preso i suoi compagni di giochi ed ha fatto ripartire la storia, questa volta non della famiglia Maitland, Adam e Barbara, che una volta morta, a causa di un incidente automobilistico, scopre di essere diventa "fantasma", con i poteri che competono ai fantasmi, ma dalla famiglia Deetz, che nel frattempo è diventata la proprietaria di casa loro. Il primo “Beetlejuice- Spiritello porcello” del 1988 fu un successo, tanto da avere prodotto sia una serie Tv, animata, dal titolo “In che mondo stai Beetlejuice?”, sia un musical, nel 2018. Il secondo è un'altra cosa, perché non gioca più sulla novità, ma ciò non toglie che sia un film godibile e nelle corde di Tim Burton. E infatti anche questa volta il regista ha dato vita ad un film emozionante, divertente, che ti fa sprofondare nella pellicola, più che nella poltrona, facendoti passare il tempo così velocemente tanto da farti rammaricare che il film finisca.
Nel mentre Tim Burton si è innamorato, ricambiato, di Monica Bellucci, che nel film è Delores (Dolores) la moglie succhia anime di Beetlejuice.
Delores è costruita al millimetro sulla Bellucci, sul suo essere diva del cinema muto. Un fumetto, alla maniera di Burton, capace di accettare di essere “manipolata”, ed essere rappresentata a pezzi. Pezzi che rimette insieme da sé, con laiuto di una spillatrice, non di un uomo, senza perdere per questo un grammo di femminilità, di intelligenza, acquisendo, al contrario, un potere grandissimo, che lei declina in cattiveria, per scelta consapevole, non certo per imposizione maschile. Dimostrando di essere tutto tranne che la costola di Adamo, in quanto donna.
Un vero punto di svolta, e per questa ragione, questo frame, è talmente forte dal punto di vista dall'impatto emotivo, da valere l’intero film. Perché la più grande scoperta di questo film è proprio lei, Delores/Monica/Lolita che si trasforma al ritmo di “Tragedy” dei Bee Gees, mentre mette in scena, alla perfezione, tutto il vissuto artistico e sentimentale del regista americano, con una grandissima ironia, e con quel portamento che le ha permesso di essere una delle donne più belle al mondo, ed eterna Lolita, nell'immaginario maschile, e per ciò stesso scomponibile.
Del resto, se questo è il suo modo di muoversi sul palcoscenico della vita e del cinema non serve farle fare altro, anche perché accettare di essere rappresentata per la propria volitiva caparbia bellezza non è cosa da tutte, e solo Tim Burton poteva riuscirci, al punto che il lieto fine tra loro era quasi d’uopo.
Per il resto il film è un continuo fuoco d’artificio, tra recitazione, variazioni di scena e di registro, per la capacità che Burton ha di saltare da un genere cinematografico all’altro, con una particolare passione per l'horror e pure per Mario Bava, che cita nel film.
E poi c’è la musica, quella soul e anni ‘70 che tanto ha appassionato la generazione nata negli anni ’60, come Burton, e che il regista utilizza per teatralizzare il film, film in cui tutti sembrano divertirsi in maniera sincronica, e dove benché ci si muova tra mondo reale e al di là, mai si prova terrore o repulsione.
Abbattere la porta della morte per farla confluire in quella della vita è un'operazione antichissima e culturale, che a Burton riesce, tanto da donare ai suoi attori/protagonisti nuove esistenze e nuove consapevolezze, come se il cinema fosse davvero per loro la realtà vera, mai solo l'altrove o peggio ancora il lavoro.
E infatti il suo attore feticcio Johnny Depp lo celebra così:
« Caro T.B., Congratulazioni per aver ricevuto la tua stella sulla Walk of Fame di Hollywood. Finalmente!!! Le tue creazioni geniali, strane, imprevedibili e uniche che sembrano fluire così facilmente dalla tua mente hanno dato vita a innumerevoli storie e immagini di emarginati fraintesi che hanno portato tanta gioia al mondo. Hai meritato questo tributo e molto, molto di più!!! La tua eredità continuerà a vivere, molto tempo dopo che tutti noi avremo appeso i cappelli al chiodo…È stato un onore e un’esperienza che ha cambiato la vita. Anni di risate e tanta intensità. Custodirò questi ricordi preziosi molto vicino al cuore, sempre. Non c’è nessun altro come te. La mia eterna gratitudine per la tua fiducia incrollabile, il tuo sostegno e la tua profonda amicizia…Con tutto il mio amore e rispetto, Schlitzle.»
Winona Ryder invece sottolinea la capacità di Burton di sapere leggere nell'altro:
«Tim, la tua amicizia è stata un dono enorme. Quando ti ho incontrato, ero una ragazza strana. Hai confermato la mia voce. Hai rafforzato la mia fiducia nell’essere me stessa, nell’andare contro le maree del conformismo. La tua inclusività creativa mi ha mostrato com’è la vera collaborazione artistica e, in altre parole, hai reso l’essere una ragazza strana non solo ok, ma anche qualcosa da celebrare e persino un po’ cool.»
Come pure sottolinea Michael Keaton, partendo da quella che è stata la sua successiva esperienza con Tim Burton dopo il primo "Beetlejuice - Spiritello porcello" e che riguarda Batman:
«Mi ha consegnato una sceneggiatura e mi ha detto: 'Dimmi cosa ne pensi. Questo dopo Beetlejuice. Dopo quella performance. Dopo quel tipo di film. Va dagli studios e dice: 'Voglio quell'uomo'. Non capirò mai perché a qualcuno interessava. Il clamore... avresti pensato che ci stessero invadendo. Era incredibile. La stampa era impazzita. Ma lui è rimasto al mio fianco. Apprezzerò sempre il coraggio che ci è voluto per sostenere quella decisione.»
E ancora «Ci sono molte persone che stanno facendo un sacco di soldi con i loro film di supereroi grazie alla sua scelta e alla sua visione di ciò che quei film potevano essere, perché ha cambiato tutto».
E il pubblico?
Lo ama, se ancora ama il cinema.
La più bella illusione al mondo.
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