Cerca

La tela settecentesca attribuita alla scuola di De Mura ritorna ad ornare l'ala destra del transetto

San Guglielmo e Pellegrino, dopo il restauro di nuovo in Cattedrale

Pelvi: «L'arte è bellezza e chi ama la bellezza si avvicina a Dio»

«In un mondo scialbo, senza più punti di riferimento, forse è rimasto solo il senso della bellezza. Quella bellezza che solo l’arte riesce ad evocare. Si può vivere anche senza scienza e senza pane ma non senza bellezza, perché è da quest’ultima che scaturisce la speranza» così mons. Vincenzo Pelvi ha commentato lo scoprimento della tela raffigurante i santi Guglielmo e Pellegrino, ritornata in Cattedrale dopo il restauro. Una tela, relativa ai compatroni di Foggia, che circa un anno fa era stata affidata alle ‘cure’ artistiche della ditta di Leonardo Maddalena che ne ha curato il restauro conservativo, riportandola finalmente a nuova vita e a rioccupare il posto che le spetta nell’ala destra del transetto della Basilica cattedrale di Foggia. Alla cerimonia hanno preso parte mons. Vincenzo Pelvi (arcivescovo Foggia-Bovino), Leonardo Maddalena (restauratore), Franca Palese (referente culturale e coordinatrice dell’evento) e il prof. Aldo Ligustro, presidente della Fondazione Monti Uniti di Foggia che ha finanziato l’importante intervento. A tal proposito va ricordato che il connubio tra Fondazione e Cattedrale dura da anni: già la “Moltiplicazione dei pani e dei pesci” di Francesco De Mura, che orna la sovrapporta, fu restaurata grazie ai finanziamenti dell’ente, nonché sempre allo stesso si deve la donazione del nuovo organo, collocato nell’ala sinistra del transetto. «I doni della Fondazione non sono solo per la cattedrale, bensì per l’intera città. Poiché l’arte non appartiene a nessuno ma è bene di tutti» ha commentato l’arcivescovo nel corso della celebrazione. Veniamo dunque alle fasi del restauro: come ha spiegato Maddalena, la tela era lacerata e danneggiata in più punti (con la presenza addirittura di chiodi conficcati a caso in più parti), quindi, prima ancora della fase di pulitura che ha restituito i colori originali – ormai praticamente impercettibili -, il dipinto è stato traslato su un nuovo telaio di abete e faggio e successivamente stuccato. Un lavoro certosino e puntuale che ha riportato la tela settecentesca – la cui paternità è certamente da ascrivere alla scuola del De Mura, se non al grande pittore napoletano in persona - a ritornare ad essere come nuova. Di quest’ultima ammiriamo la presenza centrale di san Pellegrino che, stando alla leggenda, dopo aver evangelizzato per i paesi del Mediterraneo, per volere divino incontrò il padre, san Guglielmo, proprio a Foggia, tra le cui braccia morì dinanzi la chiesa di San Giovanni Battista; la tensione della scena conduce lo sguardo dello spettatore dal basso verso l’alto, dove le schiere angeliche sono pronte ad accogliere l’anima del santo. Un abbraccio, quello tra padre e figlio, che sancisce l’ultimo passaggio dalla vita terrena a quella eterna. Dinanzi a questa visione estatica, ci piace concludere con le parole di mons. Pelvi: «Le opere d’arte raccontano la nostra storia e spesso fungono da importante strumento di catechesi. Il grande peccato oggi è non amare l’arte, non rispettarla, perché la bellezza ivi contenuta soddisfa le nostre domande sull’esistenza e dona serenità. L’arte ci permette di ‘uscire’ da noi stessi per andare oltre i confini dell’umano verso l’infinito».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione