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Convegno di apertura

Psicanalisi e neuroscienze, da dove nasce la morale?

La Scuola di formazione psicanalitica de “Il Ruolo terapeutico”, inaugura i corsi con una provocazione offerta dal prof. Bellomo: cattivi si nasce o si diventa?

C’è possibilità di integrazione tra psicologia e neuroscienze? Questo il tema centrale della relazione del prof. Antonello Bellomo (cattedra di Psichiatria – Unifg) che ha aperto, con la lectio magistralis "Le istanze morali. Dal Super-io alle nuove acquisizioni neurobiologiche", i lavori della Scuola di Formazione Psicanalitica de “Il Ruolo Terapeutico” – sede di Foggia, diretta dal dott. Pierluigi Ciritella. Lo scorso 1 ottobre, in occasione dell’inaugurazione dei corsi, si è svolto presso l’auditorium Santa Chiara un seminario illustrativo sull’orientamento della neonata Scuola di psicoterapia, illustrandone metodologie di formazione, ragion d’essere e l’iter con cui si è arrivati alla fondazione anche sul nostro territorio. Tema su cui si è posto l’accento, per ‘stuzzicare’ l’uditorio, è stata la domanda: cattivi si nasce o si diventa? Attualmente la comunità scientifica ha accantonato il “determinismo biologico”; stando alle teorie di Sigmund Freud è il Super-io il rappresentante dell’etica e della morale, tuttavia ciò non vuol dire che la morale coincida col Super-io (semmai ne è all’origine), poiché essa si svilupperebbe ancor prima dello stesso. Quest’ultimo, secondo il padre della psicanalisi, è ‘erede’ del complesso di Edipo, cioè quando il bambino supera la fase edipica, riesce ad identificarsi con i genitori, interiorizzando i divieti e le leggi. Orbene cos’è che genera paura, emozioni, empatia? Uno psicopatico è tale perché influenzato da modelli sociali e ambientali corrotti o c’è una risposta biologica? Una provocazione è quella offerta dalla ricca e dettagliata disamina del prof. Bellomo, che spaziando dalla psicanalisi alle neuroscienze, porta all’attenzione il caso di Phineas Gage (verificatosi nel 1848). Questo operaio statunitense subì un incidente per cui una lastra di metallo gli trapassò il cranio, colpendo in particolare la corteccia prefrontale dorsale; da questo momento i suoi comportamenti mutarono radicalmente, divenendo Phineas un uomo violento, intrattabile e disinibito. Studi hanno poi dimostrato che è in quest’area del cervello che risiede la capacità di prefigurarsi e comprendere i sentimenti altrui, ovvero la cosiddetta empatia. Dunque a cosa dobbiamo la nostra maggiore o minore empatia? Ai condizionamenti sociali, al lobo frontale, all’amigdala (ghiandola che è il principale regolatore di emozioni), ai neuroni specchio, o alla presenza maggiore di ossitocine (ormoni che sviluppano “l’atteggiamento materno”)? O forse a tutti questi fattori messi assieme? La risposta non è semplice e non è univoca, intanto non possiamo che augurare ‘buon lavoro’ a i docenti e ai corsisti de Il Ruolo Terapeutico.

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