IL MATTINO
L'appello
19.10.2025 - 12:33
«A Foggia ci sono almeno 2.000-2.500 ragazzi con disabilità. Il mio incubo è dover dire a una mamma: ‘Mi dispiace, non c’è più posto’. Finora non è mai successo, abbiamo sempre accolto tutti. Ma oggi questo rischio è reale.»
Una città che si apre, che accoglie, che cammina insieme. Il Disability Pride Puglia 2025 fa tappa anche a Foggia, e non è solo una data sul calendario: è un grido collettivo per i diritti, l’inclusione e la dignità delle persone con disabilità. Dopo essere partito da Taranto, il primo Disability Pride itinerante della Puglia ha unito i capoluoghi regionali in un percorso simbolico e concreto, sotto il segno della partecipazione attiva e dell’orgoglio. Nessuno deve restare indietro — è questo il messaggio che ha animato la rete di realtà coinvolte: l’Assori, l’APS Libertà Civile con Alessio Lusuriello, il consigliere comunale Antonio De Sabato, la vice Sindaca Lucia Aprile, e una galassia di associazioni impegnate nella co-progettazione del welfare cittadino.
Ma mentre la città si colora e si mobilita, una notizia preoccupa e scuote: l’Assori, realtà storica del territorio, rischia di chiudere i battenti. Ne abbiamo parlato con il suo fondatore, il dottor Giuseppe Mastrangelo, pediatra e anima instancabile di un progetto che da 40 anni rappresenta un faro per centinaia di famiglie.
Dottor Mastrangelo, come nasce l’Assori?
È una storia lunga e piena di amore. Tutto è cominciato con la nascita di mio figlio, affetto dalla sindrome di Down. All’inizio sembrava non esserci alcun ostacolo: come pediatra conoscevo molte persone, e trovammo sostegno anche fuori regione, come a Verona. Ma con la crisi delle scuole materne comunali ci siamo trovati davanti a un muro.” A quel punto mi sono detto: ‘Perché non facciamo qualcosa di più?’ Organizziamo una riunione allargata, con genitori e istituzioni. Ricordo una mamma che si tolse una scarpa e la lanciò a terra gridando: ‘Mio figlio non è un figlio di un Dio minore!’ Da lì è partito tutto.”
Lei ha investito molto, anche a livello personale…
Sono sempre stato generoso per natura. Quando l’associazione ha attraversato momenti di crisi, ho messo a disposizione la mia professionalità come pediatra e, nei momenti più difficili, persino parte del mio patrimonio personale. Con il sostegno della mia famiglia, ho scelto di credere in una missione più grande.”
Qual è oggi la situazione dell’Assori?
Negli anni, molte strutture come il ‘Maria Regina’ hanno chiuso. L’Assori è rimasta in piedi, ma oggi siamo in bilico. Se entro dicembre non si rinnova la convenzione con il Comune, dal primo gennaio 2026 dovremo chiudere tutto.” E sarebbe un errore storico: l’Assori è un modello di welfare integrato, nato da una delibera comunale 40 anni fa che prevedeva la collaborazione tra pubblico e privato. Oggi questa è una strategia indicata perfino nell’Agenda 2030. Siamo stati pionieri.”
Perché è così difficile ottenere il rinnovo della convenzione?
Perché manca una vera co-progettazione. Il Comune da solo non può costruire un sistema di welfare efficace, e nemmeno il privato può farcela. Solo unendo le forze si garantisce un futuro a questi ragazzi. In Italia e in Europa ormai è riconosciuto: senza collaborazione, non si costruisce nulla.”
L’Assori oggi assiste 350 ragazzi, ma il bisogno è molto più ampio, vero?
Sì, a Foggia ci sono almeno 2.000-2.500 ragazzi con disabilità. Il mio incubo è dover dire a una mamma: ‘Mi dispiace, non c’è più posto’. Finora non è mai successo, abbiamo sempre accolto tutti. Ma oggi questo rischio è reale.”
Cosa chiede oggi alle istituzioni?
Serve una regia. Ben vengano le reti associative, ma il Comune deve esserne il centro. E serve riconoscere tutte le forme di disabilità, anche quelle invisibili — intellettive, relazionali — che non si vedono in carrozzina ma esistono. Parliamo di un problema che riguarda almeno il 10% della popolazione.” Finora abbiamo portato avanti tutto questo senza nemmeno una delega formale. Ci siamo presi un peso enorme. Ora chiediamo solo una cosa: che le istituzioni si siedano al tavolo con noi. Il tempo stringe.” L’Assori non è solo un’associazione. È una casa, un rifugio, una speranza concreta. È l’esempio di come un progetto nato dal basso, con amore e coraggio, possa trasformarsi in un modello di inclusione.
edizione digitale
I più letti
Il Mattino di foggia