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Mi ritorni in mente

4 marzo 1943: quando Lucio Dalla rinasce "Gesùbambino" dal porto di Manfredonia

"4 marzo 1943" è una fra le canzoni più amate del repertorio di Dalla. Un brano rimasto impresso nella sua carriera e nella sua storia di cantautore a tal punto che il 4 marzo è giornata di festa per la sua nascita e lo è anche per un titolo che gli è rimasto "cucito" addosso inevitabilmente

La copertina del 45 giri che ben presto invase le case degli Italiani raffigura il porto di Manfredonia, il luogo dove Lucio aveva trascorso le vacanze estive da bambino e poi da adolescente e la freccia stampata sopra indica il palazzo presso il quale alloggiava con la mamma in quelle estati indimenticabili. Potete riascoltare qui la canzone

E' considerata un capolavoro del nostro pop, un canzone senza tempo e di grande valore artistico. Ma come spesso accade, quando "4 marzo 1943" di Lucio Dalla fu presentata a Sanremo venne bocciata, scartata per il testo ritenuto scabroso e finita così nel mucchio dei brani rispediti al mittente. Ci volle l'intuito e la lungimiranza di Piero Vivarelli, regista e sceneggiatore di culto ("Il dio serpente", "Rita la figlia americana", "Django"), ispiratore di Quentin Tarantino e autore per Celentano ("Il tuo bacio è come il rock", "24mila baci") e Peppino di Capri ("Non siamo più insieme"), con un passato da repubblichino ed un presente nel comunismo di Fidel Castro, che volle fortissimamente il ripescaggio del brano. "Se non passa la canzone mi rifiuto di firmare il verbale" il diktat lanciato durante i lavori della Commissione di rinnovamento di cui faceva parte, che doveva scegliere quattro brani meritevoli per la loro rilevanza artistica da aggiungere a quelli selezionati dalla Commissiome esaminatrice. Quella impuntatura trovò sponda in Ubaldo Lay, il famoso Tenente Sheridan della Tv, che appoggiò la proposta trascinando appresso a lui gli altri componenti di quel gruppo di tecnici, i vari Alberto Bevilacqua, Age, Vittorio Caprioli, Tonino Cervi, Fernando Chiglia, Sergio Corbucci, Mario Landi. Il brano così venne accettato dagli organizzatori del festival che però pretesero che il titolo venisse cambiato (originariamente era "Gesùbambino" tutto attaccato) considerato irriverente e che alcune parole del testo venissero sostituite, una sorta di censura preventiva a quei tempi accettata da tutti senza battere ciglio e senza scatenare polemiche in nome della libertà di espressione. Da allora "4 marzo 1943" è una fra le canzoni più amate del repertorio di Dalla. Un brano rimasto impresso nella sua carriera e nella sua storia di cantautore a tal punto che il 4 marzo è giornata di festa per la sua nascita e lo è anche per un titolo che gli è rimasto "cucito" addosso inevitabilmente. La canzone è frutto dell'incontro tra l'artista bolognese e Paola Pallottino, figlia dell'etruscologo Massimo, appassionata di poesia ed illustratrice rinomata con cattedra al Dams. Un incontro proficuo e dagli esiti felici per aver prodotto oltre al brano sanremese titoli come "Il gigante e la bambina" e "Anna bellanna". "4 marzo 1943" non è una canzone autobiografica come si pensa, ma una sorta di ideale risarcimento a Lucio Dalla. La Pallottino aveva pensato inizialmente ad una canzone sull’assenza del padre perchè Lucio era rimasto orfano all’età di 7 anni. Durante la stesura del testo la canzone si è trasformata in un brano sull’assenza della madre. Si racconta la storia di una ragazza madre che aveva avuto un figlio con un soldato alleato sbarcato in Italia durante la seconda guerra mondiale e che poi era rimasto ucciso nel corso di un conflitto. Dalla lo cantò per la prima volta nell'agosto 1970 dal vivo a Paola, la cittadina in provincia di Cosenza dove sua mamma aveva lavorato nell'immediato dopoguerra, nell'ambito della manifestazione canora "Ferragosto del Tirreno" e successivamente, nel dicembre dello stesso anno al teatro Duse di Bologna. I discografici della RCA apprezzarono il pezzo, lo fecero incidere a Dalla con l'arrangiamento del maestro Ruggero Cini e decisero di portarlo a Sanremo, una vetrina importante e che poteva lanciare definitivamente l'artista. Cosa che poi avvenne. La versione presentata durante la kermesse musicale venne modificata nel testo come voluto dagli organizzatori e i vertici Rai che seguivano la gara e così la frase "E anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino" diventò nella versione definitiva e televisiva "E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino". Con Dalla sul palco del Casinò per la seconda esecuzione prevista dal regolamento del festival, c'era la Nuova Equipe 84 guidata da Maurizio Vandelli con Victor Sogliani, Franz Di Ciocco (futura PFM) e Dario Baldan Bembo con l'ex Ribelle di Celentano Natale Massara a dirigere l'orchestra. Accoppiata che funzionò, perchè accontentava anche il pubblico giovanile, prima di puntare su quel gruppo però erano stati testati vari cantanti come Bobby Solo, Edoardo De Angelis e Duilio Del Prete. L'esibizione di Dalla fu memorabile, essenziale nella sua semplicità a tutto vantaggio della canzone ed è rimasta nell'immaginario collettivo. Inappuntabile con la camicia bianca con jabod e polsini di pizzo, berretto in testa e barba curata, Lucio cantava "Dice che era un bell'uomo e veniva, veniva dal mare..." e aveva al fianco il violinista Renzo Fontanella e alle spalle i Cantori Moderni di Alessandroni. Quelle strofe più da ballata folk che da canzone sanremese dove cuore fa rima con amore, colpirono subito la platea televisiva e la giuria. Dalla così arrivò terzo alle spalle dei vincitori Nicola di Bari e Nada con "Il cuore è uno zingaro" e dell'accoppiata Josè Feliciano Ricchi e Poveri con "Che sarà". Il disco entrò in classifica con oltre 500mila copie vendute, un record per lui che sino a quel momento non aveva sfondato nel vero senso della parola, apprezzato più dalla critica che dal pubblico che probabilmente non accettava il suo modo di essere e porsi come un antidivo, l'esatto contrario dei suoi colleghi sempre sorridenti e in tiro. La copertina del 45 giri che ben presto invase le case degli Italiani raffigura il porto di Manfredonia, il luogo dove Lucio aveva trascorso le vacanze estive da bambino e poi da adolescente e la freccia stampata sopra indica il palazzo presso il quale alloggiava con la mamma in quelle estati indimenticabili. "4 marzo 1943" è diventato anche una hit internazionale, particolarmente amata nei paesi in lingua spagnola e in Sud America per essere stata portata al successo da Maria Betania e Chico Buarque de Hollanda. Notevole la versione francese di Dalida su testo riadattato da Pierre Delanoë con il titolo "Jésus bambino".

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