IL MATTINO
Forever
17.09.2017 - 10:10
Dal punto di vista nutrizionale, il cioccolato fondente (con almeno il 70% di cacao amaro) presenta indubbi interessi per una serie di composti bioattivi, come ad esempio i polifenoli, i quali sono oggetto di diversi lavori scientifici. I polifenoli sono una classe di micronutrienti ampiamente presenti nei vegetali, di cui abbiamo già descritto le caratteristiche principali quando ci siamo occupati di alcune spezie e piante commestibili. Oggi esaminiamo gli effetti dei polifenoli del cacao sul cervello e lo faremo alla luce di un lavoro di revisione pubblicato recentemente da ricercatori italiani [1]. Questi Autori hanno chiarito, attraverso un esame attento della letteratura scientifica, quali siano i meccanismi con cui i flavonoidi del cacao agiscono sulle regioni cerebrali deputate alla memoria a lungo-termine e all’apprendimento (quali l’ippocampo e l’area sub-ventricolare). In sintesi, i flavonoidi del cacao: (a) inducono la formazione di nuovi neuroni e la crescita sinaptica, attraverso l’aumento dell’espressione del “Fattore neurotrofico derivato dal cervello” (BDNF = Brain-Derive Neurotrophic Factor), (b) migliorano la sopravvivenza dei neuroni ed, infine, (c) migliorano il flusso di sangue al cervello, in particolare nell’ippocampo e nell’area sub-ventricolare [2-5]. Ulteriore annotazione è la generazione di ossido-nitrico (NO) da parte dei flavonoidi presenti nel cacao. Questo NO, a livello cerebrale provoca la vasodilatazione e il conseguente aumento del flusso di sangue e, quindi, apporta ossigeno e glucosio per i neuroni e favorisce l’allontanamento dei metaboliti di scarto [6-7] Tuttavia, il cacao è apprezzato più per il piacere che per gli effetti sulla salute. E le persone che, in tutto il mondo, gustano il cioccolato in migliaia di forme diverse, dalla torta tedesca alla tavoletta svizzera, consumano più di 4,5 milioni di tonnellate di fagioli di cacao ogni anno.
Dal latino, cacao - Theobroma - significa letteralmente, "cibo degli dei" ed ha svolto un ruolo importante in molte antiche culture sudamericane. Già i Maya usavano il cacao per creare una bevanda rituale, che veniva condivisa durante le cerimonie di festa e matrimonio; fornendo così alla Storia la prima testimonianza del legame tra cioccolato e romanticismo.
Gli spagnoli, primi tra i popoli europei a gustare la bevanda di cioccolato, tennero nascosto per quasi 100 anni il segreto della sua produzione. Negli stessi anni in cui Shakespeare scrisse le sue ultime opere, il missionario e teólogo José de Acosta sul cacao di Lima, in Perù, scrisse a proposito del cacao: "È molto stimato tra gli indiani, ed è uno dei più ricchi e grandi traffici della Nuova Spagna." Dopo un secolo, la Spagna perse il monopolio sul mercato europeo del cioccolato. Alla metà del 1600, la bevanda fatta dai piccoli fagioli marroni aveva guadagnato una diffusa popolarità in Francia, lodata come delizia per il palato dei ricchi. E fu un francese intraprendente ad aprire il primo negozio di cioccolata a Londra. Un’idea di così grande successo, che le "case di cioccolato", come venivano chiamate, erano una visione comune nell’Inghilterra del 1700. Tant'è che ancor oggi c’è chi attribuisce alla diffusione della cioccolata calda l’aver favorito la decadenza e la depravazione dell'elite del XVIII secolo di Londra. Anche nella nostra penisola il cioccolato ebbe terreno fertile tra la nobiltà. Il ghiotto Cosimo III de' Medici, granduca di Toscana, amava prendere il suo infuso di cioccolato con fiori freschi di gelsomino, muschio, vaniglia e ambra. Non c'è da meravigliarsi, quindi, che questi definì nel 1797 il cioccolato come 'la bevanda degli dei'. Nel XVIII secolo, ogni paese europeo produsse alimenti con le farciture dal frutto dell'albero di cacao. Durante questo periodo, l'introduzione del motore a vapore rese possibile la macinazione meccanica del cacao, riducendo i costi di produzione e rendendo il cioccolato accessibile a tutti.
Il lavoro di revisione ha preso in considerazione diversi studi i quali fanno presumere che il consumo di cacao possa avere degli effetti protettivi sia sulla Malattia di Parkinson [8-14] che su quella di Alzheimer. Quindi non meraviglia, ad esempio, che i pazienti con Parkinson consumino più cioccolato rispetto ai soggetti sani perché si suppone che il cacao abbia effetti anti-parkinsoniani, come rilevato da uno studio [15]. Alcuni ricercatori hanno, quindi, voluto testare se gli effetti antiparkinsoniani fossero presunti o reali [16]. A tal fine, hanno indagato la risposta alla somministrazione di 200 g di cioccolato fondente (con l'80% del cacao) al giorno sulle complicanze motorie del Parkinson, mediante l’utilizzo della scala internazionale denominata UPDRS (Unified Parkinson’s Disease Rating Scale). La valutazione della UPDRS è stata eseguita dopo 1h e successivamente dopo 3 h in 26 soggetti con Parkinson in uno studio di crossover monocentrico, a dose singola, con cioccolato contenente 80% di cacao amaro e confrontandolo con il placebo costituito da cioccolato bianco. Un’ora dopo l'assunzione del cioccolato, i punteggi motori della scala UPDRS sono diminuiti lievemente rispetto a quelli iniziali in entrambi i trattamenti, senza differenze significative tra i due trattamenti. Risultati simili sono stati ottenuti 3 h dopo l'assunzione. Pertanto, il cioccolato fondente non ha mostrato un miglioramento significativo rispetto al cioccolato bianco (senza cacao) sulle complicanze motorie del Parkinson. Attivando gli opportuni filtri in PubMed (la più grande libreria bio-medica per l’indicizzazione degli studi pubblicati in letteratura scientifica), purtroppo, per la Malattia di Alzheimer i benefici non sono stati indagati mediante Clinical Trials. Ricordo al mio lettore, che i Clinical Trials sono annoverati tra quelli di maggiore qualità per prendere delle decisioni mediche basate su evidenze scientifiche.
Riassumendo. I benefici del cioccolato fondente sul cervello, ancorché non dimostrati da studi sull’uomo, poggiano su solide basi bio-molecolari. Nei pazienti con il Parkinson vi è un solo studio condotto e non ha trovato un miglioramento sulle complicanze motorie di questa malattia. Su pazienti con la Malattia di Alzheimer, purtroppo, non sono disponibili studi che abbiano indagato gli effetti del cioccolato contenente il cacao. Stante l’invecchiamento della popolazione ed il conseguente aumento atteso della percentuale dei soggetti con declino cognitivo e dei pazienti con Alzheimer o Parkinson, è quanto mai necessario che i ricercatori indaghino gli effetti del cioccolato sul cervello mediante studi sperimentali, e non solo osservazionali o biochimici. Anche così si fa corretta informazione scientifica e si erode alla base le fake news in nutrizione umana, giunte per quantità e diffusione a livelli intollerabili. Questa è una responsabilità della Comunità Scientifica e delle Istituzioni sanitarie che devono finanziare la Ricerca, mentre tutto il resto lo fa l’industria alimentare con la pubblicità senza badare se vi siano o meno evidenze scientifiche di quanto strombazzato su social media e rotocalchi vari. Che a quest’ultima operazione si prestino divulgatori “scientifici”, arrivando a mettere la “propria faccia”, è la parte oscura del marketing alimentare. Mentre siamo sempre più convinti che alla regola del “business is business” occorra contrapporre quella del “evidence is evidence”, ovvero le evidenze scientifiche prima di tutto.
Bibliografia.
1 . Magrone T, Russo MA, Jirillo E. Cocoa and Dark Chocolate Polyphenols: From Biology to Clinical Applications. Front Immunol. 2017 Jun 9;8:677.
2 . Kelleher RJ III, Govindarajan A, Jung HY, Kang H, Tonegawa S. Translational control by MAPK signaling in long-term synaptic plasticity and memory. Cell (2004) 116(3):467–79.
3 . Goyarzu P, Malin DH, Lau FC, Taglialatela G, Moon WD, Jennings R, et al. Blueberry supplemented diet: effects on object recognition memory and nuclear factor-kappa B levels in aged rats. Nutr Neurosci (2004) 7(2):75–83.
4 . Kim DH, Jeon SJ, Son KH, Jung JW, Lee S, Yoon BH, et al. Effect of the flavonoid, oroxylin A, on transient cerebral hypoperfusion-induced memory impairment in mice. Pharmacol Biochem Behav (2006) 85(3):658–68.
5 . Valente T, Hidalgo J, Bolea I, Ramirez B, Anglés N, Reguant J, et al. A diet enriched in polyphenols and polyunsaturated fatty acids, LMN diet, induces neurogenesis in the subventricular zone and hippocampus of adult mouse brain. J Alzheimers Dis (2009) 18(4):849–65.
6 . Nehlig A. The neuroprotective effects of cocoa flavanol and its influence on cognitive performance. Br J Pharmacol (2013) 75(3):716–27.
7 . Fisher ND, Sorond FA, Hollenberg NK. Cocoa flavanols and brain perfusion. J Cardiovasc Pharmacol (2006) 47(Suppl 2):S210–4.
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12 . Spencer JP. The interactions of flavonoids within neuronal signalling pathways. Genes Nutr (2007) 2(3):257–73.
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16 . Wolz M, Schleiffer C, Klingelhöfer L, Schneider C, Proft F, Schwanebeck U, Reichmann H, Riederer P, Storch A. Comparison of chocolate to cacao-free white chocolate in Parkinson's disease: a single-dose, investigator-blinded, placebo-controlled, crossover trial. J Neurol. 2012 Nov;259(11):2447-51.
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