IL MATTINO
Controverso
27.11.2016 - 12:39
Il centro commerciale sequestrato a 5 giorni dall'apertura
Non si crede e non si vuol credere che la Magistratura foggiana si sia posta una questione temporale esterna. Non lo si crede e non lo si vuol credere perché si ritiene che la Magistratura svolga, come è giusto che sia, il suo lavoro, equidistante, anzi distante, a parte, da eventuali altri interessi. Anche la decisione di non "tenere" nessuna conferenza stampa, conferma proprio quel distacco dagli "effetti collaterali" della vicenda, segnando l'opportuno spartiacque tra chi, uno dei poteri dello Stato, esercita i controlli in nome della legge e del suo rispetto e chi, legittimamente, fa un altro mestiere, quello dell'imprenditore. Eppure, in tanti, forse a caldo non hanno assolutamente nascosto, accusando nei tempi, la quasi contestualità tra un normale lavoro, d'ufficio, e l'imminente inaugurazione di un mega centro commerciale.
Senza entrare nei termini della vicenda giudiziaria, anche perché se ne sa poco, quel poco che si è "dovuto" far trapelare per motivare pubblicamente il provvedimento, il clamore destato ha avuto due distinte letture. La prima riferita all'impatto sociale, i cosiddetti effetti collaterali del sequestro - con la possibilità che possa in futuro diventare confisca -, su un territorio che finalmente "offriva lavoro", la seconda riferita alla tutela dell'ambiente e della salute. La prima ha amplificato l'eco perché i numeri dei "nuovi" occupati sono centinaia, la seconda un po' più sommessa perché forse erroneamente ritenuta di minor rilievo. Il passo è breve, ed il paragone però è volutamente forzato, e porta prima a Manfredonia - con tutta la vicenda collegata all'ex Enichem ed alla successiva riconversione dell'intera area, e qualche chilometro più in là, a Taranto con migliaia di lavoratori nell'Ilva e, purtroppo, una questione ambientale che mette di fronte alla scelta "o un lavoro, o una vita salubre".
Certo i paragoni sono forti e forse azzardati ma, stando a quel che fin qui è emerso è che ci sarebbero - non solo dove ora insiste il centro commerciale, ma anche sull' area ex Sfir - potenziali rischi per la salute pubblica. È passata sotto voce poi, nell'immaginario collettivo, anche l'accusa di lottizzazione abusiva. Quasi come se fosse meno impattante o forse irrilevante.
La giustizia farà il suo corso, si dice così no, al momento ci sono otto indagati, ma il vociare della città sembra - stranamente - quasi assolutorio, a prescindere. I più sono preoccupati per quei tanti giovani - e forse meno giovani - che finalmente avrebbero potuto trascorre un Natale con in tasca un contratto di lavoro. Si, sono, erano non si sa, tanti. È questo il dato da cui parte la riflessione che fa da contraltare ai tanti pochi, per volta, nel silenzio assordante di tutti, che il posto di lavoro in questi ultimi anni lo hanno perso. Con buona pace della solidarietà collettiva. Una sorta di ricatto o riscatto sociale che parrebbe, in molti, sarebbero disposti a subire o agire.
Ma sono più partite diverse. La Magistratura poteva muoversi prima, si dice. La Magistratura deve muoversi nei tempi opportuni, quelli necessari a raccogliere le prove delle accuse che, eventualmente, dovrà presentare. La vicenda - non nei toni emersi in questi ultimi giorni - non era certo ignota. Di alcune situazioni se ne parlava da anni, e non si sta certo accusando alcuno, le denunce, le segnalazioni erano giunte sul tavolo della Procura, se n'è scritto sui giornali. Ora, l'obbligatorietà e non la discrezionalità dell'azione penale, ha consentito alla Magistratura di definire il contesto accusatorio. Ora, non due anni fa, non a pochi giorni dall'inaugurazione, ma ora. Con tutta la serenità e, anche questa volta con i tempi giusti - a tutela di tutti, in primis degli indagati - la procedura seguirà il suo corso nella, fino a prova contraria, presunzione di innocenza. Il processo ha i suoi attori, l'accusa e la difesa, il PM e gli indagati. Non è opportuno invocare troppo la fretta, è opportuno auspicare e realizzare la regolarità dei procedimenti. Perché su questa vicenda, su tutte le vicende, bisogna fare chiarezza. Nessun giustizialismo, questo è certo. Rispetto assoluto sulla libera attività d'impresa. Non è su FB che, sommariamente, si è assolti o condannati.
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