IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
06.09.2015 - 09:58
L'aria è piena di cose che non si vedono. Nell'aria camminano e si scontrano corpi robusti di pensieri cattivi e pensieri buoni, intenzioni, percezioni, incertezze. Si nascondono i pensieri soli, si intimidiscono quelli teneri, si arrampicano quelli irraggiungibili e concreti, si fanno corteggiare le idee impossibili e folli. Come ospiti invisibili ma ingombranti dentro l'aria si insidiano anche i sentimenti. Quando non ne hanno abbastanza dentro noi, insolenti e liberi occupano quella fuori di noi. Lo senti, come i sentimenti sono capaci di cambiare l'aria, spingono soffi sulle teste e sulla pelle, nelle narici fanno avvertire odori, ti condizionano i passi, ti direzionano gli occhi. A volte modificano i comportamenti. È tutta colpa dell'aria, e delle cose che la abitano ma non si vedono, se un momento prima sei felice ed un momento dopo no, se un giorno prima ami e un giorno dopo no, se un mese prima abbracci e un mese dopo no. Se mezz'ora prima saluti e mezz'ora dopo litighi, se per una delusione la conoscenza si dissolve, se le relazioni si sfracellano. Ed è sempre colpa dell'aria, e delle cazzute cose che non si vedono, se si prendono decisioni nuove, se si ha l'audacia di rivoluzionare i quadri generali, se ti prepari ad adattarti a nuove forme di sopravvivenza, se per respirarla senza intossicarti troppo ti munisci di una potente mascherina salva-vita che ti illuda possa filtrare i veleni. Aria pesante, aria fritta, aria leggera, brutta aria, senza aria. Prendo aria, mi togli l'aria, dammi aria, vendi aria, mi manca l'aria. Ma senza aria non conosceremmo l'odore della terra bagnata, non respirerebbe il mare, non cambierebbero destinazione le nuvole. L'aria è vicina, intorno, dentro. Siamo noi che, invece, siamo spesso distanti persino da noi stessi, storditi e pericolosamente vaganti nelle vertigini dell'aria. La vita ci spacca e ci spinge furiosa come se fossimo frammenti sparpagliati, monadi sfibrate, bolle assottigliate da ansie divisive, storie diffuse e confuse. E arrivano tempi in cui non occorre particolare talento per riconoscersi in tante pietruzze sparse sul bordo di un precipizio, con la sottile consapevolezza di essere intrappolati in un immutato, ritrovato disagio. Quando incautamente ci sporgiamo troppo si ha la sensazione che intorno a quel bordo si stia compiendo una feroce, antica ed intima battaglia di sopravvivenza mista a resistenza. È in quello spazio gelido, impregnato di equilibrio arrancato, che l'aria si fa stretta e lucida, con un forte impulso diretto alla necessità delle scelte. Che noi ubbidienti facciamo, ma restando irrimediabilmente sempre lì, in quel margine misterioso e affezionato che sta a metà fra un'esplosione e un crollo.
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