IL MATTINO
Controverso
02.08.2015 - 12:04
Potito Salatto, editore di Teleblu
Peggio di così non poteva proprio finire. Nata nel 1989, sulle ceneri di Rtf, Teleblu dal 1993 è di proprietà del gruppo Salatto. Quando l'acquistò spese parole lusinghiere sulle professionalità presenti. In fin dei conti, all'epoca, Teleblu era un qualcosa di non ancora visto a Foggia, la tv delle inchieste, dei dibattiti, soprattutto del Tg. C'erano addirittura un regista, un consulente musicale ed un addetto all'immagine (la sciatteria non era consentita, si entrava nelle case dei cittadini e bisognava farlo con stile e con tanti contenuti). Era proprio una tv dal piglio nazionale. 4 tecnici per turno, altrettanti giornalisti, la rassegna stampa alle 7.30 ed il Tg in diretta alle 23. Man mano, la tv è stata svuotata. Fino al 29 luglio, quando... tutti fuori. Gli ultimi 7 dipendenti sono stati messi alla porta per il "cronico stato di crisi economica e finanziaria in cui versa la società, per l'oggettiva impossibilità ad adempiere alle erogazioni degli stipendi". La città non ha gradito. E come avrebbe potuto? Sembra, però, che la stessa azienda, meglio Potito Salatto, non il presidente di Tele C SPA, suo figlio Rocco, sia rimasta un po' sorpresa e stordita da tanto clamore. Dichiarazioni su dichiarazioni, soprattutto sulle casse esangui dell'azienda, "non posso più permettermi di perdere 800.000 euro ogni anno", ha affermato Potito Salatto alla Gazzetta. 800.000 euro? Non si direbbe. E' vero: Teleblu, negli ultimi 3 anni ha registrato perdite, questo sì, ma certo non si arriva ad 800.000 euro. Tra il 2011 ed il 2012 l'azienda ha investito circa 400.000 euro per il passaggio al digitale terrestre. Come pure ha ricevuto per il 2013 circa 170.000 euro di contributi dal Ministero dello Sviluppo Economico che, lo scorso luglio, ha stanziato per le emittenti pugliesi circa 1.600.000 euro. Il Corecom Puglia ha pubblicato la graduatoria, inviando tutta la documentazione al Ministero, e Teleblu è 13esima, con un risultato complessivo (anche grazie ai dipendenti) di poco meno di 361 punti, seconda solo a Teleradiopadrepio ma, come dire... lì non c'è storia!, ed a fronte dei 2,92 punti di Teleradioerre. Cominciando a leggerla così, la situazione di Teleblu, parrebbe diversa, molto diversa.
Ma il declino è stato costante negli anni, sotto l'aspetto della programmazione (non quella televisiva, per intenderci), della strategia da adottare per posizionarsi in un mercato in eterna fibrillazione, vuoi per l'innovazione tecnologica, vuoi per i nuovi strumenti dell'informazione e della comunicazione, da integrare nello strumento più tradizionale, nei linguaggi. E sono partiti i licenziamenti, fino a quel che è successo qualche giorno fa. Ma allora Teleblu chiude? Potito Salatto afferma che l'azienda non sarà posta in liquidazione, anzi è nelle sue intenzioni recuperare uno o due giornalisti ed affidarsi poi ad un service. Sarà, ma non sembra proprio una strada praticabile. Non si può azzerare il personale e pensare che non sia successo niente e continuare come se nulla fosse. Ma il tam tam c'è. Anzi ci sono le conferme. Euclide Della Vista, Direttore Generale di Teleradioerre (emittente che non ha assolutamente dato notizia dei licenziamenti a Teleblu, pur essendo sempre così attenta alle questioni sindacali ed imprenditoriali) afferma su L'Attacco "l'impegno è quello di salvare la tv, magari iniziando con un nuovo corso già da settembre". Insomma un'estate davvero calda, piena di lavoro per trovare un accordo tra le parti e "salvaguardare, per quanto possibile, le istanze dei tecnici e dei giornalisti". Però, mi viene da dire, l'importante è la tv, è li che c'è il capitale, i dipendenti sarebbero un costo. Intanto l'Assostampa e SLC Cgil hanno alzato il tiro, come è' giusto che sia. Quest'ultima ha interpellato anche il Presidente Emiliano. Solidarietà anche dal Segretario della Cisl, Di Conza.
Quel che non si capisce è perché, se il gruppo Salatto ritiene che il suo core business sia la sanità, non abbandoni definitivamente il mondo dell'informazione, caso mai vendendo Teleblu, fittando un ramo d'azienda, lasciando l'opportunità a chi crede ancora che l'informazione sia cultura, sia utile alla crescita di un territorio? O forse i due settori possono essere e sono strettamente legati? Certo non possono bastare i "post" su FB per fare le campagne e le dirette elettorali, certo non può bastare un TW al Presidente della Regione (che sulla vicenda Teleblu almeno pubblicamente tace) per rivendicare il rispetto del proprio spazio all'interno del complesso sistema sanitario regionale, certo non può bastare una foto su Instagram per raccontare il marciume di una città.
A settembre, ottobre si vedrà. Intanto gli ultimi tre dipendenti ancora in servizio (il preavviso scade a settembre) sono stati collocati, improvvidamente, in ferie per l'intero mese di agosto. Quasi a voler avere campo libero di fare qualunque cosa nei locali aziendali. Come sembra sia stato già fatto nelle ultime ore. Una domanda, però: qualcuno crede davvero che la notizia dei licenziamenti collettivi a Teleblu, con tutto quello che seguirà, durerà mezz'ora? Questo no, non lo credo.
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