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I pensieri dell'Altrove

Se la follia pretende ragioni che la ragione non ha

Se la follia pretende ragioni che la ragione non ha

Che ci rimane di sinceramente semplice, di luminoso, di comprensibile? Di raggiungibile, di tranquillo, di consolante. La paura ci insegue come un felino affamato, siamo arrabbiati per la maggior parte del tempo, diffidenti e rigidi, andiamo e veniamo, sempre di corsa e sempre negli stessi punti. Uno sgangherato girotondo umano in cerca di stabilità e amore in questo mondo invece corrotto, sporco, aggressivo, violento. A tratti folle. E quando la follia si appropria della nostra ragione, del buon senso, 'in fieri' può diventare tragedia. Così, tu prendi un aereo per tornare a casa o per andare altrove e, invece, per una scelta volontaria suicida di un co-pilota forse depresso o inseguito dal delirio, ti vai a sfracellare contro una montagna. È scioccante. Certamente è vero e possibile che attimi di follia tutti li abbiamo incrociati, in un momento di dolore che non sappiamo adeguatamente elaborare o in un momento di euforia acuta che accogliamo senza misure di contenimento, o ancora in un eccesso di collera che spegne gli interruttori del consentito, noi spesso sviluppiamo atteggiamenti eccessivi e probabilmente incomprensibili. Le nostre teste sono complesse, c'è una dichiarata incapacità a capire tutti i nostri processi mentali, e onestamente esplorare e conoscere il nostro cervello fino in fondo toglierebbe quel mistero affascinante che costeggia l'irragiungibile e il profondo, entrambi ostinati  a non voler essere violati. E sarà per questo che, ancora e da sempre, persiste un gelido giudizio discriminante quando parliamo dei 'folli', ma la verità è che il buio è in chiunque, drammatico e imprevedibile, latente, con maglie larghe nella sorveglianza, mascherato o 'normale', proprio come quel respiro del pilota registrato fino a pochi attimi prima che quell'aereo si schiantasse. Conosco un esperto decodificatore della materia, uno che affonda il novanta per cento della sua vita nell'apnea dei buchi neri e nei collassi dei lati oscuri degli uomini, e che della follia scrive: "è la normalità. È la pretesa di sapere cosa è normale. È la violenza della normalità. È l'incapacità a leggere la realtà perché filtrata dal senso di normalità. È l'assenza del dubbio". Quindi è una condizione dannatamente potente. E vicina, dirimpettaia, quasi familiare.Tutti border line, a parte i monumenti della ostentata saggezza e della razionalità, della lucidità di giudizi, della negazione e del disprezzo del dolore invisibile. La follia è più ordinaria di quanto si creda, ha un appeal sinistro ma casalingo. È trasversale, poetica, mistica, assassina. La follia ti può allargare, schiacciare, ti può scucire, scambiare, staccare pezzi. Ti rende fragile fuori, ma forse, chissà, per qualche tempo del suo oscuro tempo, devastantemente e tragicamente libero dentro.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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