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Pensieri dell'altrove

Le faccine del cuore che non sanno parlar d'amore

Le faccine del cuore che non sanno parlar d'amore

I sentimenti moderni hanno un linguaggio asciugato. Sincopato, a tratti criptato. Penso a tutte quelle frasi che dovrebbero essere d'amore e che contengono sigle, non parole. Nella scrittura dei computers non ci sono poesie, ma simboli. Faccine che sorridono, che strizzano l'occhio, che mandano baci. Il massimo dell'espressività è un piccolo cuore rosso, se proprio sei un esagerato ne mandi due. Ma se vuoi rassicurare il mondo, e te stesso, ne vanno bene anche tre. Non so se devo vedere queste espressioni come una forma veloce di comunicazione o come un'escamotage per eludere, la comunicazione. Certo, il mondo dei sentimenti non è "esteriore", è un mondo intimo, i sentimenti sono una faccenda privata. Le parole decodificano, le espressioni fotografano, le dichiarazioni chiariscono. E ci vuole tempo, prudenza, per raggiungere un significato che sia chiaro. Il linguaggio cambia, si evolve, si modernizza, si sveltisce. Ma il nostro cuore resta antico e sprovveduto. Le ferite o le carezze le avverte tutte, non conosce gli andamenti matematici, fa amicizia con i sospiri, gioca a nascondino con i suoi battiti. Le trasformazioni evolutive del cuore sono deludenti, cambia il linguaggio ma non la sua intensità di soffrire. Così, una faccina con la bocca all'ingiù rappresenta un momento di tristezza o di dispiacere, ed è sicuramente meno faticoso che dire "sono infelice, in questo momento, cerco abbracci, dammeli"'. Dietro ogni faccina triste c'è una persona triste, forse sola, forse in silenzio. Dietro un cuoricino rosso un sentimento, due cuori una emozione e un sentimento. Tre cuori, c'è la certezza. È così, è tutto ristretto in questi disegnini. Ma le parole, quelle parlate, spesso sono medicine, sono antidoto al veleno della solitudine, sono vitamine. La vita senza le parole è un museo vuoto, è una stagione senza episodi, è un effetto indesiderato per il nostro bisogno di comprendere le cose. Quante volte abbiamo aspettato delle parole, quante volte abbiamo ascoltato delle parole disperate, quante volte abbiamo sentito tenerezza e ci hanno dato forza. Non penso ad una saldatura perfetta, fra quello che pensiamo e quello che diciamo, non esistono linee rette. Le parole sono tante e spesso usiamo qualcuna sbagliata, ma la forza e la potenza della comunicazione danno nutrimento all'anima. E al cuore.

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Commenti all'articolo

  • marta86

    20 Gennaio 2013 - 10:39

    Scrivi proprio bene. dritta al punto, sincera ed evocativa...Brava!

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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