IL MATTINO
Questa mattina i funerali
29.05.2018 - 12:59
Ad officiare la cerimonia funebre l'Arcivescovo di Foggia-Bovino, Vincenzo Pelvi; don Bruno D'Emilio, cappellano dell'Università (Francesca Romana, la figlia di Gianni è presidente del Consiglio degli studenti); il parroco del Carmine Nuovo, padre Nicola Barbarello. Toccanti le parole dell'Arcivescovo nell'omelia.
«Noi non abbiamo parole che siano all’altezza di un evento così grave e importante come la morte. Il ricordo di Gianni suscita in noi il silenzio come linguaggio adeguato, che ha in sé un profondo potere di concentrazione e di semplificazione, di verità. Perché il dolore, la malattia, una dura prova così improvvisa? Dio si ammanta di silenzio e si rivela nel profondo del cuore aiutandoci ad entrare nel significato della morte. E noi, nel silenzio adorante, ci lasciamo avvolgere da una luce che sorprende e abbaglia, perché silenzio e fede si fecondano insieme. Le nostre lacrime svelano un aspetto dell’anima e quasi la mettono a nudo. Esse consumano la loro vita fuori dal corpo e testimoniano all’esterno la più autentica interiorità. Che sono mai le parole dinanzi alla perdita di Gianni? Una lacrima le supera tutte in sapienza, esprimendo una miscela di stati d’animo contrastanti. La perdita di Gianni che tutti abbiamo amato non cancella il valore e l’intensità di ciò che si è costruito insieme. La morte non solo può essere detta a partire dalla vita: essa parla alla vita, per questo è così dolorosa», ha detto Mons. Pelvi sottolineando come «della morte di Gianni non si deve parlare se non ricordando la sua vita».
«Chi è Gianni? Un appassionato testimone della identità foggiana e un giornalista moderato, onesto e corretto. Egli nella città ha dato luogo alle manifestazioni essenziali della sua persona; nella città ha realizzato serenamente e intelligentemente le sue maggiori esigenze. A Foggia si è ritrovato nell’intimità della famiglia; ha lavorato recando beneficio a sè e al prossimo. Nella nostra città, a scuola, ha imparato a misurare se stesso nel rapporto con gli altri; nelle nostre chiese ha trovato un posto per guardare oltre nella preghiera e nella riflessione; nelle piazze ha saputo tessere relazioni umane essenziali per la vita. Gianni e la città si sono sviluppati come un solo organismo», ha affermato l'Arcivescovo di Foggia-Bovino.
«Che dire, poi, della sua professione di giornalista? Egli è stato un comunicatore, favorendo l’incontro e l’inclusione, arricchendo la serenità del territorio. Com’è bello vedere giornalisti impegnati a scegliere con cura parole, per superare le incomprensioni e guarire le ferite, allontanandosi dai circoli viziosi delle condanne e delle vendette, che continuano ad esprimere messaggi di odio. Gianni ha fatto crescere la comunicazione senza spezzare la relazione, non alimentando mai la fiamma della sfiducia, della paura e dell’odio: questo è difesa di una democrazia bella e matura. Bisogna avere più paura di una vita vissuta male, anziché della morte. Poiché Gianni si è impegnato a vivere nell’accoglienza e nella solidarietà, avrà sperimentato quanto sia bella la morte come puro abbandono all’Amore che non avrà mai fine», le parole conclusive dell'Arcivescovo Pelvi, che annovera al suo ministero anche il titolo di giornalista.
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