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Agricoltura italiana al collasso: debiti per 41 miliardi e il 30 per cento delle aziende lavora in perdita

L'agricoltura italiana è in crisi. Lo certifica un dato: il 5,5 per cento dei prestiti bancari, per un totale di 41 miliardi, è destinato alle imprese dell'agricoltura, della silvicoltura e della pesca. È quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Abi in riferimento al Def, il Documento di economia e finanza del Governo, nel sottolineare che per garantire la sostenibilità finanziaria delle imprese occorre prevedere misure in favore del settore agricolo

Agricoltura italiana al collasso: debiti per 41 miliardi e il 30 per cento delle aziende lavora in perdita

Necessario il contenimento dei costi dell’energia, strumenti di accesso al credito e garanzie ma anche norme per semplificare e sbloccare tutte le risorse già stanziate per il settore. Coldiretti segnala che già un'impresa su dieci ha dovuto cessare l'attività, mentre un terzo delle aziende si trova a lavorare in perdita. Coldiretti riferisce che più di una azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività. Ma non solo, ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi, secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea. È il risultato di uno tsunami che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole. I costi delle materie prime sono saliti anche del 170%. Nelle campagne – continua la Coldiretti – si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media, ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea. «Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti – continua la Coldiretti – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. 

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