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L'epidemia in Basilicata

Coronavirus, sciopero della fame al Cpr di Palazzo San Gervasio: «Non ci sentiamo protetti»

Mogli e compagne dei detenuti del Centro di permanenza per il rimpatrio lamentano denunciano ancora una volta le condizioni interne: «Nessuna protezione contro il coronavirus, riscaldamenti assenti, acqua fredda, coperte già utilizzate e non disinfettate»

Coronavirus, sciopero della fame al Cpr di Palazzo San Gervasio: «Non ci sentiamo protetti»

Il Cpr di Palazzo San Gervasio

PALAZZO SAN GERVASIO - Da una settimana i detenuti del Cpr di Palazzo San Gervasio rifiutano il cibo. Lo sciopero della fame è legata, spiegano mogli e compagne dei detenuti stranieri piazzati lì in attesa di sapere se saranno rimpatriati o se torneranno in libertà, all'emergenza coronavirus. Gli ospiti del Cpr non si sentono protetti. «Non viene data loro nessuna protezione contro il coronavirus», spiega la fidanzata di uno dei detenuti. Non solo: sembra che anche il cambio guardia avvenga in assenza delle giuste precauzioni (guanti e mascherina). Viene lamentata anche la scarsa assistenza medica: «Molti soffrono di varie patologie che non vengono in modo opportuno controllate e curate)». In più, spiega ancora la ragazza, «in presenza di dolori vengono somministrate medicine di cui non sanno nome ed effetti». Il problema delle condizioni igieniche era già stato denunciato in passato. Ma ora viene confermato: «Riscaldamenti assenti, acqua fredda, coperte già utilizzate e non disinfettate che hanno già provocato allergie ad alcuni di loro, i vestiti vengono consegnati raramente». Altro aspetto denunciato, e che se dovesse trovare riscontri sarebbe molto grave, «Non vengono permessi colloqui con i propri avvocati». E molti detenuti non si fidano degli avvocati d'ufficio. Come era già emerso, infine, continuano a stare lì senza poter fare alcuna attività: 24 ore su 24 in pochi metri. Il centro, stando alle denunce, continua a essere un posto inadeguato.

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