IL MATTINO
Le nuvole parlanti
28.04.2024 - 09:05
Come afferma Luca Dotti nella sua prefazione: «Ognuno ha la sua Audrey, per certi ha sempre vent’anni, per altri è in bianco e nero e per altri a colori, a volte è una principessa europea, una newyorchese alticcia o un’ambasciatrice dell’UNICEF. Qui la scoprirete diversa, di inchiostro e carta, in una dimensione molto più intima e non patinata, senza colonna sonora e con la voce che preferite voi. Spero sinceramente che la scoprirete vostra.»
Audrey Hepburn è il titolo della nuova graphic novel pubblicata da Becco Giallo Editore. Gli autori sono lo sceneggiatore Michele Botton e la giovane disegnatrice Dorilys Giacchetto, con la supervisione e la prefazione di Luca Dotti, figlio della celebre attrice. Un libro imperdibile per quanti di noi hanno amato e ammirato la Hepburn che fu grande attrice, icona di stile, ma anche ragazzina che ha vissuto la seconda guerra mondiale: una donna fragile, con un forte desiderio di maternità, con un amore immenso per i bambini che la porterà a diventare ambasciatrice dell’Unicef per sensibilizzare il mondo e aiutare i minori in difficoltà. Come afferma Luca Dotti nella sua prefazione: «Ognuno ha la sua Audrey, per certi ha sempre vent’anni, per altri è in bianco e nero e per altri a colori, a volte è una principessa europea, una newyorchese alticcia o un’ambasciatrice dell’UNICEF. Qui la scoprirete diversa, di inchiostro e carta, in una dimensione molto più intima e non patinata, senza colonna sonora e con la voce che preferite voi. Spero sinceramente che la scoprirete vostra.»
Un libro imperdibile che ci permetterà di conoscere meglio una donna iconica, il cui stile è ancora oggi ammiratissimo dalle tante fashion victim. Dorilys Giacchetto, che ha curato la parte grafica di "Audrey Hepburn", ce ne parla in questa intervista.
Dorilys, innanzitutto complimenti per la tua graphic che non vedo l’ora di leggere. Parliamo di un vero e proprio mito del cinema, un’icona di stile, una donna di straordinaria umanità.
Si, il lato più umano, il suo essere donna di famiglia è stato quello su cui abbiamo focalizzato l’attenzione. La Hepburn era una persona alla mano.
Come nasce il tuo amore per il fumetto?
Sin da piccola, da quando ho iniziato a leggere i primi fumetti dell’edicola di mio padre, a sette anni ho iniziato a voler provare a disegnarli. Piegavo a metà i fogli A4 e facevo dei libricini. Ho sempre fatto fumetti.
Che tipo di formazione hai avuto?
Ho fatto il liceo artistico a Venezia, poi la Scuola Comics di Padova.
Sei tra gli autori di Becco Giallo, una Casa Editrice sempre impegnata sui temi del sociale, prima della graphic su Audrey Hepburn hai realizzato “Storie di vittime innocenti di mafia”; ne volevo parlare un attimo
Si tratta di storie reali, di persone totalmente normali e totalmente esterne all'organizzazione mafiosa che sono state vittime di incidenti, attentati o magari scambi di persone li hanno portati alla morte. Il mio ruolo in questa in questa storia, a cura di Valeria Scafetta e Avviso Pubblico con la collaborazione di Giulia Migneco, è stato quello di realizzare i ritratti delle persone nei vari capitoli oltre alla copertina.
Sei molto giovane ma hai già raggiunto dei bei traguardi. Quando hai iniziato la scuola e quindi hai deciso di fare del fumetto una professione, inizialmente pensavi di dedicarti al fumetto seriale o diventare autrice di graphic?
Ero partita dall'idea di fare le graphic novel, volevo essere un’autrice completa. Andando avanti con con la scuola e tutto quanto, ho provato a pensare a progetti miei però mi sono presto resa conto che era più facile, oltre che fruttuoso, lavorare in collaborazione con sceneggiatori. Dopo la scuola, però, mi sono resa conto che le collaborazioni sono effettivamente molto utili anche per creare contatti, avere meno carico di lavoro. Magari inizialmente, almeno, meglio rivolgersi a uno che sa scrivere di professione. Diciamo che per il momento non mi sento ancora pronta o ad un livello tale da poter proporre storie mie.
La tua regione, il Veneto, è ricca di fumettisti importanti come Hugo Pratt, Romano Scarpa, Giorgio Cavazzano, Laura Scarpa, Stefano Tamiazzo e tanti altri… Quali erano i tuoi riferimenti stilistici quando ha iniziato?
Autori come come Stefano Turconi e Alessandro Barbucci sono stati i miei riferimenti principali, più che altro perché come stile si avvicinano di più a quello che vorrei raggiungere io come tipologia. Comunque li leggevo moltissimo e li leggo tuttora, sono tra i miei autori preferiti, quindi diciamo nel mio personale Olimpo dei fumettisti.
Quando disegni adoperi la matita oppure la tavoletta grafica?
Gli sketch a matita li riservo al tempo libero, per lavorare adesso sono arrivata a usare solo la tavoletta grafica. Ho fatto una transizione graduale, inizialmente quando avevo appena iniziato ad usarla facevo prima i disegni a matita e poi li ripassavo tramite la tavoletta grafica, adesso la uso per tutte le fasi del lavoro.
Come è nato questo libro su Audrey?
Tramite Michele Botton, lo sceneggiatore. Ci conosciamo tramite Scuola Comics di Padova, ai tempi si facevano delle collaborazioni tra i corsi di sceneggiatura e fumetto. Appena finita la scuola mi ha contattato per realizzare dei progetti, ma le prime cose che abbiamo proposto non hanno passato le selezioni degli editori e sono tutt’ora nel cassetto. Però ad un certo punto lui ha cominciato a pubblicare con Becco Giallo insieme ad un altro disegnatore, Pietro Sartori, da lì gli è venuta l'idea di realizzare una biografia a fumetti di Audrey Hepburn, essendo lui un fan, e mi ha chiesto di provare a disegnarlo. Sulle prime non ero convinta, non mi sembrava di avere lo stile adatto, cioè la Hepburn è un personaggio molto elegante, molto femminile e io all'epoca disegnavo molto in uno stile umoristico /cartoon, ma lui mi ha dato fiducia e poi abbiamo mandato il materiale a Becco Giallo e sono stati contenti. In seguito abbiamo contattato il figlio di Audrey perché volevamo il suo benestare. Gli abbiamo scritto e abbiamo iniziato anche questa collaborazione.
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